un ultimo carnevale

di Paolo Di Marco

30000 anni fa eravamo ancora liberi.
Sceglievamo la forma di rapporti sociali che più ci aggradava, in genere senza padroni nè sacerdoti nè stati.
Ma proprio la libertà ogni tanto portava anche a rinunciarvi e a proclamare re, per necessità del momento o costretti con la forza.
Questo ci racconta con Graeber l’antropologia moderna.
Ma ci racconta anche come dopo un poco i re facevano una brutta fine, e il ricordo veniva immortalato in una festa dai ruoli rovesciati: il Carnevale. Personaggi grotteschi e improbabili, nani, storpi, acromegalici sfilavano come re..e come tali venivano poi seppelliti, dando luogo al primo culto dei morti.
Di quei tempi e di quella libertà sembra persa anche la memoria.
Ma siamo anche squassati da sussulti periodici che in forme diverse cercano di ricordarci chi potremmo essere.
Nel frattempo l’impressione che abbiamo è che la famosa frase del 18 Brumaio debba venir coniugata diversamente: a la storia si ripete sempre due volte, la prima come tragedia, la seconda come farsa, dovremmo aggiungere: poi nella terza le due si mescolano e abbiamo un tragico carnevale.

La libertà di scegliere le forme di organizzazione sociale a un certo punto si è persa, lasciandoci incastrati in un mondo di molteplici servitù, ai padroni, al danaro, ai consumi, alle mode, alle gerarchie, alle fedi e ai loro pastori, e anche alle nostre stupidità non più tenute a freno da relazioni sociali ricche.
E i mostri hanno preso il potere in forma permanente.

Ma non solo sull’alto del carro, partecipano tutti:
cominciamo dal basso: la ‘eroica resistenza dell’esercito ucraino’:
“ Ad Ottobre del 2018 il capo procuratore militare ucraino Anatoly Matios riferì che l’Ucraina aveva perso 2.700 uomini nel Donbass: 891 per malattia, 318 per incidenti stradali, 177 per altri incidenti, 175 per avvelenamento (alcol, droghe), 172 per incauto maneggio delle armi, 101 per violazione delle norme di sicurezza, 228 per omicidio e 615 per suicidio.” (cortesia del generale Mini)
Sempre restando in Ucraina il presidente Zelensky, già comico e protagonista di una serie televisiva ‘il presidente onesto’ viene poi chiamato a recitare la stessa parte dal vivo dal proprietario della TV Kolomiosky, signore e padrone di Dnipro, centro della produzione di armamenti di tutta la ex Urss, nonché organizzatore del battaglione Azov e poi di un totale di 102000 mercenari neonazisti. (Come dice Claudio Vercelli almeno 20000 di questi sono volontari da tutto il mondo).
I tedeschi si trovano all’inizio spiazzati, anche perché al governo ci sono i pacifisti verdi e la ‘sinistra’ socialdemocratica; ma si riprendono subito e votano entusiasti l’aumento al 2% delle spese militari (cui la destra Merkel aveva resistito duramente per 10 anni) nonché la ricostituzione della grande Wehrmacht; gli italiani come al solito si accodano, e tutta la penisola rimbomba del suono degli elmetti che tutti si precipitano ad indossare, da Draghi al giornale unificato, dalle televisioni alle scuole dove le maestre raccontano ai bambini la favola del mostro Putin che vuole mangiare la dolce Ucraina che va aiutata con le nostre armi e i nostri maglioni di marca. Anche se c’è qualche guastafeste fuori dal coro, da un (ignorato dalla stampa) papa a Conte e Petrocelli; vittima non innocente anche l’ultimo giornale a vocazione internazionale in Italia, il Manifesto, suicidatosi in un bidè privo di informazioni e analisi ma pieno di buoni sentimenti. Ma non soddisfatti gli eurobeoti hanno ripreso le buone vecchie abitudini, e con chiaro rimpianto dei fasti ardenti del ’33 hanno messo al bando gli artisti russi vivi e morti.


