Collage da FB del 21 luglio 2022

dalle ore  7, 15 alle ore 18,52

a cura di Ennio Abate

il primo gesto politico che dovrebbe fare oggi enrico letta è stracciare queste ridicole primarie in sicilia con i cinquestelle per scegliere un candidato comune alle elezioni regionali. un errore fino a ieri, un orrore oggi. sarebbe forse più giusto ancora che letta si dimettesse – la sua segreteria segnata dal “campo largo” all’inseguimento di giuseppe conte è stata disastrosa. e non è esente da colpe, in nome di questo patto rovinoso, nella caduta del governo draghi.

tu che speravi che draghi cadesse. assumitene le responsabilità, almeno: per essere contro “l’uomo delle banche”, consegni il paese a salvini. che così difenderà le ragioni sociali

L’invasione degli economisti che come una metastasi hanno occupato tutti i gangli della vita civile: e del resto non poteva essere così, se nel mondo l’unica cosa che conta è che il panetto di burro non cresca di prezzo dello 0,1% all’anno gli economisti sono gli unici depositari degli Arcana Mundi in grado di decifrare la Vita e l’Universo. Dopo trenta anni di questo andazzo, il paese è completamente annichilito, demolito, distrutto, devastato. Un cumulo di macerie fumanti creato da questi sapienti del Mondo Nuovo, da questi rabdomanti dello spread, da questi sacerdoti del moltiplicatore keynesiano, da questi alchimisti della partita doppia.

Vorrei chiedere al sindaco Gualtieri – che ha detto pochi giorni fa: «in due anni trasformerò Roma in una città pulita e vivibile come un borgo del Trentino» – quando intende iniziare a far rimuovere i detriti dell’ultimo incendio al Parco archeologico di Centocelle: l’olezzo molto trentino, in queste calde mattine d’estate al borgo, sale aulentissimo e arriva fino ai Castelli Romani.

Poi una volta capito che il governo non aveva più la maggioranza in Parlamento, s’è annunciato che lo spread stava già salendo, che s’era trattato di una «tragica scelta» (Di Maio) e addirittura che eravamo in presenza d’un «Parlamento contro l’Italia». Questa mattina sulla prima pagina della «Stampa» campeggia un inequivocabile titolone: «Vergogna».
La profezia inizia a compiersi: la crisi derivata da una guerra che interessa gli Usa ma non l’Europa sta generando crisi politiche in tutti i paesi. Ci sono poche figure che rappresentano più di Draghi l’establishment del potere europeo. Ma questo non annulla la politica. E in Italia c’è ancora politica, anche se purtroppo non c’è una presenza di una sinistra parlamentare come a molti di noi piacerebbe

Il PD come Staatspartei. O (magari!) come la vecchia DC.

La repressione in Italia ovviamente non è paragonabile a quello che succede in Russia, ma gli arresti dei Si Cobas sono molto preoccupanti. Non oso pensare cosa succederebbe con un governo nero verde

L’8% dell’inflazione segnalato dall’ISTAT (si tratta del valore più alto dal 1986) è il risultato dell’aumento dei prezzi dell’energia causato dalle riduzioni russe e dalla speculazione, contemporaneamente, sulle materie prime. Si sta propagando agli alimenti e, in misura più contenuta, ai servizi. E aumenta le differenze di classe: la spesa delle famiglie meno abbienti è passata dal + 8,3% del primo trimestre al +9,8% del secondo trimestre 2022, mentre per quelle più abbienti dal +4,9% al +6,1%. I più colpiti sono i minori poveri, ci dice Save The Children. Qui le ragioni basilari di chi chiede da due anni l’estensione del “reddito di cittadinanza”: ma senza risposta. Del tema, infatti, Draghi non ha mai voluto sentir parlare.

ho espresso pubblicamente dure critiche al governo Draghi, ma ascoltando per ore e ore i vari interventi al Senato dei critici di Draghi, son costretto a dire che, scomparso il governo Draghi, faremmo il tragico salto dalla padella alla brace.

Elezioni: Unione Popolare si sbrighi a nascere e, se ci sarà questo spazio, sostenga Conte. Non bisogna lasciarsi terrorizzare e ricattare da chi dice che vince Meloni. Al tempo stesso, però, bisognerebbe attrezzarsi per evitare che vinca davvero, organizzandosi e ricominciando a fare politica.
 Draghi per conto mio è stato un pessimo governante, non ha risolto un solo problema, ha azzerato la democrazia, ha abbracciato una posizione guerrafondaia che mi fa venire i brividi. D’altra parte chi l’ha affondato non è migliore di lui
The Italian leader....was a key architect of the tough sanctions against Russian president Putin". Si tratta di una battuta d'arresto, scrive il Financial Times", per l'alleanza occidentale contro Mosca.

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23 pensieri su “Collage da FB del 21 luglio 2022

  1. Il penultimo commento è quello che meglio fotografa la situazione: il Paese è in mano agli speculatori (in questo caso quelli manovrati dalle élite finanziarie occidentali) , svenduto da un popolo in maggioranza di servi, che si sentono furbi proprio perché servi, con una classe politica alternativa inesistente e per creare la quale ci vorrebbe più o meno una generazione.
    A fronte di questo sfascio, pochi progetti alternativi che vanno avanti ciascuno per conto proprio e nella stragrande maggioranza a piccolissima scala. Si dovevano impiantare nei decenni scorsi; ma forse pure gli “alternativi nostrani” preferiscono sentirsi furbi, più che intelligenti.
    Auguri, Italia; l’unica consolazione è che il suo popolo ha quello che si merita.

  2. Accostamento. Riferibile soprattutto alla ultima frase di Rizzi…

    SEGNALAZIONE

    Lidia Campagnano
    https://www.facebook.com/lidia.campagnano/posts/pfbid0NfEByyvb6ZmEWmZbNhEP1Le7tJ2zcbvfYzx1aJD86cJ231biiMkF9Jm8X8HLqhLJl

    Una delle caratteristiche (o delle patologie?) della vecchiaia è l’acida ironia politico-morale che si riversa su qualunque espressione di vaga fiducia (non dico speranza) o anche solo di desiderio di qualcosa di decente all’orizzonte. Il vecchio o la vecchia, specie se di sinistra, vede il timido germoglio anche da lontano e ci si precipita sopra con gli scarponi di chi la sa lunga. Psicologicamente questo impulso è comprensibile. si tratta di invidia e di senso di esclusione nei confronti di ogni eventuale o ipotetica festa futura. FB potenzia questo inconfessabile impulso, legittimando chiunque a credersi distaccato politico e impeccabile moralista. Ma date retta a questa vecchietta: quando vi pigliano questi attacchi non scrivete, perché non è di politica che volete parlare, è della vostra età, e il tema merita più delicatezza.

    1. Non cominciamo a insultare: non sono né vecchio, né “di sinistra”…

      Venendo al punto, mi pare che siamo in democrazia, dunque il punto è semplicemente che la maggioranza degli ha scelto persone simili a loro per indole e comportamento; o almeno alle quali volevano / si illudevano di assomigliare. E’ lo sfascio che provoca quella che chiamo “democrazia identificativa”; ma quello che più conta è che tali parlamentari hanno agito per mandato dei loro elettori e quindi è inutile che i suddetti elettori accusino a destra e a manca: chi è causa del suo mal pianga se stesso.

