Prossime elezioni. Stato d’animo

Il meno peggio in questo contesto non c’è. (Forse non c’è mai stato). Meglio morire avendo almeno una qualche memoria del meglio che in qualche epoca c’è stato (da noi almeno Resistenza e ’68-’69). E fissarlo come si può (come in quei barattoli nascosti nei lager e poi ritrovati da quelli venuti dopo): verità dei vinti, ma irrinunciabile. La schiuma resta schiuma e non va scambiata per gli oceani.

Appendice

SE LA DESTRA-DESTRA VINCE NON TUTTO È PERDUTO. MA C’È UN RISCHIO VEROdi Marco Bascetta

1.
è possibile immaginare come andrà a finire. Una vittoria consistente della destra, ma insufficiente a smuovere il menhir della Costituzione, a meno che qualcuno non voglia senza troppo clamore dare una mano
2,
QUANTO AL CENTRO-SINISTRA, sulla sua capacità di recuperare credibilità e consenso dopo anni di politiche liberali ben più incisive dei modesti correttivi che le venivano talvolta affiancati ogni dubbio è lecito. Per non parlare del mestiere dell’opposizione, ben difficile da esercitare avendo da tempo reciso ogni relazione con le insorgenze sociali e promosso un personale politico autoreferenziale e geneticamente moderato.

3.
la destra-destra potrà agevolmente arrecare numerosi danni, anche se non sembra all’orizzonte l’instaurazione di un regime. Il modello autocratico di Orbán, oggi osannato dalle nostre destre, o quello più articolato del nazionalismo bigotto polacco, difficilmente potrebbe essere riprodotto in una società piuttosto conflittuale e divisa come quella italiana, scettica, diffidente e largamente insoddisfatta. Meno sensibile alla coesione ideologica e dove il revanscismo nazionale supera raramente il livello della chiacchiera, soprattutto quando rischia di toccare il portafoglio.

4
IL PERICOLO MAGGIORE, in presenza di una crisi lunga, profonda e potenzialmente devastante sul piano sociale, malgrado i pochi indicatori positivi che la propaganda si sforza di pescare nella più effimera contingenza, è che in Europa i falchi nordici e la retorica della «frugalità» riprendano quota, una volta sospinta la pandemia nell’oblio e nell’ordinaria amministrazione, spianando la strada a una infernale combinazione di nazionalismo e austerità.

5.
è più che probabile che il grosso si terrà lontano dalle urne. Non per intrinseco nichilismo o indifferenza, non per consumata sfiducia nei confronti della democrazia, ma perché si è convinto che la politica sia fuggita altrove, lontano dalla geometria elettorale e dalle sue giravolte.

6.
non tutto è destinato a esaurirsi con una affermazione elettorale della destra-destra. Sui due terreni sui quali questa svilupperà la sua offensiva, quello del disciplinamento della forza lavoro e quello della repressione ideologica delle scelte di vita, possono scendere in campo una intransigente resistenza sindacale e un radicale movimento antiautoritario. Chi non crede più nella capacità dei partiti di difendere ed estendere la democrazia (l’una cosa non si dà senza l’altra) dovrebbe fin da ora attrezzarsi per questo. Cominciando col gettare anche qualche pietra nello stagno della campagna elettorale.

 

8 pensieri su “Prossime elezioni. Stato d’animo

  1. mah! mi sembran vanvere:
    – il centro-sinistra non c’è; quel poco che c’era si è dissolto lasciando un centro destrorso ( la differenza principale tra il programma del PD e quello di FI sta nell’attenzione spasmodica che il primo porta alla schwa) : parlano di ‘agenda Draghi’ sapendo che gli italiani hanno memoria corta (v. lettera in cui dalla BCE imponeva la distruzione dello stato sociale e la privatizzazione di tutto il pubblico….) grazie anche al monogiornale disinformante
    – come ormai da molto tempo a questa parte non c’è nessun rapporto tra ‘tattica’ e ‘strategia’ , non foss’altro per la sparizione della seconda. Ergo le scelte elettorali hanno criteri puramente pragmatici e contingenti
    – votare PD coprendosi dietro l’opportunista Fratoianni è un esercizio infantile: è sempre votare Nato
    – la proposta migliore mi sembra molto classica: leggiamoci i programmi di ciascheduno e vediamo quello che ci garba di più; con l’unica esclusione delle forze le cui percentuali sono da prefisso telefonico: il menopeggio mi sembra che ne sbuchi automaticamente