La carta sopra dice chiaramente il perché dell’invasione russa. Non dice quello che ci spiega il generale Mini (sventurato il paese che ha bisogno di generali..per capire) sul carattere di offensiva a obiettivi limitati dell’attacco russo: togliere di mezzo i corpi paramilitari, riprendersi le zone russofone, avere il resto del paese fuori dalla Nato e neutrale.
Mentre il NYTimes fa la stessa analisi preliminare, e conferma quello che l’evidenza già ci mostra, sul seguito fa invece illazioni, parlando di impero russo e sue mire espansionistiche. Siccome anche Limes usa termini analoghi, va chiarito che la cosa è semplicemente non vera: sia rispetto al vecchio imperialismo delle colonie, che è conquista, schiavismo ed estrazione di risorse; sia rispetto all’imperialismo moderno, strettamente legato al capitale finanziario da un lato, all’espansione del modo di produzione dall’altro onde generare un mercato esterno. La Russia di oggi non c’entra con alcuno dei due modi: chiamare impero il tentativo di recuperare rapporti economici (e talvolta di alleanza) coi vecchi pezzi dell’URSS è volutamente fuorviante, e serve solo a giustificare il giochino americano del ‘o con noi o con loro’. Che a sua volta è una pezza colorata sopra un’espansione smisurata del mercato degli armamenti da loro controllato e sopra un blocco commerciale del dollaro che non vuole scalfitture (e la morte dell’Europa in questa circostanza lo dimostra a posteriori).
Che siamo in pieno Carnevale lo mostra ancora il fatto che il presidente più stupido della storia americana, che ha inaugurato la presidenza dichiarando guerra ideologica e commerciale alla Cina, spinga sull’acceleratore dell’espansione a Est della Nato e forzi la mano contro Putin con toni da bullo di periferia, e contemporaneamente proclami nuove sanzioni contro la Cina per motivi ‘umanitari democratici’. Gli americani l’hanno eletto per avere un po’ di tranquillità dopo Trump e si trovano uno assai più pericoloso.
Questa cosa delle sanzioni merita qualche cenno: dato che uno stato può dare le multe solo ai propri cittadini, il fatto che quello più grosso le imponga ad altri non si basa su alcun elemento di diritto (già se lo fa l’ONU sono dubbie), ma ha la stessa valenza dei giochi fra bambini dove gli amici hanno dei privilegi, gli altri sono solo oggetto di scherno e vessazione. E questo conferma ancora lo stato carnascialesco della politica internazionale.
Quello che fa un po’ specie è non solo la generale ipocrisia al proposito, ma che personaggi ‘di sinistra’ e ‘intellettuali’ -tutto con le dovute virgolette dell’autodefinizione o in certi casi di un’eredità passata ma sepolta- si mettano in tutù facendo improbabili piroette per dimenticare chi è stato ad invadere con pretesti risibili l’Iraq colle sue centinaia di migliaia di vite, la Libia, la Siria; o a bombardare con uranio spento la Serbia per motivi ‘umanitari’. E si scoprono novelle vestali a fianco di un popolo ucraino di cui conoscono solo le notizie di Radio Europa Libera (grazie alla Ursula c’è la censura ufficiale su Russia today e altre ‘fake news’ per antonomasia), spedendo armi che arrivano alle milizie neonaziste che in Ucraina si addestrano per i giochi futuri.
Perché sono illuminanti le opinioni di Canfora, Mini, Rovelli e invece pietose quelli di Sofri e del Manifesto? Per un semplice fatto: le prime sono ragionamenti accompagnati da dati e analisi, le seconde belati dal sen fuggiti, che evitano -volutamente- di vedere il quadro generale, che parlano del cattivo Putin e del terrore della bomba e ‘dimenticano’ il ruolo della Nato e degli USA.
Chi parla del pericolo della bomba dovrebbe sempre ricordare chi è stato il solo paese a buttarle su civili inermi. Dovrebbe ricordare chi è uscito unilateralmente dai trattati di controllo delle armi nucleari. Chi si divertiva in Iraq, quando i soldati di Saddam fuggivano nel deserto buttando via le armi, a fargli detonare sopra la testa – a mezza altezza – quelle bombe a largo raggio che esplodendo succhiavano via l’aria da polmoni, e a filmarne orgogliosi l’agonia disperata.