      Successivamente provi a svegliarsi e a prendersi le sue responsabilità; o, in alternativa, si fotta.

  3. Scrive Lidia Campagnano: “Ma date retta a questa vecchietta: quando vi pigliano questi attacchi non scrivete, perché non è di politica che volete parlare, è della vostra età, e il tema merita più delicatezza.”

    Ma nemmeno buttarla sul ‘personale’ è politica; sarebbe politica invece entrare nel merito degli argomenti.

    Quanto a me, sono indignata. Ma la mia indignazione è lontana mille miglia da quella profusa ‘a comando’, come quel “Vergogna” che campeggia nella prima pagina di un quotidiano mainstream!
    Sono indignata per l’infantilizzazione in cui è stato trascinato questo Paese attraverso il colpevole abbandono della centralità della formazione scolastica e lo svilimento di una cultura di ampio respiro. Un condizionamento che andava più nella direzione di una ‘produttività di mercato’ piuttosto che affiancarsi anche ad una crescita personale: troppo dispendioso e rischioso. In contemporanea l’allargamento del pensiero unico ha dettato la via da seguire eliminando ogni pensiero critico.

    Gli organi di informazione non sono più al servizio del cittadino bensì a quello della ‘tribù’ dominante, impegnata, come avviene nelle tribù, nel gestire le faide interne e assicurarsi il potere contro l’attacco di eventuali cambiamenti provenienti dall’esterno. Il modello utilizzato è quello arcaico: il Bene contro il Male. Le investiture inoltre hanno sempre una connotazione ‘divina’, salvifica’; i superlativi e gli assoluti (“come lui nessuno mai”) abbondano fino alla nausea. Il cittadino (soprattutto in Italia, perché negli altri Paesi non è così), oltre ad essere travolto da questo tam-tam, non è in grado di attivare la memoria, fare connessioni, e soprattutto viene mantenuto nel terrore dell’avvento dell’uomo nero qualora si osasse uscire dalla ‘retta’ via! [Ne abbiamo il plastico esempio nella campagna elettorale di oggi quando il programma del PD di Letta è raccogliere il maggior numero di alleati possibile – quindi nessun programma per rispondere ai bisogni del Paese se non una ‘vuota’ Agenda Draghi – al fine di sconfiggere il pericolo del Ur-fascism delle destre]. Ribadisco: per governare bene un Paese ci vuole un programma e non un nemico da abbattere!

    Tutto quello che viene fatto dalla figura accreditata dall’establishment non è suscettibile di critica (tutt’al più le critiche vengono dal basso quando si oltrepassano certi limiti di decenza ma poi, stranamente, rientrano). Lo abbiamo visto con i Governi 1 e 2 di Conte. Da Zingaretti a Letta e Boccia era stato elogiato, oggi ne prendono le distanze. Le persone infide non perdono mai il vizio: ne tenga conto Giancarlo Giorgetti, fino all’altro ieri visto come la ‘sana alternativa’ a Salvini, e tutti a profondersi in salamelecchi con finalità divisive all’interno della Lega, mentre oggi, che ha preso le sue decisioni in conformità col suo partito in merito al ricatto delle dimissioni di Draghi, è stato subito qualificato come un “cacasotto”! Dicevo: Conte da “grande federatore” – quando questo tornava comodo al PD per mantenersi al governo al punto da dichiarare, al tempo della crisi del “Conte 2”: “o Conte o morte” (e poi venne il ‘salvatore’ Draghi!), a uomo senza qualità e ‘draghicida”.

