Archivi tag: coronavirus

Volevo restare a casa

di Stefano Taccone

         Ligio Regolo era quello che si dice un brav’uomo. Scapolo, moderato nel mangiare e nel bere, lavoratore sempre puntuale finché non era andato in pensione – ormai era già qualche anno. No social network – non sopportava la fake news -, ma televisione – specie telegiornali – e quotidiani cartacei sui quali, pensava, hanno scritto e scrivono grandi firme del giornalismo italiano. L’Italia? Sarebbe un grande paese – ne era convinto – se solo non vi fossero irresponsabili, fannulloni, ignoranti, tanto giovani quanto della sua età – e la presenza di questi ultimi la trovava ancora più grave, in quanto per i primi si poteva almeno trovare una giustificazione di carattere anagrafico.

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Ricordare i morti per coronavirus di Cologno Monzese

#pandemiaacologno

Appello di Ennio Abate e Mauro Cambiaghi

                                    e noi, che involge rinnovato strazio,
                               ci separiamo infine – separarsi è la morte
                                                                 (Goethe) 

Cologno Monzese, oltre ai normali decessi, ha perso negli ultimi mesi più 100 dei suoi abitanti a causa del coronavirus. E questo lutto collettivo è stato vissuto dai parenti di chi è morto in un preoccupante e inquietante silenzio della comunità cittadina.

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Una Pasqua particolare

Venezia, “l’uscita dal Ghetto”

Fantastica in esercizio

di Filippo Nibbi

 
- Un’astrana Pasqua!
- Astrana perché dipende dagli astri?
- … Dipende!Porto via tutto e le navi attraccano meglio.
 
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scusate se parlo solo di me stesso

Nilo Australi, ritratto di Angelo Australi

di Angelo Australi

Con oggi fa un mese che esco di casa solo per la spesa alimentare, comprare giornale e sigarette. L’ho fissato bene in testa, l’avvio di questo strano periodo che evitiamo il contatto umano per un obbligo di legge. La spesa alimentare la faccio al supermercato ogni due settimane, è snervante mettersi in fila e affrontare gli ingressi contingentati con la mascherina che nel respirare appanna continuamente gli occhiali da vista.

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Coronavirus: il buco nero della Lombardia e lo stato della sanità pubblica in Italia

di Giuseppe Natale

La pandemia da coronavirus ha drammaticamente messo in evidenza l’inadeguatezza e l’insostenibilità della sanità gestita dalle regioni. Un sistema che è peggiorato da quando da nazionale e unitario si è differenziato , quasi frantumandosi, nella gestione diretta delle 20 regioni e delle due province autonome di Trento e Bolzano.

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Dieci haiku al tempo del coronavirus

di Giuseppe Natale

 Città nascosta
 nel silenzio tombale:
 tempo sospeso…
  
 Vuoto sbadiglio
 piazze e strade deserte:
 tempo smarrito…
  
 Pure spento eco
 di fanciulli vocianti:
 tempo recluso…
  
 Città scomparsa
 giovani  invisibili:
 tempo ingabbiato…
  
 Alberi tristi
 inquietano l’animo:
 tempo svanito…
  
 Lacera il cielo
 sirena in lontananza:
 tempo sfuggito…
  
 Saltella il merlo
 e disperato  trilla:
 tempo ritorna!...
  
 Come giardino
 di  fragranze fiorito
 di biancospino:
  
 Nascerà l’alba
 di  nuovo arcobaleno
 affratellante?...
  
 Tempo di vita
 universale danza
 libera uguale?...
   
 Milano, fine marzo -  inizio aprile 2020 

La quarantena del geo-capitalismo

di Dario Padoan (dalla bacheca FB di Franco Senia)

Trovo interessante questo (un po’ lungo) articolo, perché tiene ancora aperta l’ipotesi di non ridurci a sudditi passivi di fronte ad uno Stato in crisi (e non solo per l’epidemia di coronavirus). Padoan pone il problema della ricerca di una risposta (“autonoma”, “civile”, “sociale”) «in grado di sfuggire al contagio e contemporaneamente ai diktat normalizzanti del potere della merce». E tuttavia non riesce ad andare al di là di alcune petizioni di principio (come Zizek, da lui citato). Sì, «l’azione collettiva, anche nel caso di epidemie come la presente, è [direi:potrebbe essere] l’antidoto all’individualismo della paura, che delega esclusivamente ad apparati e dispositivi tecnici e burocratici la propria sicurezza», ma in cosa (slogan, azione)oggi potrebbe prendere corpo? Al momento – diciamocelo – l’unica «interazione tra misure sovrane e comportamenti collettivi a protezione della propria incolumità personale»è quella che ci ha indotto e convinti a restare chiusi in casa, cioè ad applicare alla lettera- mugugnando o solerti – il Diktat del governo. Non abbiamo purtroppo altra autorità (politica o scientifica) che delinei una risposta diversa, che sia cioè capace di difenderci sia dal rischio mortale coronavirus che dall’intrusione capillare dello Stato (altrettanto mortale da un punto di vista coerentemente democratico). Rilievi secondari farei alla definizione (secondo me forzata) di «maccartismo del corpo»riferita alle «ansie diffuse relative alla protezione dei confini del corpo da invasioni e dissipazioni»; e all’affermazione che «questa epidemia è più democratica di ogni altra catastrofe». Dubito, infine,sulla validità di una pedagogia, come quella dei “Friday for future”, fondata sulla paura.[E. A.]

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Coronavirus e detenzione penale

di Giorgio Mannacio

1.

Le vicende della vita debbono insegnarci qualcosa. L’attuale esperienza di quella che appare una pandemìa vera e propria ha posto gli Italiani di fronte alla necessità di non uscire di casa e rimanere in essa quasi barricati. Tale esperienza che non conoscevamo affatto ha caratteristiche in qualche modo e in qualche misura simili a quelle di una carcerazione.

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Tutti a casa? Sì, però…

SAMIZDAT

Ragazzi, me ne sto a casa perché il coronavirus è un pericolo reale ma la fiducia in questo Stato e in questa Scienza, che non hanno predisposto le necessarie difese da una tale minaccia, è scesa a zero. Teniamone conto. Siamo uomini (e donne), non caporali.

P.s.
Scava, vecchia talpa, scava!