Il bello di questo carnevale è che per gli americani la guerra è ormai un videogioco: droni comandati a distanza che colpiscono da migliaia di km dalla propria poltrona, aerei che colpiscono in Medio Oriente su ordini di commandos senza scrupoli, come la Task Force 9, senza andare troppo per il sottile sulle perdite civili (centinaia e potenzialmente decine di migliaia..).
E intento il pianeta va diritto sulla strada dell’inferno..quello vero, fatto di fiamme e di caldo insopportabile.
Che il risultato netto della guerra sia l’oblio della questione climatica, il ritorno alla grande alle fonte fossili più inquinanti, il dirottamento dei fondi sulle armi e via dalla transizione energetica fa venire qualche sospetto.
E siccome il vecchio complesso militare industriale di cui parlava già Eisenhower è fondato sul binomio armamenti-petrolio i sospetti aumentano. È un binomio che quando sembra messo nell’angolo o in sordina dall’industria soft, da Silicon Valley, dai consumi di massa..all’improvviso rispunta fuori alla grande: facendo fuori Kennedy e mettendo al suo posto il petroliere Lyndon Johnson (che aumenta a dismisura le spese militari in Vietnam); buttando giù le Torri gemelle per creare una nuova Pearl Harbour che permetta di riaprire le strade del petrolio caucasico (col corollario della guerra in Afghanistan e poi Medio Oriente).
Se Biden, ribadiamolo, è troppo stupido per essere espressione di qualcosa (nè ha come Bush il suo Dick Cheney), però in una fase di profonda impopolarità che si prevede costerà ai democratici Camera e Senato (è il meno amato degli ultimi 100 anni) la pressione del binomio fossile si rivela irresistibile. Anche perché non è una questione di scelte individuali: pensare che i burloni come Boris Johnson, i venditori di lavatrici come Macron e lo stesso Biden facciano qualcosa di più che ballare e saltare sul palco sarebbe assai ingenuo. È anche vero come dice ancora un generale (Antonio Li Gobbi, già direttore delle operazioni presso lo Stato Maggiore Internazionale della Nato) che c’è una strategia generale contro il Nemico cinese di cui questa guerra è diventato un elemento, combattuta per ora sul piano commerciale (la lotta al 5G di Huawey è stata esemplare): ma i due elementi si mescolano in modo per ora caotico, producendo fosforescenze assai fosche.
Ma la parte più affascinante è questa guerra in diretta, che è diventato un reality dove gli ucraini lanciano le battute, gli euroamericani le rilanciano e la macchina della propaganda (che una volta si chiamava stampa, ma collaborano tutti, anche l’ONU) le amplifica e propone come verità: come ci racconta una inviata non embedded, Benedetta Piola Caselli, Tutto quello che ci raccontano per farci lacrimare è esagerato o falso: i 4 milioni di profughi non esistono (al massimo un decimo, ma in parte che tornano a casa), la vita quotidiana nelle città è normale, e gli orrori della guerra sono limitati ai combattenti professionisti dell’esercito e delle brigate mercenarie neonaziste, fatta salva la miseria della popolazione nelle città assediate come Mariupol. Anche i morti civili sono per lo più morti comuni o gli scudi civili della Azov. “ i media occidentali sono più realisti del re, perché non solo prendono per oro colato la propaganda bellica anche quando è palesemente ridicola, ma addirittura la superano. L’esempio delle storie delle mamme con il cuore spezzato per i figli diciottenni al fronte è una balla tutta italiana, perché gli ucraini sanno benissimo che stanno combattendo sono soldati professionisti e volontari; oppure la scemenza della nonnina che ammazza otto russi con la torta allo zinco, che era una traduzione sbagliata; o quella del volontario senza gambe…si potrebbe continuare per chissà quanto. Anche le coreografie con giubbetti antiproiettile, elmetti, sacchetti di sabbia e cavalli di frisia da zone tranquillissime, sono una buffonata tutta straniera, e non passerebbe mai fra gli ucraini che sanno benissimo dove si combatte e dove no. Ho scattato varie foto di reporter agghindati di tutto punto che descrivevano la “zona di guerra”, mentre erano di fronte a me che prendevo caffè e torta di fragole seduta al bar, con i ragazzini che mi giocavano a pallone a dieci metri.“.