    Come accusato di ‘draghicidio” è Salvini il quale, secondo la vulgata mainstream, ha voluto far saltare il governo per suoi fini personali, come ottenere il consenso dei Taxisti! Il PD (e M5S) fanno finta di dimenticarsi quanto hanno tenuto in ostaggio il Parlamento con le loro proposte divisive in merito allo ius scholae e la liberalizzazione della cannabis invece di affrontare, come chiedeva la destra, la drammaticità economica che sta facendo collassare il Paese!
    Quando Draghi, inopinatamente, ha fatto l’uscita: “Non ci potrà essere un governo senza M5S”, ha dato un assist formidabile al Movimento il quale ha alzato l’asticella. Ma, nonostante l’impennata dei 5 Stelle sul Decreto Aiuti perché ‘imponeva’ il termovalorizzatore, a Draghi non era mancata la fiducia della maggioranza e tutto poteva rientrare. Però lui ha dato le dimissioni lo stesso! E a pochi mesi dalla scadenza naturale della legislatura. Perché non c’era la volontà politica di farlo. Infatti dov’è quel “Whatever it takes” (“costi quello che costi”) che Draghi strombazzò al momento del suo incarico? Andava bene quando si trattava di fare debito ma adesso lui ‘non ci vuole perdere la faccia’… che se la smazzino coloro che verranno dopo! Fare debito è facile (con Draghi il debito pubblico si è alzato a dismisura), ma poi bisogna impostare un piano per pagarlo ovvero investire massimamente sulla parte produttiva e non esclusivamente sull’assistenzialismo! Se mi presento ben vestito dal macellaio chiedendo credito e millantando un programma che mi permetterà di saldarlo, in un primo tempo tutto può filare ma poi c’è la resa dei conti! Fuor di metafora, a parte le fumosità del PNRR che non hanno avuto seguito a causa di intoppi burocratici, beghe politiche da parte di una componente della maggioranza ostile alle trasformazioni, si è rimasti al palo. E, Draghi o non Draghi, mentre le potenze nazionali Germania e Francia continuano a fare i loro interessi, i falchi del Nord diventano sempre più intransigenti.
    Ma veniamo ai fatti.
    La destra non ha mai sfiduciato Draghi se non quando, in modo provocatorio, lui si è presentato al Senato con la ‘risoluzione Casini’ (passato alle ‘sinistre’) e dopo aver avuto contatti con Letta e rifiutandosi, al fine di continuare la legislatura, di considerare le richieste della Lega, ovvero rimuovere due ministri esiziali, Lamorgese e Speranza, e riconsiderare le esigenze immediate del Paese in piena crisi strutturale. La provocatorietà della sua affermazione “sono qui perché mi vogliono gli italiani (quelli degli appelli?!)”, se ha mandato in visibilio i bisognosi di rassicurazioni (ma de che?) ha fatto storia nei termini di un populismo elementare, becero, terra terra. Ma l’Eletto se lo può permettere e non viene nemmeno criticato, anzi, è un segnale di grande nobiltà. Mentre quando Salvini replica “faremo ciò che serve agli italiani”, per la Fornero questa diventa una frase vacua!
    Sul discorso al Senato, nessuno ha sottolineato a Draghi di essere di parte (PD) quando ha sventagliato impropriamente le accuse in una sola direzione, verso la destra come ostacolo al buon funzionamento parlamentare dimenticando che Salvini ha perso addirittura consensi per essersi rammollito al fine di mantenere in piedi il governo delle larghe intese! E nessuno ha accusato il PdC di voler prendere i pieni poteri “Adesso basta, si fa come dico io”. Solo Salvini fu accusato di questo autoritarismo quando al Papeete LAMENTO’ la difficoltà a lavorare con i 5S, il partito del ‘NO’ (né più né meno di quello che è successo in questi ultimi anni di legislatura), per cui AVREBBE DESIDERATO poter prendere una decisione e portarla avanti senza ostacoli all’interno dell’alleanza di governo. Lo disse in spiaggia e non in Parlamento così come ha fatto Draghi! Ma ciò non fu letto come una giusta protesta per un illegittimo impedimento, ma passò alla storia come la richiesta di chiedere i pieni poteri. Ma secondo il criterio dei due pesi e due misure, tutto ciò che dice Salvini è indice di negatività. Tutto ciò che va storto è imputabile a lui. Strano che non l’abbiano ancora accusato di questa estate torrida!
    Il motivo conduttore comune a tutti gli elogi di Draghi, sia in Italia che all’estero, ha a che vedere con la sua immagine di autorevolezza e garanzia: rendere l’Italia presentabile al mondo e, soprattutto, affidabile. Con Draghi, l’Italia poteva accedere ai salotti buoni (anche se dalla porta di servizio, come sempre. Così è stato con l’ingresso dell’Italia nell’Unione Europea, ingresso pagato lacrime e sangue nonostante lo strombazzamento che l’Italia era fra i paesi fondatori a pieno titolo! E Draghi questa circostanza la conosce benissimo perché lui c’era sia di presenza che di operatività come liquidatore dell’industria pubblica italiana). Tutti auspicano un’Italia ‘solvibile’, all’altezza di assolvere ai suoi impegni debitori ma nessuno parla di un’Italia competitor! Di una Italia che con le sue risorse possa emergere a livello internazionale! Basta solo che paghi, che stia zitta e buona e un red carpet per mostrare un’Italia first glielo troviamo sempre!
    Per quanto Cossiga avesse definito Draghi un “vile affarista”, quando è stato chiamato da Mattarella a svolgere l’incarico di Presidente del Consiglio, io, senza pregiudizi, mi sono detta: “vediamo come gestisce questa carica importante ma, soprattutto, ‘per conto di chi’”. E i primi dubbi mi sono venuti quando ha mantenuto nella sua squadra tre ministri ‘inaffidabili’: Di Maio, Lamorgese e Speranza.
    E quando in tempi non sospetti (metà 2021), da umile osservatrice facevo notare che stava avanzando una inflazione importante, e quindi i tassi di interesse per contenerla sarebbero aumentati con ricadute penalizzanti per le famiglie (pagamento mutui già fissati a tasso variabile) e per le imprese causa la difficoltà a chiedere finanziamenti alle Banche, e che quindi aumentare ancora di più l’esposizione debitoria era un rischio, mi si rispose che Draghi aveva rassicurato tutti: tutto stava procedendo per il meglio e, caso mai, non di recessione si trattava bensì “di un lieve arretramento”. E già allora il mondo produttivo era in ginocchio con aziende che stavano chiudendo per l’aumento del costo delle materie prime e la loro scarsità sul mercato; per gli aumenti energetici; per la difficoltà a fare programmi lavorativi (e una qualsiasi azienda vive su un progetto a medio e lungo termine) a causa del secondo lock down più pernicioso del primo perché colpiva a ‘spot’ – quarantene estese ai familiari per contagi (il mito del vaccino salva tutto andava a farsi benedire assieme all’infausta introduzione del green pass) -, venivo tacciata di ostilità nei confronti di questo governo. Quando scoppiò il conflitto Russia Ucraina, tutte le responsabilità economiche vennero scaricate su Putin che aveva scatenato quell’inferno.
    E così capita anche oggi, triste luglio 2022 quando le difficoltà che ci sono e le difficoltà a gestirle verranno scaricate sulle destre che hanno provocato questo sconquasso in una nave che – si dice – stava procedendo a gonfie vele con il pilota Draghi. Invece, Draghi o non Draghi, la BCE ha alzato i tassi di interesse per contrastare l’inflazione. E adesso?
    E poi a settembre inizieranno le scuole senza che nulla sia stato fatto finora né dal punto di vista della tutela della salute (installazione di aerazione nelle aule) né di sistemazioni logistiche e nemmeno di garanzia che ci saranno docenti per intraprendere il percorso scolastico, se sarà a distanza o in presenza.
    Non parliamo del servizio sanitario, medici e infermieri che mancano all’appello; ospedali al collasso (ma non a causa di pazienti Covid!); servizio sul territorio trasformato in una struttura elefantiaca anziché snella e pronta a gestire le emergenze (causate a volte più da paure) in modo da sgravare i Pronto Soccorso; malati ormai rassegnati che si richiudono in loro stessi e si rifiutano di accedere alle cure se, per poter avere una qualche risposta, devono sopportare infinite lungaggini umilianti.

    Non sono ‘aprioristicamente’ contro Draghi e nemmeno, sempre ‘aprioristicamente’, a sostegno delle povere ‘vittime’ di destra! Semplicemente non tollero l’ipocrisia e la malafede, sua degna compagna. Perchè quando ci si scollega dalla realtà non si può che essere autoreferenziali. Certo, anche i fatti sono suscettibili di interpretazione: l’importante è che almeno vengano citati e non sottaciuti.

  4. Manca un pezzo sul passaggio del Papeete:
    • Poi, pare, che ci fosse una assicurazione da parte di Zingaretti che se Salvini avesse reso operativo il suo pensiero anche in Parlamento, si sarebbe andati alle elezioni. E Salvini ci cascò.”

  5. Senza negare la gravità dell’ «infantilizzazione in cui è stato trascinato questo Paese» e poco meravigliandomi che « gli organi di informazione non sono più al servizio del cittadino bensì a quello della ‘tribù’ dominante» (quando mai non lo sono stati?), tenterei in ogni caso di non limitarmi all’indignazione e mi confronterei con le poche teste pensanti che ci sono ancora in giro in Italia. Una di queste mi pare sia ancora Marco Revelli. (E mi voglio riferire esclusivamente all’analisi della caduta di Draghi).
    Di lui segnalo l’articolo uscito su “Volere la luna”. Perché evita gli stereotipi dell’ Ur-fascismo, ma non per questo si fida delle Destre perché “vittime” maltrattate da Draghi o potenziali chirurghi dei cancri di questo Paese.

    SEGNALAZIONE
    La grande fuga
    24-07-2022 – di: Marco Revelli
    https://volerelaluna.it/controcanto/2022/07/24/la-grande-fuga/?fbclid=IwAR0n5sHgYMwJOwyOVDj30s7MjHJsJbTyyG8vGpAut5Hg5wMAkZlaTdQkTN4

    Stralci:

    1.
    quello di Draghi al Senato è stato un suicidio assistito consapevolmente consumato e ricercato, forse concepito e preparato da tempo, non certamente un agguato da parte dei suoi vecchi o nuovi nemici che, nella parte di Conte, gli hanno certamente fornito un alibi e un casus belli e nella parte di Berlusconi in scia a Salvini gli hanno dato il colpo di grazia, ma che comunque in tutta la vicenda hanno svolto la parte dei comprimari, non certo degli attori protagonisti.

