L’amore arcobaleno

Lenore Kandel nella biografia di  Dianella Bardelli Come sono eccitanti gli uomini che ci spezzano il cuore –  Compagnia editoriale Alberti, 2022

  di  Emma Pretti

Parlare e ancor più scrivere d’amore mi crea sempre tutta una serie di idiosincrasie che mi portano a rifiutare l’argomento senza riserve. Per questo motivo mai avrei pensato di affrontare una recensione prprio intorno a un tema così inflazionato, ma la personalità della poetessa Lenore Kandel, presentata da Dianella Bardelli  nel suo ultimo libro “ Come sono eccitanti gli uomini che ci spezzano il cuore”, mi ha offerto diversi spunti che non ho potuto ignorare.

L’interesse intorno alla figura di L. Kandel è ampiamente giustificato per tutta una serie di motivazioni: poeticamente la sua produzione, gà presente dagli anni ’60, completa il quadro dei protagonisti della beat-generation, inserendo finalmente una personalità femminile di rilievo in un movimento che viene immancabilmente identificato con autori maschili quali Ginsberg, Corso, Kerouac, Ferlinghetti, W. Burroughs ecc…nel contempo la sua personalità e i temi da lei trattati la inseriscono all’interno di una triade femminile di poetesse quali Anne Sexton e Silvia Plath, che in maniera del tutto diversa e ognuna a suo modo originale, cercano di liberare la personalità e la sessualità femminile incatenate all’interno di un mondo borghese, moralista e restrittivo. Nella Sexton in particolare ( e a ruota anche in S. Plath ) il percorso di liberazione del corpo si frammenta e contorce nell’esprimere una sensualità angosciata e inquieta. Sensi di colpa ancestrali, echi di vagheggiati incesti affiorano, e la sessualità tende a liberarsi ma con ossessione, esprimendo una tensione esistenziale di perenne conflitto tra vita e morte.

Leonor Kandel al contrario compone un vero e proprio inno all’atto sessuale come celebrazione di vita e comunione tra corpo e spirito nella dimensione umana dell’amore, dove l’individuo si riconosce nell’altro senza riserve e fa dell’amore un’esperienza e una dimensione di innalzamento, nel più puro spirito hippy, di cui fu una delle figure di spicco. E’ stata una persona libera e anticonformista anche rispetto allo stersso mondo beat-hippy e underground , movimenti a cui aderirà nel corso della sua vita.

Avvenente e carismatica, stravagante e spregiudicata negli atteggiamenti e nelle scelte, anche amorose, si delinea non come uno spirito tormentato che vaga con intenti autodistruttivi, dissipando i propri giorni in afflizione e abusi di alcol e droghe, al contrario piuttosto un’entusiasta della vita che brinda sventolando un calice da bere tutto d’un fiato, fino alle amarezze finali. Anche per lei infatti il destino riserva un epilogo difficile e doloroso che la porterà a immergersi completamente nella poesia.

Le sue vicende biografiche e l’attività artistica saranno legate tra loro a doppia mandata sino alla sconparsa nel 2009 – così come il suo nome resta indissolubilmente legato al suo primo libro di successo  The Love Book, una breve silloge di sole otto poesie, e alla singolare vicenda giudiziaria di cui fu oggetto; attraverso il tentativo di impedirne la diffusione, il potere costituito cercò di allontanare le nuove generazioni dal fiorire dell’ideologia di un amore che si liberava finalmente dalle soffocanti chiusure borghesi e religiose  Ed è qui che entra a pieno titolo l’ultima opera di Dianella Bardelli, la biografia appunto di Lenore Kandel, dalla definizione accattivante e spiazzante “ Come sono eccitanti gli uomini che ci spezzano il cuore” per le edizioni Compagnia Editoriale Alberti., dove l’autrice narra e chiarisce i punti ancora oscuri o comunque poco conosciuti.