Bellissimo poi lo scherzo dei nostri pacifisti e spesso ‘sinistri’ che inviano armi alle brigate neonaziste che si stanno allenando sul terreno.

Tutto questo ci procura un feroce e doloroso senso di smarrimento, chè nessuno poteva immaginare di vivere in un mondo orwelliano dove la realtà è finzione, la libertà il suo opposto (ahi la cosiddetta sinistra che continua a dimenticare quello che diceva Marx al proposito…), e tutti ci credono, compreso quelli che facevano finta.
Se e quando questo Carnevale finirà una vittima certa emergerà: il nostro pianeta e con esso quello che resta della nostra umanità.
________________________________________________

Le analisi citate dei generali e dei reporter indipendenti si trovano su Sinistrainrete

 

7 pensieri su “un ultimo carnevale

  1. a parte il sentirmi meno scettica sulle notizie riguardanti le stragi e le distruzioni in corso in Ucraina, a parte la denuncia piu’ decisa dell’atto di invasione da parte dell’esercito di Putin, l’ultima certo che la Storia ci riporta, e, in quanto guerra, terribile per la concatenazione di orrori che scatena, senza distinzione di fronti…concordo sulllo spettacolo carnevalesco, da danza macabra con relativo bagno di sangue! Demoni e demonietti, servi prostrati, regie nascoste scatenate per la difesa di potere ed interessi, non ultimo il petrolio, giusto per bruciare tutti all’inferno, altro che riconversione ecologica…Il rinfocolare l’odio e le paure è presente in molti discorsi riportati dai mas media e dai capi, quelli di Zelensky che parla di “Guerra totale” (la bambina con il fucile e il lecca lecca…), di un mondo che deve prepararsi “alla minaccia nucleare”…Non c’è alcuna intenzione di far cessare il conflitto, anzi con la propaganda della paura si incita alla guerra preventiva per “difendersi sino alla vittoria” (?). Un linguaggio da criminale fuori di testa che pero’ raggiunge lo scopo . LORO poi, alla malparata, fuggiranno su Marte

  2. Da “Il giorno della civetta” di Leonardo Sciascia. Dialogo fra don Mariano Arena e il capitano Bellodi:
    «Io ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l’umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà… Pochissimi gli uomini; i mezz’uomini pochi, ché mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini… E invece no, scende ancor più giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi…E ancora più giù: i pigliainculo, che vanno diventando un esercito… E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, ché la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre… Lei, anche se mi inchioderà su queste carte come un Cristo, lei è un uomo…»

    Perché faccio precedere il mio commento da questa citazione? Perché in questi giorni stavo meditando seriamente a come porre fine ad una vita che non ha più i connotati per essere definita tale: dove la ragione si è trasformata in capziosità dimostrativa, in partigianeria, dove i sentimenti e le emozioni non appartengono più a soggetti padroni della loro mente, del loro ‘animus’, ma il tutto è pilotato, stimolato da scene d’effetto, molte delle quali all’uopo costruite. Né più né meno di come accadeva nel film “The Truman show” (1998, Peter Weil). Sto assistendo ad una rivoluzione copernicana tale per cui si è passati dal concetto della “realtà come rappresentazione” (A. Schopenhauer) a quello della “rappresentazione come realtà”, il virtuale è reale. Il concreto, il ‘materico’ hanno preso il sopravvento: la materialità di corpi, belli, prestanti, sani o, se infermi o danneggiati, comunque ‘telegenici’ (devono ‘bucare’ lo schermo): questa è la cifra del vivere di oggi. La propaganda pandemica, con il bollettino quotidiano del suo percorso, ha completato un quadro dove la quantità azzera la qualità: quanti infettati, quanti morti, quanto il rapporto R con t. Solo corpi, dati. E chi ci stava dentro in quei corpi? Ecchissenefrega! Sulla mancata zona ‘rossa’ di Alzano e Nembro (che avrebbe potuto salvare molte vite), il giorno 12 Aprile 2022 il Consiglio di Stato, richiamandosi al Segreto Militare (in merito all’invio e successivo ritiro di militari nella zona), non solo ha chiuso ogni tentativo di indagine su quanto accaduto in quei tremendi giorni ma, ciliegina sulla torta, onde sventare eventuali incriminazioni per negligenza ha ribadito che comunque si trattò di una “scelta politica” e le scelte politiche sono insindacabili.
    Altro che l’alienazione dei Moravia o degli Antonioni! E nemmeno l’alienazione uomo-macchina! Qui è accaduto di peggio e non riesco a comprendere dove e come si sia verificato questo punto di rottura! Il ‘belato’ miope di coloro che non riescono ad uscire dal recinto e “che evitano -volutamente- di vedere il quadro generale, che parlano del cattivo Putin e del terrore della bomba e ‘dimenticano’ il ruolo della Nato e degli USA”, (P. Di Marco) mi sconvolge.