    2.
    la sostanza costituzionale dell’evento è che un governo in carica e nella pienezza della fiducia si dichiara decaduto per volontà del suo Capo. Punto. L’ha confermato uno che di vicende costituzionali se ne intende, il presidente emerito della Corte Paolo Maddalena quando ha scritto che “per quanto riguarda la caduta del governo Draghi è da dire che questo evento è stato pervicacemente voluto da Draghi stesso. Benché chiamato da tutte le parti, e persino dal movimento 5 stelle, a restare al suo posto, egli, con alterigia fuori posto, insulti e una inaccettabile forma di autoritarismo”, ha tirato dritto “dimenticando di essere italiano e di avere il dovere, sancito dall’art. 54 Cost., ‘di adempiere le sue funzioni con disciplina e onore’. Disciplina e onore che sono del tutto mancate nel suo arrogante discorso”.

    3. Assodato questo, resta da capire fino in fondo il perché di una simile scelta. Perché il “salvatore della patria” Mario Draghi, in un momento delicatissimo della vita nazionale, ha deciso di prender cappello e andarsene? Per un’umorale impennata da nume irato, da parte di uno che non è abituato a esser contraddetto e possiede notoriamente un Ego ipertrofico, il quale peraltro non ha mai digerito lo scorno della mancata elezione alla Presidenza della repubblica, di fatto promessagli al momento della formazione del suo governo? O perché voleva abbandonare il campo prima che si trasformasse in un’ arena per forconi incandescenti quando in autunno la crisi che le sue stesse politiche hanno innescato esploderà nelle piazze in forma probabilmente virulenta? O – versione istituzionale – perché consapevole che il logoramento della società politica prodotto in buona misura dal suo stile di gestione aveva superato il limite di guardia della conflittualità interna e dello scollamento sistemico, sfuggendo così di mano al suo stesso artefice? O ancora: perché l”ambiente” a cui da sempre appartiene e a cui resta leale, quello che governa al di sopra dei governi vuole affrontare la tempesta perfetta che ci aspetta, non solo in Italia, ma in Europa, nello scenario di guerra che l’aggressione all’Ucraina da parte della Russia ha aperto, con truppe scelte e prive di infiltrazioni eterodosse. In altre parole, perché la presenza di quell’anomalia selvaggia costituita dai 5 stelle fin dall’inizio della legislatura era ritenuta, nel tempo del “serrate le file” attuale non più compatibile? O forse, ancora, solo per una sorta di ennui baudeleriano insorto a fine corsa. O come l’Arpagone di Moliére semplicemente perché non vede l’ora che tutta la commedia finisca, per andare a vedere la sua “amata cassetta”…

    4.
    è terrificante. Il combinato disposto di inflazione crescente e di recessione incipiente già normalmente costituisce l’incubo di qualsiasi governante per l’inefficacia delle tradizionali misure di politica economica. Figuriamoci ora, nella congiuntura in cui il dispiegarsi della crisi energetica incancrenita dal dissennato uso delle sanzioni (che restano, intendiamoci, strumento utile e migliore di quello militare per contrastare un’aggressione inaccettabile, buono, come direbbe Draghi, se congegnato bene, cattivo, anzi pessimo, se posto in essere nella forma autolesionistica che ci è stata imposta da falsi amici) lavora direttamente sul corpo vivo di una società già spaventosamente diseguale. E l’esplodere della crisi climatica, a lungo trascurata, fa il resto, trasferendo sui corpi stessi il disagio e dando forma concreta al senso di minaccia alla propria sopravvivenza segnando a morte il paesaggio.

    5.
    Sullo sfondo, inutile nascondercelo, l’ombra nera di un incombente accesso al governo di quell’unico partito (per lo meno tra quelli di dimensioni rilevanti) che era stato fuori dall’Union sacrée draghiana, quello, per intenderci, che conserva tuttora nel suo simbolo il sacello del Duce con relativa fiamma tricolorata, a ricordarcene origini e principii apertamente in contrasto con il fondamento antifascista della Repubblica. E che, secondo quello che profetizzano le simulazioni più pessimistiche, potrebbe ottenere, con gli alleati di destra, una maggioranza tale da mettere le mani sulla Costituzione senza neppure la garanzia del referendum confermativo, votando come si voterà con questa demenziale legge elettorale (tanto più demenziale dopo il taglio dei parlamentari). Secondo la recentissima simulazione Youtrend – Cattaneo Zanetto, infatti, nell’ipotesi in cui la destra si presentasse unita e il Pd rompesse il campo largo con i 5 Stelle, la prima otterrebbe 240 seggi su 400 alla Camera e 122 su 200 al Senato (percentuale non lontana da quei due terzi necessari per cambiare la Costituzione senza paracadute referendario). Un risultato “tombale”.

    1. L’analisi è in sostanza condivisibile, ma senza tirar fuori le discussioni sul sesso degli angeli, resta il fatto che il sistema politico è totalmente fuori controllo (o totalmente controllato dai poteri forti, se si preferisce): dunque bisogna farsi una ragione che l’Italia è stata distrutta, il popolo trasformato – anche per sua vocazione – in una compagine di servi della gleba; e che per avere qualche possibilità di salvarsi la pelle, occorre solo starne fuori.

      Tra parentesi, cogliendo l’occasione per rispondere a Rita Simonitto, direi che la sua analisi è viziata da un assunto di fondo: che il governo Draghi (come i precedenti, del resto) sia nato per risolvere i problemi della Nazione e far del bene al suo popolo.

  6. Sono ignorante e quindi forse approssimativa su quasi tutto, ma… la BCE ha alzato i tassi molto dopo la FED, quando ormai i capitali mondiali si erano fiondati sui buoni in dollari. E chi ci ha rifilato il drago? E quando si è ritirato? (forse a lavoro compiuto? vedi Revelli).
    Non per lamentarmi ma il fatto di avere perso la guerra ci mantiene ancora senza alcuna indipendenza. (La Storia ha tempi lunghi? Sì.) Persino la Germania, che pure non ha mai firmato il trattato di pace, ormai è bastonata, altro che Ue! La guerra in Ucraina è la miccia che scatena una polarizzazione di ferro: noi di qua e più di mezzo mondo di là. E ci tocca di sostenerla, la parte in declino, volenti o nolenti, secondo il criterio di tagliarci il naso per far dispetto alla bocca, per non parlare di altre appendici.
    Non c’è scelta.
    Vedi bei progetti, come era d’antan: https://sfero.me/article/manifesto-preliminare-ad-un-programma-politico : ma “chi” realizza? chi raccoglie? chi si impegna?
    Perché: ci sono prospettive reali, concrete?

