Una poesia e alcuni pensieri di Eugenio Grandinetti


Oggi forse  si può andare sulle pagine FB degli amici morti come una volta i nostri antenati andavano ai cimiteri? Non so quanto regga l’analogia. Ma ho voluto dare ancora un’occhiata a quella di Eugenio  Grandinetti e ho raccolto alcuni dei suoi ultimi post.

 

12 gennaio 2019

è stato pubblicato ieri un articolo interessante di Michele Salvati a proposito del divario sempre crescente tra nord e sud. bisognerebbe forse approfondire maggiormente l’argomento e magari trarne delle conclusioni molto più spietate di quelle che con garbo ha tratto Salvati: in particolare a suo tempo non si è trattato di una unificazione dei vari stati italiani ma della conquista del regno delle due sicilie da parte del regno sabaudo, con conseguente assoggettamento di tipo coloniale della regione conquistata. Le conseguenze non potevano che essere sfruttamento dei beni coloniali e azzeramento delle altre attività produttive che non fossero quelle del primario e soprattutto instaurazione di un rapporto in cui la parte sottomessa rinunziasse ad ogni sua dignità e ad ogni suo diritto per mendicare solo una forma minima di sopravvivenza. Naturalmente con delega a qualche capobastone che mantenesse, dapprima con una feroce repressione (vedi legge Pica) poi col sistema del bastone e della carota la massa dei colonizzati. Naturalmente le risorse totali dovevano servire solo per lo sviluppo dello stato dominante. e così lo sviluppo delle attività secondarie e conseguenti spese per ammodernamento (ferrovie, rete stradale, sviluppo portuale ed aereo, ospedali etc,) sono state fatte solo per la parte dominante: qual è oggi il rapporto ferrovie e ed autostrade o strade ad alta velocità per kilometro quadrato al nord e quale al sud? e le grandi opere di cui adesso si chiede il compimento (tav , gronda, pedemontana e simili) non sono previste solo per il nord che pure è già tanto privilegiato rispetto al sud?  vorrei che altri continuassero queste mie riflessioni.

20 gen. 2019

altri naufragi, altri morti in mare: anti. chi sono i colpevoli? noi che viviamo a fatica in questo nostro mondo pure ci sentiamo colpevoli di fronte a questi disperati che mettono a repentaglio la vita per sfuggire a guerre, repressioni, miseria: ma cosa possiamo fare? chiedere che si scoprano i colpevoli. Certo, il nostro ministro dell’interno dice che colpevoli sono gli scafisti e i mercanti di schiavi e che lui vuole combatterli: Ma come? lasciando morire a migliaia i disperati? forse si potrebbe attivare sollecitando accordi internazionali, ma non mi pare che finora lo abbia fatto: si è limitato a guardar morire i disperati. ci sarebbe l’unione europea che forse-se non farsi carico dei profughi – almeno potrebbe farsi promotrice di una seria indagine internazionale per scoprire e punire scafisti e mercanti di schiavi: ma non mi pare abbia mai mosso un dito per farlo. ci sarebbe l’onu, che è un organismo che costa un’infinità di soldi per attestare la diseguaglianza fra gli stati. ma non potrebbe almeno farsi carica di scoprire e punire i colpevoli di queste stragi? non è competente? e di che cosa è competente? certo i colpevoli siamo noi che mandiamo al potere questa gente, a partire dal nostro parlamento ,da quello europeo, dall’assemblea generale dell’onu. tutti posti dove c’è gente che guadagna un sacco di soldi perché svolge un lavoro di grande fatica e di grande responsabilità (che sarebbe poi quello di percepire grossi emolumenti) e scaricarsi di ogni responsabilità delle ignobili stragi che con guerre e associazioni di malaffare tollerate se non aiutate a cui ogni giorno è sottoposta la povera gente.

 

26 gennaio 2019

tanti auguri a landini e alle sue buone intenzioni: credo però che il potere del sindacato derivi dal potere dei lavoratori e il potere dei lavoratori derivi dalla loro conoscenza e quindi dalla loro insostituibilità: oggi però le conoscenze lavorative sono state delegate a catene di montaggio e robot ed anche le conoscenze gestionali sono state delegate alle intelligenze artificiali. quel che resta ai popoli è il c.d. reddito di cittadinanza che è dato come obolo alle maggioranze perché acquistino i prodotti del lavoro robottizzati in modo che la casta dirigente continui a fare i suoi guadagni e ad aumentare la sua ricchezza: forse bisognerebbe inventare qualche altro strumento di lotta.

