Ripensare Cologno Monzese nel 2022 (3)

di Ennio Abate

Vorrei, ma non so se ci riuscirò, stampare una Antologia dei numeri della rivista «Laboratorio Samizdat». Per ora, a riprova del lavoro fatto, tra 1986 e 1990, con un bel gruppo di persone di Cologno Monzese ma anche di Milano (e di altre città), pubblico le copertine della rivista e un Indice veloce degli articoli e delle rubriche.

Aprile 1986 – numero prova


La redazione: Prima ipotesi per un laboratorio-samizdat Ennio Abate su Marina Zancan, Il progetto Politecnico, Marsilio 1984 Riflessioni su Giovanni Cesareo (Fabbri); Tre nodi degli anni Settanta (Roberto Grossi); Riflessioni su Lavoro e intelligenza nell’età microelettronica di Paola Manacorda (Marcello Guerra); Appunti per una critica del partito (Roberto Mapelli)

Maggio 1986


Ennio Abate, Scaletta per una discussione dopo Cernobyl. Cernobyl fa notizia (Roberto Fabbri); Un brutto sogno ( Roberto Grossi); L’inganno (militar) nucleare (Marcello Guerra); E se le fonti alternative non fossero sfruttabili (Roberto Mapelli)

Luglio 1986


Roberto Fabbri, La nube tossica dell’apartheid Roberto Grossi, Il ponte dei colori (anni ’70, carceri) Marcello Guerra, Ecologismo e progresso Roberto Mapelli, Il lavoro necessario Ennio Abate, Su “Le due morali” di don Cesare Sommariva (Alla ricerca della classe operaia perduta) Testimonianze. Per Michele Turi (1914 -1986) .

Gennaio 1987

La redazione: Il mondo e noi (messa a punto del progetto della rivista) Tema monografico: Nei dintorni di Mao Tse-Tung: Franco Fortini, Editto contro i cantastorie (con una sua nota); Un incontro con Edoarda Masi a Cologno; Ennio Abate: Mao a Urbino e Mao a Milano (appunti su due convegni); Luca Ferrieri, Rivoluzione culturale: I fecondi errori di un assalto al cielo. Marcello Guerra, Note su scienza, capitalismo, ecologisno; Roberto Mapelli, Esercizio su un brano di Marx; Liliana Moro, Su Il nome della rosa; Ennio Abate (Zichilibò), Italia godereccia, politeisti e periferici d’alto bordo ( sugli intellettuali neocortigiani)

Maggio 1987 – (primo numero stampato e non fotocopiato)

Tema monografico: Immagini d’hinterland: Colognom [Cologno Monzese]. Ennio Abate, Appunti sul sociale sommerso. Roberto Mapelli, Il centro sociale “La Comune”. Ennio Abate: All’ombra delle Istituzione in torpore; Cooperante in Bolivia (intervista a Ambrogio Manenti); Dall’immigrazione alla perifericità massificata (per una storia delle metamorfosi di Cologno Monzese). Roberto Fabbri, Una scuola periferica in periferia. Roberto Grossi, Il progetto CELES. Testimonianze (Andreoni su follia, Fuardo su Marx, Claudio Annaratone su Guttuso) Poeterie: vari autori sconosciuti Contro la rimozione. Citazioni scelte. Foto di Fabio Abate e un disegno di Alvaro Occhipinti.

Novembre 1987

La redazione, Rinverdì tutto or ora Tema monografico: Questione verde Intervista di Laboratorio Samizdat ad Alberto Magnaghi. Roberto Mapelli, Che farsene dei verdi; Marcello Guerra, Nei labirinti dell’ecologismo; Erica Golo, Rispolverando Palaver.Ennio Abate, Il ritorno di Leopardi. Luca Ferrieri, Appunti per una discussione (su Habermas). Salvo Leonardi, Quale socialdemocrazia per il PCI. Claudio Annaratone, L’arte è morta? Poeterie: Ennio Abate, Immigratorio sul finire del 1986 Questionario: Ecologia e Femminismo Contro la rimozione. Citazioni scelte.

Marzo 1988

Tema monografico: Nuove immigrazioni. Intervista di Laboratorio Samizdat a Umberto Melotti. Eugenio Grandinetti, Oltre il razzismo? Ennio Abate, Terroni e marocchini. Sergio De la Pierre, Elogio dell’emigrante. Roberto Fabbri, Parlare di blues. Donatella Zazzi, Africa cinema. Contro la rimozione. Citazioni scelte. Interventi: Roberto Mapelli. Sull’uomo e la democrazia di Lukács. Marcello Guerra, Intelligenza artificiale. Dalla parte del signor Rossi. Luca Ferrieri, 10 tesi sull’agire culturale. Sergio de la Pierre, Sull’immaginario sociale. Eugenio Grandinetti. Caede caput (costumi italiani).Poeterie: Erica Golo.

Giugno 1988

Tema monografico: Palestina Intervista di Laboratorio Samizdat a Farid Adly, Gli ignoti palestinesi. Ennio Abate, Noi e i palestinesi. Carlo Amore, Tra questione ebraica e questione palestinese. Erica Golo, Damnatio memoriae. Eugenio Grandinetti, Sui nostri dubbi. Marcello Guerra, su Ebrei erranti di J. Roth. Mahamud Darwish, poesie. Interventi: Salvo Leonardi, Sul reddito minimo garantito. Franco Toscani, Filosofia e vanità filosofica. Donatella Zazzi, Su Paura e amore di M. von Trotta. Ennio Abate (Zichilibò), Cara Donatella ( commento critico al suo articolo). Area d’incontro: Giancarlo Majorino a cura di Anna Ditel. Spazio aperto. Letteratura: Poesie di Luca Ferrieri, Erregi, Dario Sciunnach. Contro la rimozione. Citazioni scelte.

Giugno 1990 (secondo numero stampato e non fotocopiato)

La redazione, Numero 7, numero 8 (sulle difficoltà della rivista). Anonimo (ma Ennio Abate), Il comunismo? Sì, il comunismo (Sintesi di lettura di “Le verità nomadi” di Negri e Guattari). Sergio Bologna, Le trasformazioni del lavoro (Intervento in un incontro a Cologno Monzese del 23 aprile 1990 organizzato dall’Associazione culturale Ipsilon). Alberto Magnaghi, Rinaturalizzare la periferia. Giorgio Del Corno e Ezio Radaelli, Caratteri della pianificazione e dello sviluppo a Cologno Monzese. Anonimo (ma Luca Ferrieri) , Primi appunti per una ecologia della lettura. Contro la rimozione, Citazioni scelte.

 «Laboratorio Samizdat» è stata una rivista ispirata al pensiero comunista (marxismo critico) della Nuova Sinistra, che a Cologno era stato rappresentato negli anni Settanta prima dal «Gruppo operai e Studenti» e poi dalla sezione di «Avanguardia operaia». Fu preparata - in una prima fase “in casa” (fotocopiata) e solo negli ultimi numeri stampata - a Cologno Monzese e diffusa a mano. Fra il 1986 e il 1990 uscirono, oltre al numero zero di prova, 8 numeri. In redazione: Ennio Abate, Roberto Fabbri, Erica Golo, Eugenio Grandinetti, Roberto Grossi, Marcello Guerra, Roberto Mapelli, Donatella Zazzi.

2 pensieri su “Ripensare Cologno Monzese nel 2022 (3)