  7. @ Cristiana Fischer

    Io pure mi sento ignorante ma non ho più voglia di mettermi a criticare le posizioni di Andrea Zhok. Uno che la sa molto lunga ma non mi ha mai convinto.
    Anche se trovo spesso Stefano Azzarà troppo drastico nei suoi giudizi , questo suo (del 15 dicembre 2021) su Zhok mi convince abbastanza:

    Stefano G. Azzarà

    Mi sono occupato di Andrea Zhok – approdato in età matura alla celebrità televisiva grazie al fiuto delle trasmissioni liberal per lo spettacolo e divenuto riferimento intellettuale dei No Vax – nel mio libro “Il virus dell’Occidente”.
    Zhok si presenta come un comunitarista critico della ragione liberale.
    Nel mio libro cerco di spiegare che la comunità di Zhok non solo non ha nulla a che fare con il comunismo o i beni comuni ed è molto più vicina alla Volksgemeinschaft socialsciovinista di Heidegger e dei fratelli Strasser, ma che la sua presunta critica del liberalismo è in realtà una critica del liberalismo democratico e della democrazia stessa.
    Una critica fatta in nome di un altro liberalismo, e cioè del liberalismo conservatore che non ha mai amato la democrazia ed è legato ai valori storici della tradizione e dell’identità nazionale e che è tornato in auge con il reaganismo e dopo la sconfitta del socialismo in Europa.
    E fatta soprattutto in nome dell'”anarchismo da Gran signore” di chi considera la propria volontà al di sopra delle leggi che valgono per il volgo miserabile.
    Anche la sua critica del fantomatico “turbocapitalismo” non è che una riscoperta del romanticismo economico dei piccoli produttori è dei bottegai – in contrapposizione al capitale finanziario identificato con l’usura – già sbeffeggiato da Lenin oltre 100 anni fa.
    Come possano persone con una storia comunista alle spalle – o anche solo con un minimo di conoscenza del dibattito ideologico del XX secolo – prenderlo sul serio e evitare di ridere, è incomprensibile ma è al tempo stesso un sintomo di questi tempi di confusione, nei quali si è persa la grammatica stessa della politica ma anche della filosofia.

    P.s.
    Ho comunque cominciato a leggere il Manifesto che hai linkato, ma alcuni punti mi hanno dissuaso da andare fino in fondo. Eccoli:

    1. La centralità idealizzante della dimensione territoriale e comunitaria: “per queste ragioni la dimensione delle relazioni personali e territoriali, così come la sfera della libertà di iniziativa personale – in ogni ambito – rappresentano necessariamente il livello creativo e affettivo primario, la dimensione in cui emergono e maturano tutti i contenuti e i rapporti degni di essere coltivati e promossi.”

    2. La visione (amarxista o che semplicemente tace su Marx?) di uno Stato presentato come protettore delle comunità:
    “questa dimensione espressiva e creativa possa manifestarsi essa ha però bisogno di essere difesa e sostenuta, e nel mondo moderno, brulicante di minacce provenienti da remoto, difesa e sostegno sono forniti dall’istituzione statale (o da istituzioni simili). Lo stato è dunque un’istituzione astratta, operante “dall’alto”, che però ha l’essenziale funzione di consentire e proteggere la maturazione umana concreta, “dal basso”.”

    3. La negazione (sempre implicita) della critica di Marx al lavoro capitalistico come sfruttamento in queste parole:
    ” Il lavoro è parte fondamentale della vita dell’uomo: lo è come fonte di sostentamento e lo è come possibile dimensione di realizzazione personale e sociale. Il lavoro è luogo di partecipazione alla vita collettiva, in cui ciascuno deve poter svolgere un’attività o una funzione, attraverso cui concorrere alla prosperità materiale o spirituale della società, sviluppando le proprie potenzialità e realizzando le condizioni del proprio sviluppo personale. In questo senso, la libertà d’iniziativa economica (la ricerca del proprio lavoro – che sia impresa o collaborazione) è parte essenziale dell’autodeterminazione personale, a prescindere dal fatto che presenti vantaggi produttivi rispetto al lavoro coatto o alla pianificazione onnicomprensiva. A questo livello le contrapposizioni tra lavoro privato e pubblico, tra impresa e lavoro subordinato, sono opposizioni stantie e sterili.

    1. Hai fatto pure una analisi del buon Zhok, troppa grazia! Il suo è quel progetto astratto a mezz’aria, da “anarchismo da Gran signore” appunto, forse idealmente collegato ai bottegai piuttosto che alla trasformazione difficile del mondo col lavoro. Perché il lavoro (respingendo le connesse implicazioni ideologiche di Zhok) in quanto è “partecipazione alla vita collettiva” è davvero l’unico nobile impegno umano che ci concerne. Non a caso oggi -e mi rendo conto della gravità di quello che dico -ma il lavoro non è SOLO quello “sotto padrone”- è contrabbandato come superfluo, in cambio di una generalizzata assistenza al minimo di sopravvivenza da parte di babbo Stato.

  8. SEGNALAZIONE

    Inebetita rassegnazione alla catastrofe
    Come la crisi del capitalismo, la crisi ecologica, e perfino una crisi di governo, siano legate tra loro
    di Mario Pezzella -28 Luglio 2022

    https://www.terzogiornale.it/2022/07/28/inebetita-rassegnazione-alla-catastrofe/

    Stralcio:

    Non c’è davvero nessuno che si ponga almeno il problema di rallentare la rovina che ci minaccia, di rappresentare la paura inespressa, di sottrarla alle tentazioni fasciste? Sia pure per ragioni elettorali i punti che Conte aveva sottoposto all’attenzione del Grande Mario meritavano attenzione: niente di sconvolgente ma almeno un sussulto di riformismo socialdemocratico, che coglieva l’allarme ecologico e sociale profondo che rischia di travolgerci. Intollerabile anche questo, a quanto pare, perché il detto oggi diffuso, tra quelli che si autodefiniscono democratici, pare essere: “Così e non altrimenti si deve andare avanti” – che a me sembra perfino peggio di quello del piccolo borghese tedesco, definito da Benjamin stupido e vile. Con quali parole dovremo noi commentare questa inebetita rassegnazione alla catastrofe?

    1. Direi che se l’analisi è giusta, mancano due punti che occorre – ahimé – accettare:

      1) – che una strada politica “istituzionale” non è più percorribile, per il semplice fatto che non esiste una forza politica in grado di percorrerla e che non c’è nemmeno più il tempo per fondarla e farla crescere;

      2) – che la maggioranza della popolazione è ormai troppo rincoglionita, per rendersi conto di ciò che sta accadendo veramente; e soprattutto del come e del perché. E dopo secoli e secoli di rimbambimento prima religioso e poi ideologico, direi che questo è il minimo che poteva succederle.

      Di conseguenza non c’è modo di rallentare gli eventi; solo di trovarne uno per pararsi il culo, ammesso di essere ancora in tempo.

  9. Oggi leggo un articolo di Ferruccio de Bortoli su https://www.corriere.it/economia/opinioni/22_luglio_26/comincia-tempo-promesse-ora-ci-giochiamo-credibilita-debito-5ca87090-0ca4-11ed-aed2-a42341ad3613.shtml?utm_source=piano&utm_medium=email&utm_campaign=7862&pnespid=s7g6CCBcMLEQ1.ye_WW2T5mWuU2.Dp10M.C22es19R9mN_UVqqeH7mX2T035KoJk2fQpo1Qe
    che riassume splendidamente le tesi che ieri sostenevo:
    “di fronte alle crisi e all’incertezza gli investitori comprano dollari …
    infatti, la moneta unica si è indebolita al punto di valere quanto quella americana, per la prima volta in vent’anni … si è trattato di un ventennio nel quale l’economia europea, trascinata da quella tedesca, ha messo a segno un gran numero di surplus commerciali … altre ragioni, non indifferenti, spiegano l’indebolimento della moneta unica: la guerra in Ucraina colpisce l’Europa più degli Stati Uniti … ”
    Si diceva una volta: fuori l’Italia dalla Nato!

  10. Sono uscite oggi due statistiche: a) le percentuali di presenza del discorso sul clima nelle trasmissioni televisive: 0,8%; b) le stesse percentuali nei principali giornali: analoghe alle prime. Contemporaneamente il bilancio di Exxor-Agnelli (che si trasferisce totalmente in Olanda) in cui pesa per 50 milioni il debito dei giornali acquistati nel ’19 per motivi ignoti. (ma che forse tanto inconoscibili non sono).
    Se al tema climatico accostiamo l’orientamento sui temi economici, sociali e politici è facile vedere come la stragrande maggioranza degli italiani riceva un’informazione totalmente distorta, che fa aggio anche su quel che resta dell’educazione scolastica. Gli unici canali quasi esenti sono i social, dove però la navigazione è a vista e perigliosa, popolata di sirene stonate e lucci che si fingono sirene, (lo Zhok è solo uno dei tanti logorroici esempi).
    E nel frattempo tutti i canali di comunicazione che c’erano quando eravamo piccoli, dalle sezioni di partito ai sindacati, dagli oratori ai circoli giovanili sono andati a ramengo, lasciando un vuoto che i social, privi di dialogo reale, non possono sostituire.
    Quindi piantiamola di parlar male dei poveri italiani, attribuendo loro una serie di caratteri genetici di origine cultural-abitudinaria che farebbero la gioia di Lamarck se qualcuno gli desse ancora retta, e parliamo delle condizioni materiali del momento.
    Di come il potere imperiale degli USA abbia tolto un poco di maschera , di come la schiera di servi palesi e occulti si sia resa diponibile (e sono tanti più di quanto risultino agli atti- a partire da Portella della Ginestra su su sino a BNL e Unicredit), di come Draghi sia stato imposto da questo potere con un mini colpo di stato.
    Ricordiamo da chi era firmata la lettera che imponeva all’Italia di privatizzare acque e industrie, di tagliare pensioni e bastonare i sindacati; lo stesso personaggio che ha gestito la tragedia imposta alla Grecia in nome in teoria di un liberismo idiota che dichiarava l’impoverimento, il taglio di salario e pensioni come ricetta della ‘ripresa economica’ ma in pratica semplicemente servendo gli interessi delle banche olandesi (le stesse che avevano creato la crisi e lucrato sulla dissoluzione della Jugoslavia).
    E quello stesso, imposto a noi dal figlio di Bernardo Mattarella, avrebbe dovuto fare gli interessi degli italiani? Neanche un comico di quarta serie lo potrebbe sostenere con la faccia seria. Ma ce l’hanno propinato lo stesso a reti unificate.
    Cosa ci resta ora: io personalmente mi augurerei che Conte, con tutti i suoi limiti un raro politico interessato ai cittadini, lanciasse una campagna travolgente sui 9 temi presentati al dimissionario, creando un dibattitto reale, alleando forze sui contenuti, forzando gli avversari a confrontarsi su quei temi.
    Se ci riuscissero sarebbe una sconfitta temporanea. Altrimenti bisognerebbe solo sperare che la tettonica a placche, in un improvviso sussulto, staccasse l’Italia dalle Alpi a la mandasse alla deriva nel mediterraneo..scompaginando i giochi .
    Se poi il riscaldamento del pianeta facesse sciogliere un poco di più la Groenlandia e facesse scattare un esito improbabile ma possibile come l’arresto della corrente del Golfo allora sarebbe davvero divertente, con Londra e New York sotto i ghiacci e l’impero del male in freezer….

  11. @ Ennio
    a) (Ennio): “ma non per questo [M. Revelli] si fida delle Destre perché “vittime” maltrattate da Draghi o potenziali chirurghi dei cancri di questo Paese”.

    Non intendevo esprimere la mia fiducia o l’appoggio alle destre ma soltanto segnalare lo sport preferito dalle sinistre: provocare e poi uscirsene a mani pulite. Perfino Gesù, che in quanto Figlio di Dio un self control lo doveva avere, si scatenò contro i sepolcri imbiancati (i farisei)!
    b) (Ennio): “gli organi di informazione non sono più al servizio del cittadino bensì a quello della ‘tribù’ dominante» (quando mai non lo sono stati?), tenterei in ogni caso di non limitarmi all’indignazione e mi confronterei con le poche teste pensanti che ci sono ancora in giro in Italia. Una di queste mi pare sia ancora Marco Revelli”

    Senza dubbio mi sono espressa male: ho utilizzato impropriamente un termine oggi inadeguato. Ovvero: certo, gli organi di informazioni sono stati sempre al servizio della compagine in quel momento dominante. Pur tuttavia esisteva un altro bacino (no, non quello della ‘controinformazione’ che si limitava a contrariare, il più delle volte, solo per partito preso). C’era invece la possibilità di trovare gruppi di vario genere, sociali, di lavoro e di studio all’interno dei quali si rifletteva non tanto per dare ragione all’uno all’altro, ma per cercare di capire come andava il mondo. Inoltre c’era una capillarizzazione nella circolazione delle notizie, per cui certe informazioni non cadevano nel nulla. Faccio un esempio: il fatto che il Ministro Roberto Speranza abbia assunto 697 funzionari quando nel territorio c’è una crescente fame di medici e di infermieri, e abbia autorizzato un aumento (infilandolo surrettiziamente nel Decreto Semplificazioni) di circa 50mila euro all’anno (soldi nostri!) l’indennità dei dirigenti del Ministero della Salute, non è notizia segreta ma non ha avuto risalto alcuno per permettere di capire quale è il potere senza contraddittorio di questo Ministro e fare ipotesi su chi e perché lo tenga saldamente al potere.
    Quel sano ‘referente’ democratico rappresentato dalla polifonia dei pensieri oggi è sparito, oppure ha cambiato forma, diventando, a sua volta, ’sirena’ di un modello di pensiero a targa sinistrorsa: il pensiero unico. L’esplosione dei ‘social’ (che di ‘social’ non hanno nulla perché il sociale implica ‘relazione’ e non ‘toccata e fuga’) ha fatto il resto. Implicando, tra l’altro, un progressivo ‘isolamento’ fisico dei cittadini; la comunicazione si è condensata in slogan, inibendo sempre di più la capacità di pensare. Vi ricorderete l’entusiasmo che accompagnò il primo lock down, con la pubblicità del “Io sto a casa” e le canzoni sui terrazzini? Che importava subire il divieto di assembramento se poi per prendere gli autobus ed i treni questo era difficile da rispettare? E, assieme all’isolamento, il sospetto dell’altro ha preso piede!
    Quanto alla mia ‘indignazione’, essa non è rivolta a coloro che sono stati deprivati (consenzienti o meno) della loro capacità di pensare, né la utilizzo per andare alla ricerca di chi possa condividere i miei pensieri, ma sono indignata con coloro i quali, pur avendo gli strumenti per fornirci una qualche ipotesi su cui discutere si limitano a fare le loro dotte disquisizioni o nei talk show o in pubblicazioni che lasciano il tempo che trovano… e gli va bene così, sono a posto così.