    1. Sono “vanvere” se l’unica prospettiva è quella di attendere dall’alto delle forze partitiche progetti e iniziative. Poi ci sono non solo le/i votanti, ma anche quelli cui si rivolge il punto 6, solo magari “getta[ndo] anche qualche pietra nello stagno della campagna elettorale”.
      Sull’errore marchiano della Meloni per esempio, che pubblica il video dello stupro della povera ucraina da parte del truce nero -immigrati tutti e due!-, e spara sulla “sinistra” per averla attaccata sul video pubblicato, giustificandosi (excusatio non petita, accusatio manifesta?) che “però aveva pixelato il volto” (e gli urli?). Va sottolineato il suo errore ignobile per dire, a quelle incerte-quasi-favorevoli a votarla “perché è una donna”, che… il sangue non è acqua, e che quello che sei alla fine ricompare sempre.

  2. SEGNALAZIONE

    Sandor Kopacsi

    Il senso della destra per le elezioni

    Di recente la bancarellara ha dato il meglio di sé mettendo nello stesso sacco alcolismo, bullismo, anoressia, tabagismo ecc ecc come comportamenti devianti da correggere con lo sport (inteso come anticamera del lavoro coatto). Ora, è appena il caso di notare che se a questa panzana si desse seguito (e la pesciarola proponesse dunque davvero di vietare alcol e fumo) ci sarebbe un’immediata insurrezione generale, a partire dal Veneto, dove mettono la grappa anche nel biberon dei neonati. Ma ovviamente non è questo il punto.
    Il senso delle sparate della nostalgica di Predappio non sta nel contenuto, aria fritta di cui nessuno si ricorderà a 24 ore dalla chiusura dei seggi, il senso è che dice ai propri elettori: vedete, sono coraggiosa, non mi vergogno di proporre di aprire lager dove mettere immigrati e disoccupati, ciccioni e fumatori. Attenzione, il punto non è FARE, ma proporre. Ciò che un governo di destra farà dipende dagli ordini che riceverà da Washington, Francoforte e Bruxelles (in questo preciso ordine), ma non si vincono le elezioni dicendo saremo i più bravi a prendere ordini. Si vincono le elezioni mostrandosi risoluti sulle proprie battaglie ideologiche, anche se persino la base di destra sa che sono battaglie che moriranno all’alba, perché il tema non è appunto di contenuti ma di narrazione e risolutezza. Per questo inseguire la coattona suprema sui contenuti fa ridere e fa il suo gioco (così come dire: ah ma allora non rinneghi esplicitamente il mascellone? No, ma va??), così come proporre discorsi astratti di civiltà, utili come far notare a una tigre affamata che mangiarci le potrebbe far aumentare il colesterolo.
    Il fu centrosinistra oppone alla narrazione borgataro-predappiana cose come: le vostre proposte non hanno copertura finanziaria, sono demagogiche, sono contro l’Europa, ossia stanno dicendo in sostanza: noi sappiamo già gli ordini che arriveranno e facciamo campagna elettorale in base a quelli. Sono passati 30 anni dal famoso milione di posti di lavoro propagandati dal datore di lavoro dello stalliere mafioso e non hanno ancora capito come funziona il mondo…

    1. Stati d’animo… Tra contenuti-aria fritta e sappiamo già quali ordini arriveranno.
      Con questi desolanti stati d’animo ci stiamo già suicidando.

  3. Non “ci stiamo già suicidando”. Le metafore ci ingannano. Abbiamo una grande difficoltà a riorganizzarci e a rispondere con un noi decente e visibile agli ordini che sono già arrivati.

    1. Nemmeno io mi asterrò, ma dubito che un voto al partito di Conte (con le “istanze pauperistiche” e la “riluttanza” alla spesa militare e all’oltranzismo Nato) lo renderebbe “soggetto interessante” all’opposizione. Se manca una opposizione reale nelle lotte del lavoro: tuttavia alcuni segnali si sono visti e si vedono.

