Vederti è il romanzo (2)

KAZIMIR MALEVICH, 1878-1935
Female torso

di Donato Salzarulo

 I
 
A volte t’incontro dove non c’è
poesia, dove il tosaerba spiana
il prato di parole o le ortiche
pungono le idee seminate lungo
il sentiero.
 
Poi non contenta, mi parli
della tua passione segreta
della tua identità veicolo
di memoria e storia. Su tutto
di recente hai scritto deliziosi
quadretti. Vorresti mostrarmeli,
ma li hai sepolti nell’archivio
dei tuoi non detti.

 
                        II
 
Se il giorno apre spiragli,
se all’improvviso il tempo si ferma
nei tuoi occhi e un riverbero di luce
dona per un attimo la voglia,
d’uscire dalla vita coatta
allora il cuore freme
e sente la tua voce di latta,
travolta dalla follia della speranza.
 
Tu sei il respiro dell’attesa.
una visione di lava che lascia
la cenere vulcanica
sul fianco destro del monte
e rende la vita più fertile,
il teatro più fecondo.
 
           
                        III
 
Regalami la gioia, l’allegria
dell’incontro tra micro e macrocosmo,
tra la nascita sotto il Castello
e il mistero di quest’universo
in espansione, degli infiniti
mondi in continua creazione,
regalami il senso di una stella,
il perché delle galassie,
dei buchi neri, dei collassi
gravitazionali, della materia
e dell’antimateria. Amore e
ribellione, odio e pacificazione
 
(…)
 
Questa sera scrivo sul mare.
Buio nero all’orizzonte. Ho letto
di Moravia che lottava per
scongiurare l’inverno nucleare.
 
 
                        IV
 
«Vivere è un’abitudine» ha scritto
Anna da qualche parte. Vero.
Ma non è come bere il tè
ogni mattina o fare la passeggiata
pomeridiana. -  Oggi non ho potuto.
Il cielo era grigio ed ha regalato
un po’ di pioggia alla terra assetata. –
 
L’abitudine rassicura, ma toglie il fiato.
Per restare umani, occorre
imboccare l’altra strada.
 
 
                        V
 
Leggendo l’articolo sul Manzoni
di Fortini, viaggiavo senza dubbio
ad alta quota. Mi spostavo
da un cielo all’altro, da un grande
letto di nuvole alla visione
d’un oceano d’azzurro. E pensavo
a te, pensavo al nostro viaggio
verso la patria della rivoluzione.
 
Forse rischio di collocarmi fuori
dal tempo, se non faccio sentire
le sirene d’allarme, i boati
dei bombardamenti, i massacri
Non posso fare del romanzo
un’isola di perfezione
 
 
                        VI
 
 Del resto io stesso non conosco
granché il mio Dentro. Non per paura
o per timore d’imbattermi in qualche
bufera. Soltanto perché un oceano
è un oceano e chi ha tentato
una traversata sa che l’imprevisto
è dappertutto. E poi Il mio Dentro
è in continuo mutamento,
subisce un sollevamento ininterrotto
di pensieri emozioni sentimenti
immaginazioni, fantasie, sogni…
Un delirio che l’Io tiene a bada
a malapena
 
 
                        VII
  
Ho davanti l’orizzonte
di una metamorfosi che vivrà
senza di me, tra le alture
di un futuro sconosciuto.
 
Non mi manca il coraggio, non mi stanca
questa casa di fantasmi, questo
continuo camminare da sveglio
su un sentiero privo di meta.
 
Perché sei tu la mela, la mente
lieta del mio cuore.
 
(…)
 
Poesia è quest’interno ed esterno.
È ciò che la voce mi detta insieme
alla figura che mi aspetta,
l’incantesimo della tua malinconia,
la luna che segue la mia ombra
lungo la via del tempo ristretto
che m’avvampa.
 
La vita occorre donarla
per riscattarla dalla morte.
La lotta per il senso,
questa è la nostra sorte.

Nota: L’Anna del quarto quadretto è Anna Achmàtova.
 
Marzo 2023

2 pensieri su “Vederti è il romanzo (2)

  1. Qui è IL romanzo, l’accento cade su chi lo crea, non sul tu che lo interpreta. Chissà il terzo movimento cosa raccoglie (se sono solo 3). La sintesi del romanzo vivente mi parrebbe “Poesia è quest’interno ed esterno/È ciò che la voce mi detta insieme/alla figura che mi aspetta”.

  2. un poema complesso già dal titolo che suona come un enigma: “Vederti è il romanzo”…Rivolto alla poesia, a una donna specifica o alla donna in assoluto? Forse il poeta si rivolge alla “sua” donna, come alla Donna, ovvero al significato che le attribuisce…Come colei che riesce a dare un senso anche alla realtà vuota di senso, o che rischia di non averlo…Non le attribuisce la perfezione della donna-angelo dei poeti del dolce stil novo, non è l’angelo che fa datramite tra la terra e il cielo: è anche lei concreta persona vivente con i suoi limiti e contraddizioni, una realtà “in prosa” come un romanzo, eppure capace di ispirare versi..Llei come saldo ancoraggio alla vita: “Tu sei il respiro dell’attesa/ una visione di lava che lascia/ la cenere vulcanica/ sul fianco destro del monte/ e rende la vita piu’ fertile,/ il teatro piu’ fecondo.”
    Tuttavia la presenza della donna non gli è risparmiata la conoscenza degli orrori e delle brutture della realtà, anzi il poeta non lo pretende, vuole lucida la sua mente: i limiti di lei sono anche i suoi limiti di conoscenza, soprattutto del suo mondo interiore, il Dentro come un oceano insondabile…”Il romanzo” diventa una preghiera quando il poeta supplica: “Regalami la gioia l’allegria/dell’incontro tra micro e macrocosmo,/ tra la nascita sotto il castello/ e il mistero di quest’universo/in espansione degli infiniti mondi/ in continua creazione/regalami il senso di una stella…” Il poeta non tace la sua fragilità, la sua “dipendenza”…la sua forza sta anche in questo

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