La biografia sotto forma di romanzo della Bardelli si snoda a ritroso attraverso l’intercalare di due voci: da una parte i brani del diario di L. Kandel, subito seguiti dalla voce della narratrice. In questo modo viene a delinearsi sia la dimensione intima e privata della poetessa ( la cui vicenda non può esserer slegata dalla sua attività poetica) – che la visione più ampia di una temperie storica assolutamente unica, imbevuta di idealismo, che per un tempo brevissimo ( una frazione di tempo ) cercò di smantellare l’etica del profitto, dell’egoismo borghese, delle chiusure razziali, atteggiamenti bellici e logiche imperialistiche. Attraverso un linguaggio asciutto, l’alternanza delle voci personale-impersonale, l’uso di una forma espressiva essenziale, quasi cronachistica – che fa da contraltare alle vicende della Kandel sempre accese di passione – Dianella Bardelli conduce una narrazione dallo spirito documentaristico, esclude toni celebrativi e adesioni emotive fuori luogo, permettendo una vera e propria immersione in quel contesto di esistenze on the road, nel più puro stile easy rider, che ha segnato un momento culturale e storico senza precedenti, senz’altro interessante da rivisitare soprattutto da parte di quelle generazioni che per motivi anagrafici sono arrivate a conoscerne soltanto gli aspetti folkloristici legati alla musica e all’abbigliamento, o degenerativi come la diffusione e l’uso di ogni tipo di stupefacenti, di comuni dove la vita collettiva si trasformava in setta, di vite stroncate dalla droga e da un’ideologia vacua aperta sopra l’abisso.

Tuttavia con un rapido montaggio di stampo quasi televisivo, che si basa sull’alternaza di campi e controcampi, incisive aperture sul privato seguite da svelti passaggi a una visione storiografica e sociale più estesa, la Bardelli immerge il lettore in quel momento irripetibile di letture poetiche, sit-in, proteste, marce, collettivi e prese di coscienza, ma anche organizzazioni che nascevano estemporanee (alcune animate dalla stessa L. Kandel) pronte a portare sostegno materiale e psicologico nei quartieri più arretrati. In questo ribollente contesto sociale l’attivismo della Kandel rispecchiava e rendeva concreta la sua più intima fede, dove non esisteva guerra tra i sessi o di genere, ostilità razziali, belligeranza tra nazioni, ma solo amore incondizionato da esprimere in ogni forma possibile.

Resta doveroso segnalare che diverse tra le poesie di Lenore Kandel che si trovano online sono tradotte dalla stessa Dianella Bardelli, autrice della sua autobiografia  di cui qui di seguito presento alcuni stralci dove la poetessa si presenta a suo agio, con naturale e tipico entusiasmo, mentre partecipa a una lettura collettiva di poesie, tra le braccia di Bill, l’amore-perno della sua esistenza e della sua scrittura, così come tra i motori rombanti e scatenati degli Hell’s Angels, gruppo di riders a cui Bill apparteneva.

