IN RICORDO DI VINCENZO MARTINELLI
a un mese dalla sua morte
di Ennio Abate Continua la lettura di Quotidianità e morte
IN RICORDO DI VINCENZO MARTINELLI
a un mese dalla sua morte
di Ennio Abate Continua la lettura di Quotidianità e morte
di Ennio Abate
Ad Acerno conobbe pure – e poi si scrisse con lui una o due lettere – un simpatico giornalista che si faceva chiamare Rik. Aveva i capelli rossicci, i baffetti alla Clark Gable e lavorava a Roma nella redazione de Il Vittorioso. Un giornale per ragazzi ben scritto e ben disegnato da gente che stava dalla parte dei preti e della Democrazia Cristiana.
A Chiero i primi numeri – si era nel 1949 – glieli avevano venduti in parrocchia e s’era subito appassionato. Nannìne, sempre con la preoccupazione di risparmiare perché in casa solo Mìneche portava lo stipendio, cercò di frenare quelle piccole ma continue spese. Chiero leggeva, leggeva. Ora voleva farsi comprare un nuovo romanzo esposto nella vetrina della libreria delle suore Paoline – fosse Robin Hood o Ivanhoe. Ora insisteva per ottenere da Eggidie anche i soldini del suo salvadanaio per correre a comprare i primi libri con la copertina grigia della BUR che cominciavano ad uscire. Di fronte ai rimproveri di Nannìne, Chiero s’infuriò e strappò i giornali. Poi pianse e strillò finché chella povera femmene per consolarlo finì per fargli l’abbonamento a Il Vittorioso. Continua la lettura di Le contorsioni di Chiero (4)
di Ennio Abate
Avvertito dalla signorina Dag, ricomparve ronn’Enze To – il prete che aveva giudicato i ragazzi di San Domenico degni di vincere o gagliadette. Adesso era il direttore spirituale del campo estivo ad Acerno. Un giorno, venuto a Salerno per certi suoi impegni diocesani, salì a piedi fino alla casa in Via Sichelgaita per convincere Mìneche e Nannìne a mandare Chiero a quel campeggio. Appena lo vide dal balcone, il ragazzo – sorpreso e felice – scese di corsa le scale e in strada gli saltò tra le braccia. Proprio come faceva con Nannìne (ma mai cu Mìneche!). Affacciate al balcone, le signorine Bonomo guardarono la scena incuriosite e pettegole. Continua la lettura di Le contorsioni di Chiero (3)
di Ennio Abate
Gli anni seguiti alla settimana in seminario – dieci circa! – furono per Chiero di contorsioni. Sempre nel minestrone della vocazzione – cattolica, salernitana, parrocchiale, scolastica – stava. E là dentro si contorceva.
Continua la lettura di Le contorsioni di Chiero (2)
Tabea Nineo, Gioie dell’educazione cattolica, 1977
Narratorio. Da “A vocazzione”
Dopo ronn’Enze Qu – legnoso e sbrigativo – Chiero aveva conosciuto nel 1949 ronn’Enze To, un prete dinamico e simpatico. Era l’assistente diocesano dell’Azione Cattolica. Viveva in un paese di provincia e nella parrocchia di San Domenico capitò la prima volta per fare gli esami di catechismo.
I ragazzi avevano risposto benissimo a tutte le domande. Ronn’Enze To aveva lodato molto loro e la signorina Dag che li aveva preparati. E dopo qualche mese vennero a sapere che avevano vinto o gagliardette. Soddisfazione per il premio e piccola cerimonia nella saletta delle adunanze per festeggiare. Spinto dalla signorina Dag, Chiero scrisse e lesse emozionato un discorsino davanti agli altri ragazzi e ai genitori. Poi una foto tutti assiepati attorno a questo gagliardette. Continua la lettura di Le contorsioni di Chiero (1)
Narratorio. Da “A vocazzione”
di Ennio Abate
Dopo il fallimento del suo ingresso in seminario [qui], Chiero era rientrato in parrocchia e aveva continuato la scuola media. Non poteva fare altro. Vennero però anni d’incertezza. Adesso la vocazzione non era come prima un desiderio confuso e sognante ma abbastanza potente ancora da mettere alla prova. La prova c’era stata ed era fallita. Nessuno però si sentiva di dirglielo né lui era capace di dirselo.
