Archivi categoria: GIOCHI DI SPECCHI

Discutere di/con Poliscritture

Vittime tra le righe di un pentagramma

di Alessandra Pavani

Ci sono canzoni che non invecchiano mai, melodie e testi che trascendono l’epoca in cui furono scritti; decennio dopo decennio, vengono riproposte dalle radio alle nuove generazioni, e in chi le ascolta evocano le stesse universali emozioni che scatenarono ai tempi della loro uscita. Viceversa, ci sono canzoni talmente figlie del periodo della loro creazione, inni generazionali, che a distanza di anni non riescono più a comunicare il loro messaggio originario se non a coloro che le vissero personalmente; non è la loro alta/bassa qualità a farle sbiadire, ma le mode che sono cambiate, le tematiche non più attuali, o una debolezza di base che non riesce a tenere il passo col tempo. In questo articolo, però, voglio parlare di quella che può essere definita una terza categoria, che è una sorta di sintesi delle prime due di cui ho parlato: si tratta di canzoni, a volte capolavori, che magari hanno attraversato gli anni senza perdere nulla della loro bellezza, ma che non riusciamo più ad ascoltare con animo leggero come invece facevano i nostri genitori, perché è la nostra sensibilità che è diversa. Probabilmente, se composte al giorno d’oggi, diventerebbero oggetto di dibattiti, di scontri, e provocherebbero una serie di reazioni violente, dall’indignazione all’ostracismo. Sono state scritte decenni fa, ma ci toccano così nel profondo perché, a dispetto del tempo trascorso, sono più attuali che mai: sto parlando delle canzoni che trattano il tema del femminicidio. Continua la lettura di Vittime tra le righe di un pentagramma

Brevi note su Lucio Paccagna

di Luigi Greco

Se dovessi chiedermi, cosa che ho fatto fra l’altro, quando io e Lucio ci siamo conosciuti, non saprei rispondere. Forse durante la (ormai) antica manifestazione al Quartiere Stella con tutti i bambini in corteo e festanti. Oppure durante gli incontri neppure sporadici fra il gruppo operai-studenti e noi del PCI. Continua la lettura di Brevi note su Lucio Paccagna

Quattro “al volo”

a cura di E. A.

  1. ARMI ALL’UCRAINA?/CHOMSKY

La teoria della guerra giusta, purtroppo, ha per il mondo reale la stessa rilevanza dell’”intervento umanitario”, della “responsabilità di proteggere” o della “difesa della democrazia”.A prima vista, sembra quasi una ovvietà che un popolo armato abbia il diritto di difendersi da un brutale aggressore. Ma come sempre in questo triste mondo, le domande sorgono quando ci riflettiamo meglio.Prendi la resistenza contro i nazisti. Non poteva esserci causa più nobile.Si possono certamente comprendere e approvare le motivazioni di Herschel Grynszpan quando assassinò un diplomatico tedesco nel 1938; o i partigiani addestrati in Gran Bretagna che uccisero l’assassino nazista Reinhard Heydrich nel maggio 1942. E si può ammirare il loro coraggio e la loro passione per la giustizia, senza riserve.Però non basta fermarsi a questo. Il primo evento fornì ai nazisti il pretesto per le atrocità della Kristallnacht e spinse ulteriormente il programma nazista verso i suoi orribili risultati. Il secondo ha portato alle terribili stragi di Lidice.Gli eventi hanno conseguenze. Gli innocenti soffrono, qualche volta terribilmente. Tali domande non possono essere evitate da persone che abbiano una qualche dirittura morale. Le domande non possono non sorgere quando consideriamo se e come armare coloro che resistono coraggiosamente all’aggressione omicida.Questo è il minimo. Nel caso in esame, dobbiamo anche chiederci quali rischi siamo disposti a correre di una guerra nucleare, che non solo segnerebbe la fine dell’Ucraina, ma potrebbe andare oltre, fino a un punto davvero impensabile.Non è incoraggiante che oltre un terzo degli americani preferisca «intraprendere un’azione militare [in Ucraina] anche col rischio di un conflitto nucleare con la Russia», forse ispirato da commentatori e leader politici che dovrebbero pensarci due volte prima di imitare Winston Churchill.Forse si possono trovare modi per fornire le armi necessarie ai difensori dell’Ucraina per respingere gli aggressori evitando le conseguenze più terribili. Ma non dobbiamo illuderci che sia una questione semplice, da risolvere con audaci pronunciamenti.