Come sono eccitanti gli uomini che ci spezzano il cuore di Dianella Bardelli 

PRIMA PARTE

Nella sua stanza nel 2008

 Sono delusa di me, penso sempre a te Bill, e ti ricordo e ricordo il tuo viso, il tuo corpo, pelle, ricordo come stavi al caldo dentro di me e mi sussurravi come si sta bene qui dentro di te e io dopo l’amore scrivevo “scopare con amore…”. Stavamo in questo letto dove ora io sono sola la notte e il giorno e non ti chiamo, potrei, potrei telefonarti, cercarti al bar degli Angeli dove insieme stavamo tutta la notte. Il giorno lo passavamo in questo grande letto dove ora sto sola giorno e notte perché la schiena non è mai guarita. La casa fa schifo, non la pulisco mai. Cindy mi aiuta, ma lei ha famiglia, marito, figli, non può occuparsi sempre di me. Ti ricordi come la tenevo linda quando ci stavamo insieme? Io mi occupavo della casa e tu ti occuparvi di me. Nessuno poteva disturbarmi quando ero con te, dopo quell’incidente del bicchiere di birra che mi fece un brutto taglio sulla fronte durante una delle vostre risse, di voi Angeli. Da quella volta tu mi tenevi sempre protetta dalle tue braccia quando c’erano le risse. Tu lo facevi, Bill, quando ero giovane e bella e se provavo a lasciarti venivi ad implorarmi di riprenderti e io ti riprendevo e stavi allora dentro di me e io ero tanto felice e tu di più. Bill sì, potrei cercarti, ma ho paura che tu mi tratteresti male perché non sono più quella che ero, non sono più allegra e festaiola. Sono passati anni ma io Bill ti penso, non so perché proprio ora, e ricordo, ricordo tutto. Non credo tu abbia voglia di parlare con me ora. Se ti telefonassi ti vorrei chiedere se un po’ mi pensi ancora e se pensi ancora a quanto mi hai amato. Ricordi? Sono qui notte e giorno nel nostro letto che da allora è solo mio. Ho tanta nostalgia di te. Non so perché proprio ora dopo tanti anni dall’incidente. Ho tanta nostalgia di te e ti vorrei vedere e tenerti ancora tra le braccia come allora. Oh allora che vita e quanto sesso tra noi. La parola sesso è sbagliata tra me e te perché io ti ho celebrato, Bill, e ho celebrato il tuo cazzo dentro di me e l’estasi che mi hai fatto provare e l’estasi che ti ho fatto provare. Ricordi questo letto? Ci sto sdraiata quasi tutto il giorno, mi fa male la schiena e non sto quasi più in piedi. Però certi giorni sono ancora io, la Lenore amata da tutti. Ci sono giornalisti da tutto il mondo che mi scrivono e mi telefonano per farmi delle interviste sul mio The love book, sul nostro mondo hippy, sui Diggers. Ma io rifiuto sempre di riceverli a casa mia. Che ne possono capire di quello che abbiamo fatto. Loro continuano a scrivere di noi come una massa di drogati scansafatiche. E io dovrei farmi intervistare da questi bastardi e farmi vedere da loro come la vita mi ha ridotto? Per un po’ di soldi che potrebbero darmi? No, grazie. Preferisco pensare a te e scrivere qualche poesia che non voglio nessuno legga. Non c’è più nessuno da salvare con le mie poesie, nessuno a cui aprire gli occhi su quanto è spirituale il sesso. Non c’è più sesso e non c’è più neanche spiritualità in me. Però ci sei sempre tu in me. Sei stato anche ben bastardo con me, ma come sono eccitanti gli uomini che ci spezzano il cuore e tu me lo hai spezzato qualche volta quando te ne andavi con i tuoi amici Angeli a scorrazzare con le vostre moto per tutta la California e non mi volevi con te. Ti rimpiango, Bill, ti penso, e non so neanche con certezza cosa fai. Oh Bill vieni da me e parlami, parlami con dolcezza e ripensiamo insieme a tutto quello di bello che abbiamo vissuto. Oggi è un brutto giorno, mi fa male la schiena. Ti devo dire un segreto. Negli anni belli ho tenuto un diario. Lo so, non te l’ho mai detto. Non si racconta a nessuno che si ha un diario. Ma non ci sono cose segrete. C’è la nostra vita di allora con gli altri e noi due da soli.

Dal Diario di Lenore 11 Gennaio del 1966 e alcuni giorni seguenti

Oggi ho incontrato un uomo molto bello Penso che verrà a vivere con me. Così almeno mi ha detto. Non vedo l’ora. E’ stato un colpo di fulmine per tutti e due. Lui è venuto a una lettura poetica alla cooperativa di scrittori che frequento con un suo amico. Quando sono entrati nella stanza hanno trovato una dozzina tra ragazzi e ragazze seduti per terra; formavamo un cerchio in mezzo al quale su un grande foglio bianco e tondo c’ erano una ventina di candele accese; 3 illuminavano quasi tutta la stanza che era in quel momento nel più completo silenzio. Stavamo tutti meditando. Più tardi Bill mi ha detto che lui e il suo amico si sono pentiti subito di essere venuti lì quella sera; non era quello l’ambiente che cercavano; quando avevano deciso di andare a dare un’occhiata a questo nuovo gruppo di poeti che si era creato da poco, avevano creduto di trovarsi di fronte al solito caos che c’era dappertutto in Hightsbury, spinelli, musica, gente che faceva l’amore e in mezzo a tutto questo poeti che si alzavano e alla maniera di Allen Ginsberg cominciavano a declamare a gran voce le loro poesie. Invece si trovarono in mezzo a una seduta di meditazione. Loro due si sono messi ad aspettare che quelle persone la smettessero di tenere gli occhi chiusi, accendessero la luce e facessero con loro un po’ di baldoria. Avevano anche sete e si sarebbero fatti volentieri una bella birra gelata. La nostra meditazione è durata una bella oretta a cui in fondo hanno partecipato a modo loro anche Bill e Ken. “Siete venuti a leggere le vostre poesie o ad ascoltare le nostre?”, ho chiesto a Bill. “ Noi non sappiamo scrivere poesie, ma ascolteremo volentieri le vostre, rispose Bill. “Va bene”,gli ho detto “unitevi a noi nel cerchio”.

