Fofeggiare pallido e assorto (2)

Goffredo Fofi, Su Danilo Montaldi, una testimonianza
in «Lasciare un segno nella vita. Danilo Montaldi e il Novecento»
a cura di Goffredo Fofi e Mariuccia Salvati (1)

Stralcio:

di Samizdat
Finito di leggere adesso. Che delusione.
Non si può, nel 2022, ripercorrere la vicenda umana, culturale e politica di Danilo Montaldi solo per lodare la sua curiosità intellettuale e la sua libertà di esplorare cosa stava cambiando (allora) nel mondo.
Né fermarsi al 1975 senza un cenno a tutti i discorsi critici sulla sconfitta delle ipotesi (operaiste, marxiste-leniniste, lottacontinuiste) degli anni ’60-’70 che in questi cinquant’anni pur sono stati fatti.
O smarrirsi nei ricordi amicali e personali (Marilù Parolini «di cui in tanti ci siamo invaghiti») o nell’esibizione di una sfilza di nomi personaggi famosi.
E, infine, neppure riproporre tale e quale il Gramsci degli intellettuali organici, esperti e rossi e “non indipendenti” che dovrebbero provenire dalle classi subordinate ( e trascurando – guarda un po’! – che Gramsci fu fondatore di un partito comunista).
E questo è uno che Montaldi l’ha conosciuto e ci ha collaborato!
Finisco di leggere l’intero libro e poi ci torno su.
APPENDICE

MEMENTO 1

Mi parla anche del convegno su Montaldi che si preparerà in primavera (“Magnaghi farà un intervento su “Milano, Corea”, io la storia del gruppo di Cremona, se ci sarò. Altrimenti ci siete voi…”). Ci ritroviamo un attimo in disparte noi due soli in cucina. Il discorso cade sulla situazione di impotenza politica e sul fallimento della sinistra. Gianfranco mi dice che Danilo forse se lo sentiva addosso. Mi racconta del suo ultimo incontro con lui a Cremona, prima che partisse per le vacanze da cui sarebbe tornato morto. Si videro in un’osteria. Danilo era taciturno. Quando uscirono in strada, dopo che si erano già salutati, Danilo lo richiamò per dirgli: «Sai cosa è stato il nostro lavoro politico? Io e te abbiamo cercato di fermare una valanga con un dito…».

( DA https://www.poliscritture.it/2020/07/29/ricordando-gianfranco-fiameni/)

MEMENTO 2

Quando parlo di operaismo preciso che non mi riferisco solo all’esperienza di gruppi e teorici “di scuola”, come Tronti, Negri, Bologna e altri. Operaista in senso lato furono dopo il ’68-’69 tutti i gruppi extraparlamentari da Ao a LC al Pdup; e persino il Pci si travestì da operaista (e non a caso attirò Tronti e altri ex operaisti).
Di certo Montaldi non condivise le ambiguità e certi sbilanciamenti o in senso – come si diceva allora – spontaneista o in senso burocratico con cui i gruppi extraparlamentari affrontarono la questione fondamentale e rimasta irrisolta del rapporto classe/partito.
Anche in lui la tematica del partito era ben presente (ma tra ’69 e ‘70 tutti – da Potere operaio agli ex trozkisti, al Manifesto agli m-l – si affannarono su questa idea). Egli bocciò però i modi concreti, le scorciatoie, le scopiazzature che vennero intraprese e che con i fallimenti successivi hanno azzerato e messo al bando il problema stesso nel dibattito politico.
La sua riflessione si arrestava prudente di fronte alla schematicità di quelle riproposizioni. E ciò prova ancora una volta che quel mito-storia della rivoluzione russa non operava necessariamente a senso unico; che, dall’esperienza proletaria, Montaldi traeva correttivi che altri non seppero trovare.
La forma del gruppo d’intervento locale (il Gruppo di Unità proletaria, il Gruppo Karl Marx) su cui si attesta, pur fragile in sé, gli parve forse preferibile.
Si potrà anche dire che malgrado tutto i gruppi extraparlamentari ebbero il merito di provare a fare praticamente il partito, a vedere se ancora quella forma funzionava, di non fermarsi a una discussione dei suoi “protocolli” (Poggio) come fece Montaldi con il Saggio sulla politica comunista in Italia (1919-1970).
E anche pensare che Montaldi, quando si pose solitariamente e seriamente il compito di scrivere quell’opera rimasta incompiuta, fosse davvero a un punto di svolta e magari di fronte a una crisi, perché il passaggio dal sociologico al politico tout court, dall’inchiesta alla riflessione su dirigenti e linea di partito è brusco e senza approdi certi.

( DA https://www.poliscritture.it/2021/04/12/montaldi-riletto-nel-2006/)

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