(Da Intervista a Noam Chomsky di C. J. Polychroniou: Meglio concentrare l’attenzione su come evitare la guerra nucleare piuttosto che dibattere sulla “guerra giusta” https://www.altraparolarivista.it/…/intervista-a-noam…/)

2. LUCA BARANELLI SU PIERGIORGIO BELOCCCHIO E I QUADERNI PIACENTINI

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E tante altre sfacchinate che avrebbero inorridito il 99% dei nostri intellettuali, anche quelli che si dicevano militanti.(In ricordo di Piergiorgio Bellocchio – di Luca Baranellihttps://www.altraparolarivista.it/…/in-ricordo-di…/

3. Giorgio Majorino/ BION E LA PARANOIA MONDIALE ODIERNA

L’analista inglese Bion che fu uno di quelli che gettarono le fondamenta della psicoanalisi gruppo, avanzava l’ipotesi che nei gruppi terapeutici, si formassero, senza averne la consapevolezza, delle ideologie comuni che orientavano atteggiamenti e comportamenti dei singoli. Chiamò queste ideologie come Assunti di base e ne identificò tre fondamentali: quella di dipendenza da un possibile leader, reale o virtuale. Quella di accoppiamento ha un orizzonte generativo e quasi messianico: arriverà qualcuno o qualcosa che sarà salvifico.L’Assunto di attacco e fuga identifica un nemico o interno al gruppo stesso o esterno e quindi bisogna reagire difendendosi o scappando. Quest’ultimo Assunto è quello che ci sembra che possa in questo momento dominare sul gruppo decisionale russo. C’è un potenziale nemico: l’Ucraina, la Nato, gli Usa. È necessario quindi attaccare per primi per difendersi. È la logica paranoide dell’attribuzione do ostilità immaginaria ad un soggetto esterno (anche se i maligni fanno notare che il paranoico è sempre a metà strada: l’altra metà la fa la persona o l’entità oggetto bersaglio che a propria volta nutre sentimenti ostili contro il soggetto).Inoltre, gli Assunti di base non sono rigidi ma tendono, a seconda delle circostanze, a sostituirsi o sovrapporsi reciprocamente. Ma appare ipotizzabile nella situazione attuale come l’Assunto base di attacco e fuga, sia all’origine e prevalga nel gruppo russo. Cioè al difuori delle volontà singole dei suoi membri, tutta questa entità è soggetta ad un delirio paranoide e delega al capo il compito della comunicazione di tale situazione. Ma forse questo stesso Assunto di base esce dal gruppo dirigente e investe buona parte dell’intera popolazione russa.Ma gli altri? L’Occidente così fiero della propria democrazia? Forse anche qui, in questo momento, l’Assunto di base dell’attacco e fuga sta prevalendo, pur appoggiandosi a reali condizioni (insomma: sono i Russi che hanno attaccato). Ad onta dei nutriti e, si dice, liberi dibattiti sui media, la follia paranoide continua a prevalere dovunque. E sullo sfondo? Un suo prodotto estremo: la guerra nucleare.

(DA GLI STATI GENERALI.COM La psicologia di gruppo prevale su quella individuale: i politici https://www.glistatigenerali.com/…/la-psicologia-di…/)