    Comunque, se non è facile vivere in queste condizioni, non è nemmeno facile ‘morire’ dignitosamente, a meno che non si abbia, come è accaduto per Lucio Magri, una certa disponibilità economica per procedere ad un suicidio assistito.

    Rimane dunque l’attesa, non semplice, ma adesso sostenuta dalla speranza che ci sia ancora un qualche ‘uomo’ – come intuisco dall’intervento di Paolo Di Marco – in grado di far funzionare il pensiero e non portarlo all’ammasso. Questo non significa che su quanto da lui scritto non abbia riscontrato impostazioni di base diverse: non cerco la ‘coincidenza del pensiero’ ma la duttilità dello stesso. Che sia capace di ricordare, di fare connessioni, di fare ipotesi di futuro, di dare spazio al dubbio foriero di ogni evoluzione, ma, soprattutto, di non essere incastrato da ideologie (anche se un po’ lo siamo tutti, basta riconoscerle!).

    Quindi, grazie a Di Marco che mi ha tirato fuori da un pantano (non gli dico “santo subito”, la strada è lunga!) e spero di leggerlo ancora.

    Rita Simonitto

  3. Grazie Rita, ma resta con noi, chè la capacità di indignarsi è merce rara e preziosa; e richede anche echi e conferme.
    Ma sono anche stupito dalla quantità di persone che ritenevo nel pieno possesso delle capacità mentali, in accordo o disaccordo che fossero, trangugiar panzane con voracità pantagruelica ed emettere poi suoni dittonghi e aforismi indistinguibili dalle sempre pantagrueliche flatulenze; tanto che per un istante ho pensato che avevano forse ragione quei novax estremi che sospettavano la presenza nei vaccini di chip di controllo mentale.
    Ma sicuramente quello che vediamo viene da lontano: echeggiato nel famoso ‘piano di rinascita’ di gelliana memoria, portato avanti coi meccanismi di selezione delle notizie già ben descritti da Chomsky alla fine del secolo, oggi realizzato in un controllo totale (pressapoco) dell’informazione che ha un fulcro sospetto in quegli eredi Fiat che in Italia non hanno più interessi economici eppure han comprato tanti giornali…
    Ma conviene uscire da questo livello per tornare a quello che sta succedendo veramente: e qui cito un vecchio amico che nello scrivermi il suo accordo fa notare che spesso la stupidità umana produce eterogenesi dei fini (in termini più volgari lo sciocco che solleva il ceppo e se lo dà sui piedi), e in questa fase gli emirati arabi sembrano accordarsi con Cina e Russia per sostituire i petrodollari con un paniere di monete diverse. Se finisse così sarebbe un bel colpo per l’impero americano: ricordiamo che una delle ragioni dell’invasione dell’Iraq nelm2001 è stato il suo accordo del 2000 con l’Europa per pagare il petrolio in euro. E allora si può sospettare che il fantasma cui Biden stringeva la mano sul palco lui lo vedesse veramente….