  1. SEGNALAZIONE DA FB

    Salvo Leonardi
    25 m ·
    Gradito, quanto del tutto inatteso (avantieri), mi giunge dal passato remoto il ricordo di una mia collaborazione giovanile per la rivista “Laboratorio Samizdat”, uscita fra il 1986 e il 1990, grazie all’impegno e all’entusiasmo militante di alcuni “intellettuali periferici” della cintura milanese, ispirati al pensiero comunista della Nuova Sinistra e al marxismo critico di autori come Lukacs, Benjamin, Fortini. Fra questi, il mio amico Roberto Mapelli, oggi animatore del centro di iniziativa politica ed editore di “Punto Rosso”, ed Ennio Abate, a cui grato devo ora personalmente questo ricordo, avendomi rintracciato, in vista di una probabile pubblicazione di tutti gli 8 numeri della rivista, già nei prossimi mesi. Come scrive lo stesso Abate, ripercorrendo quella stagione: “La rivista era letteralmente fatta in casa, impaginata con la lavagna luminosa e distribuita in modi del tutto artigianali fra amici e conoscenti ai quali riuscivamo ad arrivare”. Franco Fortini in persona riceveva la rivista, restituendo le sue preziose impressioni e i suoi suggerimenti.
    Per quanto mi riguarda, ci scrissi due volte; nel 1987 e nel 1988. Nel primo caso, con un articolo – ovviamente molto di sinistra – sulla c.d. “socialdemocratizzazione” del PCI, dopo il suo XVII Congresso, a Firenze, nell’aprile del 1986; il raffronto, stigmatizzante, veniva svolto in particolare con la SPD tedesca (il dibattito avviato, allora, dagli scritti di Peter Glotz) e con la SAP e il movimento sindacale svedese (democrazia industriale e Piano Meidner). Il secondo è un testo sul reddito minimo garantito, frutto delle mie letture – allora specialmente di André Gorz e Claus Offe – e discussioni sul tema, col mio professore, Pietro Barcellona.
    Devo dire che, tutto sommato, a rileggerli a 35 anni di distanza, mi paiono ancora scritti abbastanza dignitosi. E in ogni caso, pure al netto delle inevitabili ingenuità che si addicono a quella età – anagrafica e militante –, non tali da doverne provare imbarazzo. Avevo, rispettivamente, 21 e 22 anni. Ammetto che neanche allora quegli interessi e quelle letture compulsive fossero già più merce comune fra i miei coetanei. Il ’68 era trascorso ormai da 20 anni e il ’77 da 10; in pieno riflusso, era il tempo delle mele, dei “paninari”, delle spalline e della nuova televisione trash berlusconiana. E se i compagni di Cologno Monzese, a metà anni ’80 – che a due passi da Milano, si scrivevano personalmente con Fortini, Agassi e La Grassa – si definivano “intellettuali periferici”, provate a immaginarvi come ci si doveva sentire a Riposto (CT), solo a provare lontanamente istanze e curiosità simili. Ma la distanza con l’oggi mi pare comunque siderale; sotto pressoché tutti i punti di vista possibili. Non ultimo, il fatto che, diversamente da allora, oggi per la prima volta nella storia degli ultimi due secoli, e di sicuro da quando la gioventù è divenuta una categoria sociologica, il libro – nella forma della saggistica politica e socio-economica, in particolare – ha perso, anche fra i ceti tradizionalmente più scolarizzati, ogni primato e centralità nei percorsi di socializzazione secondaria delle ragazze e dei ragazzi. Nella formazione della personalità e della consapevolezza, individuale e collettiva, del proprio esserci nel mondo. Surrogato, ma temo molto malamente, dal web, dai social, dagli influencers e dai tiktokers.

    Nota di E. A.

    @ Salvo Leonardi
    Grazie di questo commento pubblico.
    P.s.
    Solo minime precisazioni quando scrivi qui: “che a due passi da Milano, si scrivevano personalmente con Fortini, Agassi e La Grassa”.
    ‘Agassi’ penso sia Agazzi. Non so se allora Roberto Mapelli o altri si scrivessero con lui e La Grassa. Io solo con Fortini. Con La Grassa sono entrato in dialogo molto più tardi (attorno al 2010) su Poliscritture.

  2. ‘Laboratorio Samizdat’: dai titoli, gli argomenti e i temi trattati tutti molto aggiornati e attenti ai problemi, persino precursori di soluzioni che in questi decenni non si sono realizzate o solo per tentativi perchè la storia ci ha riportato molto indietro…a passo di gambero. Mi colpisce molto anche la cura riservata all ‘oggetto’ in sè della rivista-laboratorio, nella sua parte grafica di disegni e foto in bianco e nero, particolarmente efficace e tipica di un’arte primitiva e artigianale. Niente fa pensare ad un ‘prodotto’ in serie… Sono trascorsi solo pochi decenni, ma la distanza dalla modalità attuale di fare rivista o giornalismo appare siderale, come sottolinea Salvo Leonardi, piu’ o meno come entrare in punta di piedi nelle grotte di Lascaux…

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