Oggi pomeriggio Bill è entrato in casa e mi ha trovato distesa sul letto, indossavo un vestito molto lungo e accollato di color viola che mi ricopriva tutta a parte la testa e i piedi. Stavo su un fianco con il viso rivolto verso il basso. “ Sei la donna più sensuale che abbia mai conosciuto”, mi ha detto Bill, “lo sei da nuda quando facciamo l’amore e nello stesso modo anche ora che sei completamente vestita”. Nei giorni seguenti Bill ha comprato un letto vero e proprio. E’ grande quasi come tutta la stanza, e intorno ho messo libri e cibo. Sopratutto dolci, cioccolatini di cui lui va matto. Teniamo anche fiori intorno al letto e piccole piantine. Ci piace averle in vista quando facciamo l’amore, il fatto è che facciamo l’amore sempre. Io scrivo subito dopo, scrivo poesie sul nostro modo di fare l’amore, non voglio mai perdere l’emozione del momento, le sensazioni del momento; ho scoperto ormai da tempo che sono una donna eccessivamente spirituale ed eccessivamente sensuale, ho la fortuna di essere tutte e due le cose. Questa è stata la mia più grande scoperta in campo artistico. Racconto l’atto fisico come fosse un atto spirituale. Nel sesso non ho paura di perdere il controllo, lo perdo e e lo riacquisto subito. Mi lascio andare, sono convinta che il sesso sia la miglior cosa capitata agli esseri viventi e non capisco davvero perché la maggior parte delle persone ne abbia paura, lo consideri peccato, sinceramente non lo capisco. Oggi ho scritto questo dopo aver fatto l’amore con Bill. A me piace quello che scrivo ed essendo su di lui non può che essere meraviglioso. Non so cosa mi capiti esattamente quando scopiamo, una specie di estasi, c’è orgasmo ma anche estasi. Sinceramente penso di saperlo esprimere bene in poesia, perché lo perdo e e lo riacquisto subito. Mi lascio andare, sono convinta che il sesso sia la miglior cosa capitata agli esseri viventi e non capisco davvero perché la maggior parte delle persone ne abbia paura, lo consideri peccato, sinceramente non lo capisco. Oggi ho scritto questo dopo aver fatto l’amore con Bill. A me piace quello che scrivo ed essendo su di lui non può che essere meraviglioso. Non so cosa mi capiti esattamente quando scopiamo, una specie di estasi, c’è orgasmo ma anche estasi. Sinceramente penso di saperlo esprimere bene in poesia, perché per me la poesia è la stessa cosa della mia vita

scopare con amore

conoscere il tremito della tua carne dentro la mia

sentire spesse dolci linfe scatenarsi corpi sudati stretti e lingua a lingua

sono tutte quelle donne dell’antichità innamorate del sole

la mia fica è un favo siamo coperti di venire e miele

siamo coperti l’un con l’altro la mia pelle è il tuo sapore

scopare-scopare d’amore-scopare il sì intero

l’amore fa fiorire l’universo intero-

io/te riflessi nello specchio dorato siamo l’avatar di Krishna e Rada puro amore-

brama della divinità bellezza insopportabile

carnale incarnato

sono il dio-animale, la dea fica spensierata il dio animale maschio

mi copre mi penetra siamo diventati un angelo totale

uniti nel fuoco uniti nel seme e sudore uniti nell’urlo d’amore.

L’ho fatta leggere a Bill e lui ha detto che sono matta e meravigliosa insieme, lui non capisce niente di poesia, ma questo non conta, lui è l’oggetto della mia poesia, lui è il mio maschio scopatore e ispiratore, lui è tutto, tutto per me, lo adoro e lui adora me. A volte si mette lì e mi guarda magari mentre leggo o dormo, mi sveglio e lui è lì che mi guarda, anzi lui mi dice che mi venera, roba da matti, mi venera..ma quando mai capita che un maschio alfa come lui adori una donna invece di usarla e basta? Ma lui mi adora, rassegnatevi donne di Hig..Bill è mio e chi me lo tocca muore. L’amore tra me e Bill è un’esplosione, siamo l’uno per l’altro la personificazione del nostro ideale di donna e uomo, la copia esatta di come mi sono immaginata migliaia di volte che sarebbe dovuta essere l’ uomo perfetto per me. Lui è “tutto uomo”, vero uomo, senza un briciolo di femminilità, io con lui sono tutta donna, vera donna, senza un briciolo di mascolinità, sono la sua squaw, siamo le due mezze mele di cui parla il Mito, che si sono ritrovate e ricongiunte per il volere di un dio magnanimo.