    @ Alberto Rizzi

    (Rizzi): “Tra parentesi, cogliendo l’occasione per rispondere a Rita Simonitto, direi che la sua analisi è viziata da un assunto di fondo: che il governo Draghi (come i precedenti, del resto) sia nato per risolvere i problemi della Nazione e far del bene al suo popolo”.
    Mi spiace di aver dato questa impressione. Tra i miei tanti vizi, proprio questo non ce l’ho. E, anche se, proprio proprio, avessi voluto coltivarlo, me ne sarebbe passata la voglia dopo Tangentopoli (1992) quando ‘rivoluzionari senza rivoluzione’ si presero subdolamente il potere all’interno di un ‘progetto’ micro strategico di rendere il nostro paese incapace di una evoluzione, avviluppato sempre più nelle reti ideologiche che la sinistra rappresentava il mondo dei migliori e la destra rappresentava non una alternanza, di cui si potevano condividere o meno i progetti, ma era il male assoluto. E questo loop si è talmente incistato che lo vediamo ancor oggi nella propaganda elettorale del PD e nella propaganda in genere quando è palese ogni nostra perdita di sovranità. Vedi dichiarazioni del Direttore de Il Giornale, Augusto Minzolini: “E’ complicato, se non impossibile, andare al governo senza aver dato garanzie ai nostri alleati internazionali”. Ci si dimentica, nello stesso tempo, che Giorgia Meloni è stata accolta con applausi all’ambasciata americana a Roma ed è una filo atlantista di giurata fedeltà. Ma lo stesso non viene creduta perché ciò che fa ‘titolo’ è la sua ‘ascendenza fascista’! O, per dirla meglio, un Paese sempre sotto tutela non potrà mai progredire quale che sia il governo che gli viene concesso avere!
    “Rallentare la rovina che ci minaccia”, come scrive Mario Pezzella – 28 luglio 2022 -, non è “sottrarla alle tentazioni fasciste” bensì sciogliere le catene che i presunti liberatori ci hanno messo addosso.
    E, se ci fosse ancora qualche dubbio, ulteriori catene (mascherate da vantaggi) ci furono messe addosso quando, per salvare la Germania, l’Italia fu trascinata dentro l’infausta esperienza dell’Euro (perfino Prodi fece un parziale ‘mea culpa’). Non sono contro il concetto di Unione Europea ma contro il come essa viene propagandata: perché i Paesi più forti continuano a fare i loro interessi mentre quelli più deboli, compresa l’Italia, sono continuamente sottoposti a vessazioni intollerabili. Lo abbiamo visto recentemente (ovviamente per chi vuole vedere) sia con la gestione della pandemia (l’approvvigionamento dei vaccini, ad esempio) e sia con la guerra in Ucraina (un occhio a Zelenskij e un occhio al gas di Putin).

  12. @Rita: ho molti dubbi sulle ‘alternanze’ al potere fra ‘sinistra’ e ‘destra’, perchè anche per l’Italia vale quello che diceva uno studioso cinese: ‘la differenza tra Cina e Usa è che in Cina i dirigenti restano uguali ma le politiche cambiano; laddove negli Usa cambiano i dirigenti ma le politiche restano uguali’.
    In Italia abbiamo avuto un politico di capacità monumentali, Andreotti, capace di imbarcare insieme mafia e chiesa e industria e portarli a navigare insieme in stretti perigliosi, conciliando le maree americane con le correnti magrebine e i gorghi russi..il tutto, meraviglia delle meraviglie, nell’interesse dell’Italia e non di piccoli settori.
    Ma poi dell’interesse comune non è rimasta traccia, e destra, sinistra, centro son rimasti solo posizioni degli scranni, occupati da imbecilli della peggior specie o da dilettanti senza arte né parte. E tutti al servizio di qualche padrone.
    Chè neanche i padroni di oggi sono gli stessi di prima, quando i bilanci avevano un orizzonte decennale: oggi i bilanci trimestrali segnano il trionfo dei rentiers, la vittoria del parassita sull’imprenditore. E anche se alla fine tutti dovevano rifarsi ai grandi equalizzatori, Cuccia e Guarrasi, gli orizzonti erano ben altri. Chiunque abbia sentito un discorso (si fa per dire) della Mercegaglia o di Bonomi ne ha ampia contezza.
    E parlo dell’Italia ma altrove i meccanismi sono analoghi, sia in Europa che oltreoceano.

    1. La demolizione della scuola e della sanità pubblica è stata condotta da “destra” e “sinistra” con un’alleanza bipartisan che dice tutto: cambiarono i metodi, non gli obiettivi. E questo dovrebbe bastare, per chi si illude non solo nelle Istituzioni, ma anche in detta alternanza.

      D’altronde il problema non è come la classe politia si presenta agli elettori, fermo restando che col superamento delle ideologie, si è passati a quella che chiamo “democrazia identificativa”; il problema è che è asservita alla classe economica.
      Volendo tornare al paragone tra Cina e U.S.A., negli stati “a matrice comunista” (ammesso che la Cina abbia ancora qualcosa di comunista, nel senso di Marxista, Leninista, o Stalinista) classe politica ed economica più o meno coincidono. Nelle democrazie la prima è asservita alla seconda.

  13. @ Paolo di Marco
    Sì, sono molto d’accordo sui dubbi in merito alle alternanze oggi: esigerebbero una società ‘matura’ che non c’è e forse, sotto questo profilo, dubito che ci sarà mai. L’importante è non raccontarci balle come quelle sulla democrazia. D’altronde il mito ci insegna che quando qualcuno prende il potere, promesse o non promesse, difficilmente accetta l’alternanza. Il buon proposito di Creonte, onde evitare la tirannia, di proporre ai suoi nipoti, i gemelli Eteocle e Polinice, di alternarsi al comando di Tebe, sortì un esito oltremodo infausto quando Eteocle, alla fine del suo mandato, disse al fratello “Col piffero che te lo cedo !”.
    Dal che si deduce che il potere è oggetto di conquista sia con armi proprie che improprie. Queste ultime particolarmente utilizzate nel nostro paese come abbiamo avuto contezza quando il potere è stato preso sul modello del ‘cuculo’ che occupa i nidi altrui e ne sloggia i legittimi proprietari.
    La mia era un po’ una provocazione: l’alternanza è lo specchietto delle allodole di democratica fattura, ma i sinistrati non vogliono nemmeno quella, tanto per significare la loro malafede. Oltretutto i DEM non dichiarano mai di volere il potere “per il potere” ma perché, attraverso quello, porteranno giustizia e libertà al mondo tutto!
    Quanto al “Divo” Andreotti, concordo. Ma non gli resero la vita facile: l’Italia non può ‘alzare la testa’.