28 gen. 2019

è ben vero che i popoli oggi sono disorientati ed eterodiretti da entità molto pervasive e che quindi sono diventati scarsamente capaci di autogestirsi succubi come sono di un continuo bombardamento mediatico, ma non pensavo che si potesse giungere al punto tale che i capricci di un qualche ducetto condizionassero la vita di un paese. possiamo ancora dire di appartenere ad uno stato democratico senza però crederci veramente? e possiamo ancora dire di essere italiani senza vergognarcene? a chi l’ardua sentenza?

30 gen. 2019

si diceva un tempo in calabria che con la vecchiaia tre cose aumentano e tre cose diminuiscono. naturalmente, come spesso avviene in una cultura dialettale, il finale della favola era un po’ sconcio: adesso in questa società fortemente invecchiata trovere ancora che ci sono delle cose che crescono e delle cose che diminuiscono: cresce senz’altro la furbizia e diminuisce l’intelligenza; diminuisce l’attenzione all’utile sociale e cresce l’arroganza, diminuisce l’umanità e cresce l’egoismo e :e si può continuare perché il popolo continua a diventare sempre più vecchio ed imbelle.

4 pensieri su “Una poesia e alcuni pensieri di Eugenio Grandinetti

  1. … ragionando, forse per assurdo o ideale, immagino che un giorno in vecchiaia- o in qualsiasi altra età della vita- si possa sostituire l’aggettivo “impresentabili” in “presentabili” riferito agli abiti e “vivere” al posto di “sopravvivere”…Nel senso che tutti potessimo avere l’opportunità di abbandonare abiti paludati, cosi’ come la società richiede, e presentarci a nostro agio in ” vestiti ormai pieni di toppe/ dei mendichi che agli angoli di strada/ chiedono la carità di una parola/ o di un gesto gentile o di un sorriso/ per poter continuare a…” vivere senza perdere di dignità nella fragilità e tornare bambini bisognosi di parole e gesti gentili, di sorrisi…
    Una poesia, questa di E. Grandinetti, che leggo in double face e che sembra poi svilupparsi in precisi concetti nelle riflessioni che seguono, in cui il poeta toglie la maschera al potente, mettendone in evidenza la slealtà e la nullità, aspetti purtroppo comune al genere umano in generale…A salvarsi sembrano essere i mendicanti nella poesia e i poveri del Sud d’Italia e del Mondo…Grazie Ennio

  2. L’immagine del pensionato che sembra implorare qualcosa “agli angoli di strada” la ritrovo anche in miei versi degli anni ’80:

    Pensionato

    Passeggia sul marciapiedi.
    Albero stanco
    che protende sguardi
    per farsi sfiorare
    da qualche passante.

  3. In questi giorni Manni Editori ha pubblicato la mia ultima raccolta poetica “La rosa segreta – Velate assenze d’armoniche rime”. Nella sezione “Comete e comete” è presente questa poesia dedicata a Eugenio Grandinetti:
    Non ti illusero i boschi
    (A Eugenio Grandinetti)

    Non t’illusero i boschi di Belsito
    che, a un tempo miti e violenti, sapevano
    tra le sterpaglie e il sentiero smarrito

    perché due cuori congiunti tacevano
    quell’accordo abissale e doloroso
    che il figliopadre e il figlio intravedevano

    lungo il cerchio ontologico a ritroso.
    Fu poi la scuola bella di Telesio,
    a Cosenza, a chiarire l’ingegnoso,

    fine artificio, contro ogni vanesio
    immaginare il mondo,
    che natura ripete
    – non sempre eguale! -, sicché furibondo
    fa chi col dogma vuol spenta ogni sete.
    Ma tu anarchico mite
    ai sordomuti un bel meteorite
    accendi di parole
    non udite sotto il sole,
    per un sorriso forse mai più spento
    “come fumo nell’aria senza vento”.

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