Osservazioni sulla poesia di Lenore

Lenore e la poesia del corpo

Le poesie di Lenore contenute nel suo libro “The Love book ” nacquero dalla sua esperienza diretta. Lei aveva, come disse in un’intervista del 1968, una spiccata natura sensuale; era una sua caratteristica, di cui lei era pienamente consapevole e che considerava una sua peculiarità graziosa, un qualcosa che andava enfatizzato attraverso l’uso spirituale e ritualizzato dell’atto sessuale. Anche Bill, aveva, da un punto di vista opposto e maschile, questa caratteristica. Lenore accanto a questa forte propensione al sesso, viveva anche un’intensa vita spirituale. Fatta di meditazione, di letture, di preghiere. Come molti nel mondo degli artisti underground degli anni ’60, come Allen Ginsberg ad esempio, il sentiero spirituale di Lenore era eterodosso. Non andò cioè a far parte di un gruppo buddista o induista, come ce n’erano a San Francisco. Molti si erano invece convertiti ad una scuola specifica, con i suoi riti, parole e maestri. Avevano abbracciato un sentiero che li rassicurava, che faceva ritrovare loro un’identità, dopo che avevano rinunciato alla religione della loro infanzia, insieme a tutte le altre convenzioni familiari e sociale dell’America di quegli anni. La poesia di Lenore, sia quella erotica e psicologica che quella legata a temi sociali, è fortemente impregnata di spiritualità; quello che lei trovò nel suo cammino fu che l’essere umano non deve allontanarsi dalla sua animalità e nello stesso tempo non deve allontanarsi dalla sua natura spirituale. Lenore sperimentava continuamente in se stessa la presenza dell’animale e del divino sia nella sua vita quotidiana che nella sua poesia ed era convinta che “ogni animale contiene il suo dio, tutti gli dei sono sogni, tutti i sogni sono liberi”. E infatti in una sua poesia intitolata “A colui cui questo riguarda” scrive: Credimi quando ti dico che tu sei bellissimo/io sono qui e ti guardo fuori dalla visione dei miei occhi/e dentro la visione dei tuoi occhi e ti vedo e tu sei/un animale/e io ti vedo e tu sei divino e ti vedo e tu sei/un divino animale/e tu sei bellissimo/il divino non è separato dalla bestia, è la creatura totale che trascende se stessa/ il messia che è stato invocato è di nuovo qui/tu sei il messia che sta aspettando di nascere di nuovo nella consapevolezza/tu sei bellissimo; noi siamo tutti bellissimi/tu sei divino; noi siamo tutti divini/la divinità diventa visibile nella nostra autoconsapevolezza/accetta di essere quello che sei e illumina te stesso/attraverso la tua propria chiara luce/nell’arduo centro dell’amore. Se vogliamo paragonare Bill ad un archetipo vicino anche fisicamente a come lui realmente era, dovremmo parlare del mito dell’uomo selvaggio.

“Il libro dell’amore”

Lenore era più di tutto una donna innamorata. Questo l’aveva portata a scrivere un piccolo libro di quattro poesie che trattavano le sue sensazioni durante l’amore con Bill. Lenore era più di tutto una donna di casa. Adorava la casa. Adorava occuparsene, pulirla, “covarla”. Lenore era più di tutto un poeta. La vita in lei parlava il linguaggio della poesia. Lei era la poesia. Lenore più di tutto era il corpo sensuale, il corpo pieno, in questo senso Lenore era la “belly dancer”. I poliziotti che sequestrarono il suo Libro dell’amore e i giudici che lo condannarono per oscenità, non lo potevano sapere. Per loro Lenore era una cosa sola, la ragazza oscena che scrive “To fuck with love”: sdraiati insieme, i nostri corpi scivolano nell’amore/io bacio la tua spalla e lei sa di desiderio/il desiderio degli angeli erotici che scopano con le stelle/e gridano la loro gioia insaziabile sopra il cielo/il desiderio delle comete in collisione con l’isteria celeste/ il desiderio delle divinità ermafrodite che fanno/l’un l’altra cose inconcepibili e/STRILLANO GIOIA sopra l’intero universo/ e oltre/e noi stiamo sdraiati insieme, i nostri corpi bagnati e brucianti, e/noi PIANGIAMO noi PIANGIAMO noi PIANGIAMO le lacrime incredibili/ che santi e sacri uomini versano in presenza/dei loro incandescenti dei/ho sussurrato amore in ogni orifizio del tuo corpo/come tu hai fatto/a me/il mio intero corpo si sta trasformando in una bocca-figa/le dita dei piedi, le mie mani, il mio ventre, il mio seno, le mie spalle i miei occhi/tu mi scopi continuamente con la tua lingua, con il tuo sguardo/con le tue parole con la tua presenza/siamo trasmutati/siamo morbidi caldi e tremanti/come una farfalla d’oro/l’energia/indescrivibile/quasi insopportabile/di notte qualche volta vedo i nostri corpi splendere. Il 1966 era stato bellissimo per Lenore. C’era stato la nascita dell’amore per Bill, c’erano state le quattro poesie d’amore dedicate a lui, in cui lei descrive in modo poetico, delicato ed esplicito le sue sensazioni durante l’amore con il suo amato. Secondo Lenore essere espliciti equivale ad essere assolutamente sinceri, sempre. Qualunque sia la conseguenza delle nostre parole e delle nostre azioni. Lenore era così, metteva al centro delle sue azioni l’idea che qualunque sia la tua visione di “adesso” la devi mettere in pratica subito, la validità di questa azione si vedrà dalle sue conseguenze, non prima. Ma c’era stata anche l’ avversità del sequestro del suo The love book.