  4. Gentile Paolo, senza dubbio mi danno sollievo le sue parole, ma quando utilizza quel ‘noi’ precipito nuovamente nell’ambascia. Perché quello sparuto ‘noi’ rischia di sparire di fronte alla pletora di masse acritiche e acefale (perchè è questa la prerogativa delle masse!) a seguito della decisione (ancora non messa nero su bianco ma già verbalizzata da Draghi) di escludere tennisti russi e bielorussi dal tabellone degli Internazionali Bnl d’Italia, lo storico torneo che si aprirà il 2 maggio in un Foro Italico colorato di giallo e di azzurro in segno di solidarietà al popolo ucraino.
    A quando l’abolizione dell’insegnamento della lingua e cultura russa negli Atenei (così come il governo ucraino dopo il 2014 ha fatto nelle scuole del Donbass sostituendo la lingua russa e le feste russe con quelle ucraine)? A quando le liste di proscrizione da cui uno si può riscattare soltanto abiurando il suo essere russo? Da quale aldilà, Shylock, stai gridando per l’abiura alla quale sei stato costretto dai ‘nobili gentili’ e da coloro che li sostenevano? A quando una riedizione del maccartismo con la complicità della ‘ggente’ – ormai già plasmata all’uopo dalla folle gestione pandemica – a denunciare il vicino filorusso e interdirlo alla vita pubblica? A quando? Non ci vorrà molto, temo.
    Al seguito della bandiera che esaltava le masse (o, nel migliore dei casi, la cosiddetta ‘classe’) si è tradita l’individualità (dotata di un proprio pensiero critico supportato dalla ragione) poiché negativamente etichettata come bieco individualismo (mero perseguimento degli interessi personali). L’individuo invece concorre di necessità verso un noi dialogante, l’individualista invece no.
    A chiudere, una riflessione. Già nel novembre 2021 Putin aveva proposto un tavolo di trattative per definire la gestione dei confini della Russia onde proteggerli da eventuali espansioni NATO attraverso l’Ucraina. Gli fu risposto picche, anzi, in Ucraina ci furono tre importanti esercitazioni NATO con dotazione di nuove armi e contingenti di esperti militari. Putin lanciò un altro avvertimento e poi è caduto nella trappola sbagliando clamorosamente nel passare all’azione. Ovviamente deprecabile sotto ogni profilo: umano ed etico (innanzitutto), politico (ha creato tensioni interne senza essere in grado di gestirle) e strategico (perché le ‘solidarietà internazionali’ che incontra – e ben vengano – sono comunque ‘pelose’ e acutizzano ancor più le tensioni per trovare nuovi assestamenti (multipolari?), ma comunque agiti sempre tenendo conto degli interessi dell’alto e non del basso. So che “va da sé”: sono adulta, vaccinata (tre dosi più anti influenzale) e “ho fatto il militare a Cuneo”!). Ma mi secca egualmente!
    La mia domanda è questa. Quando mai gli Stati Uniti, attraverso lo strumento della NATO, avrebbero avuto l’opportunità di ammassare ai confini tra Ucraina e Russia un apparato bellico di così ingente portata e sovvenzionare economicamente tutto quello sforzo militare se questo fosse avvenuto a ‘cielo aperto’ e non invece dietro il pretesto di aiutare un popolo aggredito a difendersi? Sarebbero stati accusati di invasione imperialista, di mettere in ginocchio una Europa ormai disgregata solo per perseguire il riassestamento del loro sistema economico-politico ormai al collasso, di darsi lustro come potenza mondiale! Invece con questo avallo, Zelenskyj compiacente, non solo hanno perseguito il loro scopo (costringendo l’UE a procedere con sanzioni che danneggiano in realtà soltanto l’Europa – l’America è ben lontana! -), ma hanno ottenuto anche il plauso! Le popolazioni ucraine e russe (e anche quelle europee), sbigottite e disorientate diventano facile preda di slogan. E pagano. In vite umane, in progetti bruciati: deprivate dal passato attraverso la cancel culture non hanno più futuro!
    Non è forse sospetto il continuo chiedere armi, armi, armi da parte di Zelenskyj mentre ciò di cui avrebbe bisogno il suo popolo sarebbe ben altro? Quell’altro che lui – durante la sua presidenza filoeuropeista, dopo le sue elezioni (?) nel 2019 – non ha dato? Inflazione alle stelle, povertà e disoccupazione, aumento degli oligarchi – sì perché quelli non ci sono solo in Russia – e servizi sanitari al collasso, vedi vaccinazione anti Covid al 34%.
    Un’ultima noticina, così, tanto per gradire. Quando io accorro per salvare qualcuno da una aggressione, non mi installo poi a casa sua dietro il pretesto che chissà, forse, ha ancora bisogno di protezione e nemmeno incomincio a dettare legge su ciò che il salvato dovrebbe fare o non fare. Altrimenti che salvataggio è? Ucraina, svegliati! Italia docet! O forse no. Ognuno ‘sceglie’ i suoi carcerieri millantandosi di fare la scelta giusta.

  5. Ringrazio Paolo Di Marco per questo video che, pur sollecitandomi una profonda angoscia, impotenza e anche bellicosità nei confronti di coloro che vogliono salvare il loro status di non-pensanti – e quindi si alleano con chi gli garantisce una ‘mangiatoia’ – mi ha permesso di mettere assieme dei dati che avevo come ‘notizie’ ma di cui non disponevo il supporto documentale, quel famoso “nero su bianco” che fa capire meglio i disegni dietro le quinte.

Rispondi a paolo di marco Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *