“la periferia come Magazzino della grande città”

RIPENSARE COLOGNO MONZESE NEL 2022 (5)

di Ennio Abate

Tra quanti (abitanti a Cologno) risposero al Questionario di «Laboratorio Samizdat» del 1987 ci fu F. N. Non so se sia ancora vivo, se abbia voglia o meno di far pubblicare oggi la sua risposta e lo indico con le iniziali di nome e cognome. Che si distingue dalle altre, a volte telegrafiche e spicce, per l’attenzione ai fenomeni sommersi (soprattutto la delinquenza e il mercato della droga di allora) da lui vissuti da vicino; e anche per un certo scetticismo meridionale sulla possibilità di migliorare davvero le condizioni di vita in periferia. Ho mantenuto la forma discorsiva che F.N. diede alla sua testimonianza, semplificando solo alcuni termini e l’ortografia. [E. A.]
Egregio signor Abate, vorrei evitare di rispondere passo per passo al questionario perché vedo la necessità di fare un unico commento, prendendo ottimo spunto dalle domande elencate. Alla numero 1 [Consideri Cologno Monzese una città. Si, no, perché?] rispondo senza esitare: no; ed il perché è presto detto: la poca funzionalità di qualsiasi centro di ritrovo socioculturale che a mio avviso grava moltissimo nell’ossatura di una piccola-media comunità come Cologno. Forse alcuni anni or sono vi era un punto, o per meglio dire un centro ove la “nouvelle vague” colognese[i]avesse il tempo materiale per sviluppare le proprie idee-esigenze, ma poi tutto tornava a fare gli interessi interessi di pochi ed impreparati intimi. (Mi riferisco al «Babilonia»[ii]e non solo). Ancora oggi. se proprio vogliamo parlare di altre forme dell’interesse [culturale]di massa colognese, sottolineo la mancanza di cinematografi o perlomeno di “ teatrini” e cose di questo genere. [Mi esonero dal] tracciare qualsiasi profilo sia dei locali che dei frequentatori di bar o birrerie.
Per quanto riguarda gli aspetti negativi [di Cologno], uno va per forza detto: la delinquenza, frutto primario di un traffico di Droga a dir poco eloquente quanto visibile. Anche se non ho vissuto in modo intenso questa esperienza, ho potuto vedere e purtroppo continuo a vedere i segni [negativi] inconfutabili sulla pelle di gente che mi è vicina o di altra [gente] che mi è stata vicina. Questa è la negatività più opprimente e stressante. [Su tale problema] Cologno non ha mai [avuto] un periodo di tregua; e, diciamolo chiaramente, nessuno ha fatto molto perché ciò accadesse. Avendolo vissuto in prima persona, confermo l’invalidità [=inefficienza] di istituzioni a riguardo: centri sociali e sanitari. Questo pertanto è un aspetto che ha fatto sì che Cologno si guadagnasse l’appellativo, peraltro non per tutto sbagliato, di Ghetto, e Dio solo sa se non se lo merita.
Il terzo [aspetto] negativo di Cologno credo sia la scarsa informazione, cioè [la mancanza di un giornale]. Non pretendo un quotidiano, anche se non sarebbe una cattiva idea. Forse, e sottolineo ‘forse’, c’è un certo Diario,[iii] ma credo si limiti a “ben” informarci a livello comunale. Oppure a far sapere alla gente che sono state sorprese due “vittime” della droga, mentre si stavano bucando dietro un cespuglio sotto gli occhi di tutti. E in questo caso, allora, prima pagina, quattro colonne, nomi ed indirizzi. Questa [notizia] viene spacciata alla gente come un incredibile scoop! Questa non credo sia informazione. E lo conferma il fatto che da tempo ormai immemorabile si ricorre [soltanto] al volantino o al manifesto appiccicato al muro; e questo fa sì che la gente vive fisicamente a Cologno ma abita [con la testa] a Milano.
Quali gli aspetti positivi di Cologno? Ammetto che questa è stata una domanda che mi ha fatto molto pensare; e sono giunto ad una conclusione, forse ovvia, forse solo non compromettente tanto rispondere mi viene difficile o quasi impossibile. Forse [ce n’è] uno solo che le racchiude tutte e tre; cioè le amicizie che hanno spaziato dalla politica, [avendo io frequentato] sedi di opposte fazioni (destra e sinistra) molto marcate ma vuote di ogni orizzonte [ideale].
[C’è poi l’esperienza che ho fatto della] Cultura, ma con carattere alternativo. Difatti, credo che a Cologno esistano delle buone menti; purtroppo poco o quasi per nulla prese in considerazione. Ma comunque [questo della Cultura] per me [è un aspetto] significativo, [perché mi ha permesso] una sorta di confronto con alcune di [queste menti]. [È] un importante lavoro di cultura sommersa che solo negli ultimi anni sta avendo una sua forte presenza, [pur] fra i mille spauracchi che questo discorso si porta dietro da tempi immemorabili.