Dal diario di Lenore Novembre 1966

Oggi pomeriggio mi ha telefonato Mary per dirmi cosa stava succedendo al free shop, c’era la polizia, c’era un sacco di gente fuori. Ho preso un taxi ed sono corsa al negozio, non sapevo ancora che la stessa cosa stava succedendo anche alla libreria City Light. Davanti alla porta a vetri del Free Shop c’erano due poliziotti. Mi si sono parati. “Vorrei entrare”, ho detto. “Non si entra”, mi ha risposto uno dei due in tono fermo ma senza ira. “Perché state davanti a questa porta?”, ho chiesto. La voce mi tremava un po’ e io non ho fatto niente per nascondere questo segno di nervosismo. “Sono io l’autore di quel libro che state sequestrando”, ho aggiunto “Ah sì?”, ha fatto il secondo poliziotto squadrandomi da capo a piedi. Io non non risposto e non ho ricambiato quello sguardo, mi importava di più capire cosa stesse succedendo nel negozio. Dentro c’erano uomini in borghese e poliziotti, stavano guardando tra gli scaffali e parlando con il commesso che si trovava lì in quel momento. Poi sono usciti con lui e con la piccola pila dei miei libri. Il ragazzo ha incrociato il suo sguardo con il mio mi ha sorriso, ho ricambiato il sorriso, ma il mio era mesto, per colpa mia quel ragazzo se ne andava in prigione. I commessi del free shop e della libreria City Light sono rilasciati il giorno dopo, ma per loro fu messo in piedi un processo per aver venduto materiale ritenuto osceno. Ero incredula che tutto questo stesse davvero succedendo. Ero in ansia per quei due ragazzi la cui unica colpa era quella di fare i commessi di libreria. Nei mesi successivi al sequestro del mio Il libro dell’amore, li ho invitati più volte a casa per cenare insieme e chiacchierare. I due ragazzi stanno prendendo bene questa situazione, una cosa che li disturba molto è il fatto ritrovarsi sui giornali con foto e racconti della loro vita. “E’ una cosa veramente schifosa”, mi ha detto uno dei due, Allen, una sera che si trovava a casa nostra insieme a Irving e alle loro rispettive ragazze. Chi li autorizza a parlare di noi e di te Lenore ?, mi ha detto quasi piangendo. “Verrò in tribunale a testimoniare sul fatto che il libro non è osceno”, ho detto io, “anche se è assurdo che lo si debba “dimostrare” ho aggiunto. “Ho già in mente cosa dirò, devo studiare bene la cosa, ma vi avverto non servirà a scagionarvi. Non saranno certo i miei discorsi sulla libertà poetica a farlo. A meno che non faccia pubblica ammenda”, ho detto. “Non pensarci nemmeno”, ha fatto Allen, “e penso di dirlo anche a nome tuo vero Irving? Ehi, sorella noi stiamo dalla tua parte, noi siamo la tua parte. Ci siamo abbracciati tutti, e siamo rimasti così a lungo, le braccia avvinghiate strette gli uni agli altri, respirando all’unisono, per vibrare insieme, per fondersi, per rompere la barriera che a volte l’infelicità e le avversioni della vita creano tra le persone. I giorni dopo il sequestro di The love book, pensa un po’, sono diventata famosa! Ora parlano di me anche fuori dalla cerchia di Hightsbury.

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