  4. SEGNALAZIONE

    Augusto Illuminati

    Riflessioni settembrine

    Opinione strettamente personale. La fine del governo Draghi è un sottoprodotto dell’offensiva convergente delle destre e del Pd per liquidare il M5S e spartirsene gli elettori. Le prime, razionalmente, per bloccare il reddito di cittadinanza e il salario minimo nonché per accelerare promettenti elezioni anticipate e stroncare l’ipotesi di un Draghi bis nel 2023, il secondo per bloccare ogni velleità di agenda a sinistra del Pd e soprattutto per tacitare ogni dissidenza parlamentare rispetto ai dettami dell’ interventismo atlantista in Ukraina. Magari il M5S non era così pericoloso, ma tant’è. Con la scissione pilotata di Di Maio e la provocazione del l’inceneritore romano Letta contava di spezzare la schiena al neonato aggregato di Conte e disciplinare il “campo largo” alle direttive NATO. Non faceva però conto sull’istinto di sopravvivenza del M5S e sull’uso che le destre avrebbero fatto dell’operazione per rovesciare il governo Draghi e costringere a immediate elezioni un Pd isolato. Una disfatta strategica che il 25 settembre ratificherà con numeri temo impressionanti, conferma elettorale di una sconfitta politica e sociale.
    Al culmine di un ciclo reazionario e della disgregazione della sinistra, aggravata da una legge elettorale che annulla la rappresentanza delle minoranze o le costringe a innaturali coalizioni, l’astratta razionalità indurrebbe all’astensione, mentre il sentimento spingerebbe a simpatizzare con il volenteroso entusiasmo di UP-De Magistris e non ho nulla da obiettare ai compagni che compiono queste opposte scelte. Personalmente, tuttavia, avrei molti rimorsi, dopo la vittoria di Meloni, per essermi astenuto e non me la sento di replicare l’ennesimo voto testimoniale, sopra o sotto il 3%, in assenza di un ciclo di lotte che convalidi i benintenzionati programmi – non siamo nella situazione francese, per ora è purtroppo. L’unica formazione in grado di pesare politicamente a sinistra del Pd – per quanto confusionaria e neppure di sinistra – è al momento il partito di Conte, con le sue istanze pauperistiche e la sua riluttanza alla spesa militare e al l’oltranzismo Nato. Purtroppo i poveri ci sono e pure la guerra. Io mi accontento e capisco chi la pensa diversamente (non chi chi si accoda alla volpe guerrafondaia che guida il Pd). Ritengo infine che un successo a due cifre di Conte non solo mostrerebbe il suicidio lettiano sull’ uninominale, ma potrebbe costituire un soggetto interessante all’opposizione nella fase che si apre con la gravissima crisi economica e sociale di autunno e l’avvento al potere dell destra estrema. Opinione, ripeto, tua personale. Rigorosamente…

  5. SEGNALAZIONE

    Riordinadiario 1983

    Tre citazioni da «Verifica dei poteri»

    « oggi, quando la condizione di” emigrato interno” è l’unica condizione possibile dell’intellettuale che non abbia rinunciato alla prospettiva socialista» (pag. 170)

    « questo vale per chi, persuaso della fine di ogni patria visibile e rinunciando ad ogni ’casa del popolo’, ad ogni calore umano, insomma ad ogni pubblico, anzi alla vita, se si vuole, nell’attesa che gli venga restituita, sa che quella gli può venire solo dall’ordine del Comunismo» (pag.189)

    « l’uomo può, anzi deve ormai, rimettere continuamente in discussione il fatto che lo Lega al suo gruppo, classe e nazione (e al suo genere stesso) in un moto di rifiuti e di accettazioni successive e responsabili, che esclude la ‘scommessa’ senza tuttavia eliminare il rischio. Come quel beato eremita senese che s’era ritirato in un deserto, il “deserto di Accone”, fuori d’ogni società umana, ma non sì che all’orizzonte non potesse tuttavia scorgere la lontanissima torre comunale della sua città, e in quella, quando una pestilenza ebbe a richiedere la sua pietà, ritornare per agire e morire.»
    (pag.229)

    (da F. Fortini, Verifica dei poteri, Il Saggiatore, Milano 1965)

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