4. AL VOLO/ FRANCO BERARDI BIFO/ SE VIVESSI A KIEV

Cosa avrei fatto se vivessi a Kiev Anch’io mi sono chiesto: cosa farei se vivessi a Kiev. Per giorni questa domanda mi ha tormentato. Mio padre ha partecipato alla Resistenza italiana contro il fascismo, mi sono detto, dunque non sarebbe mio dovere sostenere la resistenza del popolo ucraino? Non dovrei combattere a favore dei valori che l’aggressione russa mette in pericolo?Poi ho ricordato che mio padre non era un antifascista quando dovette scappare dalla caserma di Padova dove era soldato semplice. Non si era mai posto il problema, il fascismo era per lui un’ovvia condizione naturale, come per la grande maggioranza degli italiani. Quando l’esercito italiano si squagliò dopo l’8 settembre lui scappò come tanti altri, andò a trovare la famiglia a Bologna ma i suoi genitori erano scappati dalla città perché temevano i bombardamenti. Allora, con suo fratello, decise di fuggire verso le Marche, chissà perché. Trovarono un gruppo di altri sfollati, incontrarono dei partigiani e si intrupparono. Per difendere la sua vita divenne partigiano. Parlando con i partigiani gli parve che i più preparati e generosi fossero comunisti, e capì che i comunisti avevano una spiegazione per il passato e un progetto per il futuro, così divenne comunista.Se io vivessi a Kiev e ci fosse qualcuno che mi spiega che debbo difendere il Mondo Libero, la Democrazia, i Valori dell’Occidente, tutte parole con l’iniziale maiuscola, diserterei. Ma forse deciderei di entrare nella resistenza per difendere la mia casa, i miei fratelli, tutte parole con la lettera minuscola.Perciò non so rispondere quando mi chiedo se parteciperei alla resistenza ucraina, se sparerei sui soldati russi oppure no. Quello che so per certo è che le ragioni maiuscole per cui il Mondo Libero chiama gli ucraini alla resistenza sono false. E falsa è la retorica degli europei che incita a continuare lo spettacolo.

( Da https://www.altraparolarivista.it/…/il-precipizio-di…/)

Figurine

T. N., disegno anni Novanta

di Marga

Ricordo, da ragazzina, l’appassionata raccolta delle figurine: calciatori, divi e dive del cinema, personaggi vari! Continua la lettura di Figurine

Lui. E lei?

E con questo articolo di Cristiana Fischer dopo i due di Marcella Corsi e Elena Grammann siamo ad un bel trittico di posizioni sulla questione uomo/donna. [E.A.]

di Cristiana Fischer

                  Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine
                  di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. 
                                              (Genesi, 1, 27)

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Viene prima il genere o la specie?

di Elena Grammann

Il professore di matematica del ginnasio, che volentieri latinizzava, disse una volta che la definizione si fa per genus proximum et differentiam specificam. Ritrovammo più tardi il principio in Linné. È chiaro che in questi esempi ‘genere’ viene usato in un senso completamente diverso da quello a cui siamo stati abituati più di recente, che fa invece riferimento a un’opposizione interna alla specie – probabilmente originaria, dunque universale – legata all’opposizione del sesso o tendente a precisarla. In ogni caso il genere di Linné raggruppa sulla base di elementi comuni, mentre il genere come sopra inteso separa sulla base di opposizioni. Chiaro anche che la tassonomia di Linné è un esempio da manuale di pensiero maschile che fa a pezzi la cosa (anche letteralmente) e la ricompone in un astratto schema. È comunque di una certa utilità. Indica un sentiero nella selva delle analogie. Naturalmente se ne può scegliere un altro. Nessun sentiero affatto diventa complicato. Continua la lettura di Viene prima il genere o la specie?

Canzonette

di Davide Morelli

La musica, dal punto di vista sociale,  è un linguaggio universale, emoziona chiunque, può abbattere barriere invisibili tra le persone e può veicolare messaggi importanti. A livello individuale sono ormai accertati i benefici della Musicoterapia[1]. Io ascolto spesso su radio Vintage[2] e su YouTube[3] rock progressive italiano e cantautori italiani. Continua la lettura di Canzonette

Diari, crisi e fallimento

di Davide Morelli

Vorrei prendere in rassegna alcuni diari di scrittori e fare una considerazione a largo raggio. Ho scelto dei diari perché per me sono al contempo sguardi di dentro, testimonianza e memento mori. Continua la lettura di Diari, crisi e fallimento

Corrispondenze

per Cecilia Mangini

di Alessio Anelli

 Sono certo che sorrideresti, cara Cecilia, se ora potessi leggere queste parole che ora scrivo in tuo ricordo.

Non so se tu credessi nelle coincidenze…

Ma va’, sbotteresti, a quarant’anni vai ancora dietro a queste sciocchezze! Continua la lettura di Corrispondenze