Ho sempre definito la periferia come Magazzino della grande città, [che] in questo caso per noi è Milano. Un confronto [con altre città] non credo sia semplice, perché credo che Cologno rientri [nella dimensione] di Hinterland. Se poi [la] si vuole intendere [come] città, credo non ne valga neanche la pena. Forse c’è una [minore presenza] di verde, ma in questa direzione anche Cologno si sta muovendo, tanto che credo che manderemo i nostri figli, quando sarà, a studiare ai parchi giochi.
Non credo di avere sentimenti particolari verso Cologno, ci abito e questo è tutto quello che provo. Per quanto riguarda la mia attenzione per Cologno [dico che] è diminuita, ma spero di non dovermi più allontanare per andare a cinema o, chessò, a bere una birra in centro ( a Milano). Ripeto: è sicuramente diminuita, ma un occhio ce lo butto ancora.
Per quanto riguarda le domande 6 e 7 [quartieri di Cologno frequentati e conosciuti]. Non ho mai trovato [a Cologno] niente di così stimolante da darmi un’idea o immagine [entusiasmante] di Cologno. Non ho mai giudicato in fretta una zona, un angolo, o, come dice lei, un pezzo [di Cologno], anche perché non si lascia molto giudicare nell’insieme. O, per meglio dire, non dà spunti alla fantasia [come accade a chi fa vita] metropolitana. Molti pezzi di Cologno hanno cambiato faccia, ma solo sotto il profilo estetico [più]squallido. Ho visto soltanto una corsa all’appalto selvaggio. Case e palazzi non si contano, [ma] i servizi [necessari] in pratica [non sono] mai stati edificati. La metropolitana? La tangenziale? Canale 5? Il problema casa? O quello urbanistico interno? Le concessioni [di spazi] per scopi culturali [sono] inesistenti. Come le giudico? Soffocanti! Utili le case certo! Ed il centro storico dove andrà? Forse questi [sono]i problemi [irrisolti che ci mettono] al di sotto di graduatoria [rispetto] ad altri agglomerati urbani. Sì, certo, Cologno è inconfutabilmente periferia milanese, anche se vive una vita a sé, ma non possiamo negare che è un polmone gentilmente offerto dai colognesi [a Milano]. Non pochi sono coloro che fanno girare le arterie della Grande metropoli. E di conseguenza è giusto che sia periferia o, come ho detto prima, Magazzino di manodoperaCostruire un’immagine nuova di Cologno potrebbe essere fattibile, ma si dovrebbe lavorare non poco. Io credo che la direzione da prendere sia politica, per far sì che tutte le altre [attività], come la cultura, l’economia, l’ecologia, possano avere risultati plausibili e [certi]. [Anche se oggi] alla base [della politica] c’è una male-organizzazione, che prendendo spunto dai “Palazzi romani”, punta soltanto ad una ristrutturazione dell’estetica cittadina pensando così ti portare aiuto ad un città come Cologno, ove [esistono] ben altri problemi e disfunzioni, che forse sono volutamente non visti [dagli attuali politici]. Sappiamo come funziona tale sistema. Anzi, mi correggo, come non funziona.
Non so chi sia il più indicato a ristrutturare Cologno Monzese, ma voglio esprimermi con una frase non mia; e [dire], cioè, “Cologno è dei colognesi”. Che ci pensino loro! Ed io [sarò] fra questi, se un qualcosa dovesse accadere in questo senso. Comunque, a parte una plausibile – oserei dire – forma di pessimismo, non credo che [la vita a] Cologno sia così malvagia. Anzi, credo che possa sicuramente migliorare. Ma bisogna cercare una collaborazione non poco intensa. Se a Cologno ci fosse una precisa [ e ben definita] fonte di informazione su questi ed altri punti, forse qualcosa potrà essere rinnovata. Ma spesso dimentichiamo una forma di mentalità o Cultura di radice, se così posso esprimermi, meridionale; di conseguenza conservatrice, restia alle esigenze comunitarie [e] sviluppata [invece]in forma di necessità esclusivamente personale. La gente di Cologno ha una visione del proprio futuro che si riassume in[poche cose]: una casa, un lavoro, un paio di figli da sposare e giungere alla pensione in modo sereno. Mentre per coloro che potremmo definire nuova generazione la riforma più eloquente del futuro in Cologno è proprio andarsene.

Note
[i] Col termine francese di «nouvelle vague» (un movimento cinematografico francese nato sul finire degli anni cinquanta del Novecento) intende quanti a Cologno erano aperti alle novità e al cambiamento.
[ii] Birreria- tavola calda aperta in Via Sormani nel1979 da alcuni protagonisti dell’esperienza del “Circolo La Comune” e della Libreria CELES.

[iii] Io non ricordo un periodico con questo titolo. Se altri ne sanno qualcosa, me lo facciano sapere.

* Foto di E. A.

 

 

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