La vocazzione divenne il suo dilemma e un mezzo segreto. Forse s’era smorzata ma – chissà – sarebbe potuta tornare. Un po’ se lo teneva per sé e un po’ tentava di confidarlo. Ma a chi? O a Nannìne. O alla signorina Dag. O all’amico Flod, che pareva avesse lo stesso problema. E che consiglio potevano dargli? Di solito finivano per concludere concilianti: più avanti si vedrà, studia e stai con noi. E quando, finita la scuola media, dovette scegliere a che tipo di scuola superiore iscriversi, l’incertezza si ripresentò. Tanto che Chiero e Nannìne andarono a chiedere consiglio anche alla professoressa Perzane. Continua la lettura di A signora Perzane e a fine ra scola medie
di Ennio Abate
Nella luce tersa del mattino farai con me il percorso
che ormai ti è ben noto.
Da via Sichelgaita alla parrocchia di San Domenico. Continua la lettura di Raccomandazioni di Chiero al narratore della “vocazzione”
Narratorio. Da “A vocazzione”
di Ennio Abate
E così, finite le elementari, in un tiepido settembre del millenovecentocinquantadue – l’aria era ancora quella dolce dell’estate –, verso sera, per Chiero – undici anni – giunse l’ora di mettere alla prova la sua vocazzione.
Continua la lettura di In seminario
Narratorio. Da “A vocazzione”
di Ennio Abate
Ogni tanto ronn’Enze Qu viene in mezzo a noi ragazzi. Ma per poco tempo. Ha sempre da fare. Va di qua, va di là, riceve gente in sacrestia, dà ordini al sacrestano, scompare per ore. Chiero lo osservò intimidito e sospettoso. Era il primo prete che conosceva. Basso di statura. Robusto. La testa squadrata e volitiva. La barba spesso non rasata per qualche giorno. Con peli corti e fitti. Pure questo notavi? Pure questo. Mìneche si rasava. Così pure Zì Vicienze e i parenti. Non c’erano maschi con la barba tra quelli che conobbe. E la voce di ronn’Enze Qu? Baritonale, da comandante, priva di affetto, burbera. Sì, burbera va bene. Anche gli altri adulti – Mìneche per primo – avevano voci aspre. Lo scuotevano. Appena aprivano bocca e se parlavano di lui sentiva una loro superiorità ostile. E a volte lo schernivano con inconsapevole cattiveria. Per la sua magrezza (“me pare nu stuzzicarienti”). Per le grandi orecchie (“ecché so chelle e Dumbo!”). Per la timidezza (“sempe attaccate a gunnelle e mammeta!”). Perché silenzioso (“ma nun parle mai?). Continua la lettura di Ronn’Enze Qu
Da A vocazzione, capitolo: Mazz’e panelle. La scuola dei signori
di Ennio Abate
Cumme succerette na vote, sotte Natale, quande iette a parlà, assieme a u guaglione, cu nu miezze cunuscente, nu certe Zarbutte, ca faceve o preside e scola medie. Iette pe se fa cunsiglià si aveva ‘scriver’ o no o figlie rint’a scola medie e Piazze re sciuri. Ca a gente riceve ca o palazze ere viecchie, ngere stata a guerre, ere lesionate ra e bombe e puteve caré. E sapite che succerette? (Ca o guaglione, ca ere jute cu Nannnìne, so ricurdaie pe tutta a vite). Succerett’e ca doppe ca isse e Nannine avevene aspettate dint’o salotte pe nu belle poche e doppe ca Nannine aveve parlate cu stu preside Zarbutte, ca ng’aveve ritte sì, sì, nun ve preoccupate, e se ne stevene pe ascì, trasette tutt’agitate a cammeriera e chistu signurone. Ricenne ca a signora – a mugliera – nun truvave chiù l’orologie – nun saccie si r’ore o r’argient’e – e ca nun se ricurdave chiù addò l’aveve lasciate. E allore, sapite che facette stu strunze e preside? Vulette ca Nannine arapresse a bursette ca teneve mmane pe veré sì – pe case! – se foss’arrubate l’orologie ammente ca aspettavene rinte ao salotte ra sule mamme e figlie primme ca isse arrivave. Quann’ascett’ere ra chella case, a mamme steve quase pe chiagne. Continua la lettura di L’umiliazione