  14. una piccola nota sulle prossime elezioni, dove i numeri mettono le cose in chiaro più di tanti discorsi:
    – il sistema detto Rosatellum impone le coalizioni più larghe possibili per vincere, in particolare nei collegi uninominali; colla situazione attuale la coalizione Be-Sa-Me prenderebbe tutti i collegi uninominali e molti dei proporzionali fra Camera e Senato arrivando quasi ai 2/3 che permettono anche di cambiare la Costituzione; la coalizione Le-Ca-Re sarebbe insignificante
    – l’unica coalizione in grado di contrastare almeno in parte l’enplein dei BeSaMe sarebbe Le-Con
    – Letta ha scelto la prima soluzione, che secondo i numeri consegnerebbe il premierato alla Meloni; nessun mal di pancia antifascista si è manifestato all’interno del partito erede del PCI;
    – ergo, o il PD ha finalmente deciso che il suicidio era l’unico destino onorevole che gli restava, o ha ricevuto ordini superiori assai stringenti, e astringenti anche per i residui di antifascismo al suo interno; tertium non datur
    – l’opposizione dei 5Stelle all’invio di armi in Ucraina appare l’unico elemento discriminante che possa aver giustificato gli ordini superiori…sic transit gloria mundi
    PS: chiamare il PD una cosa di sinistra o attribuirgli un qualche legame con la tradizione socialista mi sembrerebbe del tutto improprio, come fa anche notare Rizzi citando alcune delle sue politiche di governo; ma è un dibattito che andrebbe sviluppato in sede propria….

  15. IN DISACCORDO. PERCHÉ.

    @ Paolo [Di Marco]

    Non so se torneranno più «i canali di comunicazione che c’erano quando eravamo piccoli, dalle sezioni di partito ai sindacati, dagli oratori ai circoli giovanili » o le manifestazioni come quelle contro la guerra in Vietnam o contro la Guerra del Golfo. La sola acqua (sporca) in cui, come pesci (maoisti) bastonati, possiamo ancora tentare di nuotare è questa del Web, dei social. Ma sapendo che la tua (o la mia) denuncia (da quanti anni ripetuta?) contro « il potere imperiale degli USA» non ha effetti sugli altri, sui giovani. La memoria della nostra storia ci fa ancora resistere alla “tempesta del dubbio”. Ma, dopo aver letto almeno qualcosa di Marx, di Lenin, di Gramsci, di Mao, come posso affidare le mie speranze all’”avvocato del popolo” Giuseppe Conte e giudicarlo « con tutti i suoi limiti un raro politico interessato ai cittadini» o augurarmi che sia lui a lanciare una « campagna travolgente sui 9 temi presentati al dimissionario etc»? O al PD di Letta, che imbarca Calenda, Carfagna, Gelmini? O, sia pur per paradosso, rimpiangere Andreotti?

    @ Rita [Simonitto]

    Mi pare che le tue affermazioni («Non intendevo esprimere la mia fiducia o l’appoggio alle destre»; «Non sono contro il concetto di Unione Europea ma contro il come essa viene propagandata etc .» siano in attrito con altre tue insistenti affermazioni, che a me paiono unilaterali. Quali: 1. «il nostro paese [è] incapace di una evoluzione [perché] avviluppato sempre più nelle reti ideologiche che la sinistra rappresentava il mondo dei migliori e la destra rappresentava non una alternanza»; 2. « lo sport preferito dalle sinistre [è] provocare e poi uscirsene a mani pulite»; 3. «Quel sano ‘referente’ democratico rappresentato dalla polifonia dei pensieri oggi è sparito, oppure ha cambiato forma, diventando, a sua volta, ’sirena’ di un modello di pensiero a targa sinistrorsa: il pensiero unico» ; 4. « l’alternanza è lo specchietto delle allodole di democratica fattura, ma i sinistrati non vogliono nemmeno quella, tanto per significare la loro malafede». Non capisco, cioè, perché nominare soltanto «le reti ideologiche» della ”sinistra”. O perché non soffermarsi a chiarire quale possa essere lo «sport preferito» delle destre o ex-destre. O perché attribuire al «pensiero unico» una «targa sinistrorsa» e non destrorsa.

    Quanto a «sciogliere le catene che i presunti liberatori ci hanno messo addosso», ripropongo – credo di averlo fatto in precedenti commenti – la domanda cruciale: come si possono sciogliere?
    Non si scappa ai dilemmi in cui vedo dibattersi (e sempre nell’acqua sporca del Web di cui ho detto!) «le migliori menti della mia generazione» e di quelle successiva (evito nomi per non deviare dalla sostanza del discorso):
    A. ripensare le trasformazioni della lotta tra capitale e lavoro ormai squilibratasi in modi impensabili a vantaggio del primo e a danno del secondo;
    B. rivendicare una propria sovranità nazionale appunto contro i «presunti liberatori» statunitensi (e la UE “burocratica”), mettendo tra parentesi o dando per obsoleta la lotta tra capitale e lavoro: vedi la mia replica a Cristiana Fischer (https://www.poliscritture.it/2022/07/21/collage-da-fb-del-21-luglio-2022/#comment-108282);
    C. barcamenarsi nella crisi coi né-né dei vari populismi (grillini, leghisti, ecc.);
    D. Coltivare l’utopia in forme messianiche, femministe o moltitudinarie.

    Io sono molto addolorato da questo rimuginare (anche mio) piuttosto stanco o disincantato. Lo ritengo un colpevole smarrimento delle nostre ragioni di una volta. Capisco la complessità o l’indecifrabilità degli eventi che ci stanno sotterrando, l’insufficienza della vecchia “bussola” (Marx & C.) ma mi chiedo che senso ancora abbia insistere a smascherare le « balle come quelle sulla democrazia», ormai quasi senza più maschera, quando non c’è più la fiducia di poter delineare un’alternativa alla sua crisi. E se anche il mito può solo insegnare che, «quando qualcuno prende il potere, promesse o non promesse, difficilmente accetta l’alternanza», che me ne faccio?

  16. Qual è il lavoro oggi? Nei nostri anni di gioventù la lotta tra capitale e lavoro scandiva i giorni i mesi e gli anni.
    Le lotte del lavoro contro il capitale alla GKN hanno suscitato collegamenti: https://www.facebook.com/insorgiamoconilavoratorigkn Lottano quelli della logistica. Anche medici e infermieri si rivoltano per il carico di lavoro causato dai tagli nella sanità dei precedenti governi (Chi può scappa all’estero dove è pagato meglio con migliori condizioni).
    Gli immigrati -e le immigrate!- che raccolgono nei campi del foggiano e luoghi simili sono l’essenza della precarietà che domina quasi dovunque.
    Nei 9 punti di Conte presentati a Draghi prevalgono reddito di cittadinanza e aiuti.
    Landini protesta contro il governo: “su 14,3 miliardi di manovra, solo un miliardo è per i lavoratori e 1,5 miliardi per le pensioni. Questo significa che per ogni 1.000 euro, sono 10 euro di riduzione fiscale al mese. Per le pensioni significa che ogni 500 euro sono 10 euro lordi al mese. Stiamo parlando di cifre assolutamente insufficienti ad affrontare il problema”. Non che avere più soldi non vada bene… Ma la lotta?
    Manca una analisi di classe.
    Cambiando discorso: un punto politico complicato è quello del debito pubblico italiano versus il risparmio privato italiano. Si equivalgono, e forse il risparmio è maggiore del debito.
    Molto capitale privato è investito all’estero, anche quello dei piccoli risparmiatori?
    Ci si prepara una patrimoniale? L’inflazione è uno strumento finalizzato a prosciugare il risparmio? Come sostenere il debito pubblico con il risparmio guadagnando tutti e due, stato e privati?
    Insomma: si discute di politica general/generica, ma mancano *diffuse* analisi sociologiche a disposizione di tutti che consentano di formarci un quadro con prospettive realistiche.

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