clicca
QUI
Archivi categoria: POESIA E MOLTINPOESIA
Com’è nato il termine ‘moltinpoesia’
Poesia a partire da luoghi e gente incontrata o dall’immaginario?
Tabea Nineo, Ragazzo donna e pallina, pastello 1992
Lettere ai moltinpoesia (1): 12 febbraio 2007
di Ennio Abate
Caro S.,
queste tue poesie (ma, a memoria, anche le precedenti che lessi) si distinguono per una freddezza analitica, che a tratti diventa quasi squisita. Eppure, a volte nei versi, che si allungano verso la prosa e s’affaticano nelle subordinate, colgo – in contrasto e per voglia di dialogare – un ritmo dolce, quasi elegiaco o toni più andanti e quasi incespicanti. (Sarà «il musichio di morte feste»?).
Non farò analisi di singole poesie, stavolta. Mi preme di più un discorso generale, perché mi hanno colpito la diversità della tua poetica dalla mia, collegabile anche alla distanza generazionale tra noi.
Io, infatti, credo di essere rimasto tra quelli che costruivano poesia partendo soprattutto da impressioni o sensazioni venute dal contatto fisico e immediato con luoghi e gente incontrata o frequentata. E solo secondariamente a partire dai libri letti o studiati. Invece, tu e altri della tua generazione, di sicuro più “americanizzata”, sembrate costruirla con estrema naturalezza dall’immaginario, nel tuo caso quello offerto dal cinema.Sì, fonte viva per la tua scrittura poetica è proprio il cinema, anzi un suo genere: il cosiddetto horror.
Non saprei dire adesso se si tratti di una tua scelta consapevole, ma mi pare che tu ne sia stato particolarmente attratto. Forse perché quell’immaginario s’avvicina di più al contenuto inconscio che ti assilla. E fino a sostituire o a ridurre drasticamente il rapporto con il mondo che comunemente chiamiamo “reale”.
Questa tua poetica, consapevole o meno, è quella che ricondurrei al concetto di manierismo. E devo dirti che siccome presuppone l’accettazione della equivalenza o coincidenza completa e definitiva tra mondo artificiale e mondo reale, tra finzione e verità, ne diffido. Anche se so di essere considerato un sorpassato, non invidio affatto i molti poeti giovani che ne sono attratti e la giudicano esperienza pregiata e segno della loro appartenenza orgogliosa ai “tempi nuovi”. In proposito, ricordo di aver letto anni fa un articolo di Gabriele Frasca: valorizzava al massimo il proprio lavorio poetico a partire dalla “materia massmediale”. Posizione, mi pare, vicina alla tua che dici di partire da forme artistiche già elaborate o – addirittura! – classiche.
In me resta ancora la pretesa (la chiamo così!) di partire da un mio vissuto legato a luoghi e persone, come detto, che col tempo si è trasformato in un mio ricordare, che è stato e vuole essere pre-letterario. (Non posso dire pre-cinematografico, perché di film in fondo nella mia vita non ne ho visti tanti e il fatto non mi pare trascurabile). Posso dire che questa mia esperienza ha, cioè, preceduto e ha convissuto in modi faticosi e contraddittori con l'”acculturazione” o partecipazione al “mondo dei colti”. E, in fondo, so che essa contiene qualcosa che devo tentare di strappare direttamente. In altri termini, “lo spunto” che per me conta di più nel fare poesia o arte viene dopo aver chiuso i libri. E, devo aggiungere, gli occhi. Raramente, infatti, ho preso l’avvio da scritture altrui. E anche i miei disegni o le mie pitture li ho costruiti dopo aver per così dire chiuso gli occhi. Partendo, cioè, da uno scarabocchio o, dall’eco vaga, lontana, di quel che avevo sedimentato guardando riproduzioni di quadri o libri d’arte.
Un’ultima cosa. Per quel poco che mi capita di vedere in giro – (oggi mi è arrivata – mi avranno nel loro indirizzario – Le voci della luna n. 36, novembre 2006) – il discorso critico che si fa in tante delle attuali riviste è squallidamente salottiero.
Un caro saluto
Ennio
Su amore, accettare, soffrire, noia, uno/due e fine
di Franco Nova
PRIMA DI TUTTO L’AMORE Molte fole per vivere, amare la semplice verità; la coscienza si piega in due il cuore vuol essere solo. In cielo l’azzurro dà fiducia, le nuvole sornione sono rare in genere stese all’orizzonte e sempre vicine a dissolversi. L’uomo furbo non si fidi le nubi sono inaffidabili, all’improvviso mentono e l’azzurro si fa terso partecipando alla congiura segreta contro il cuore. Per vincere basta il coraggio di uscire da se stessi lanciando il siluro dell’amore. Dubbi e timori son dissolti dalla tensione per l’amata. Lontani i pericoli di errare; se ciò accade è ormai tardi per potersi ritirare.Continua la lettura di Su amore, accettare, soffrire, noia, uno/due e fine
3 Manifesti & Manifeste di Filippo Nibbi
MOLTINPOESIA. APPUNTO 14: La fabbrica delle antologie poetiche (2007)
Al volo. De Angelis il cancellatore
di Ennio Abate
Mio commento all’intervista “SE NE VANNO IN FILA INDIANA, GLI ANNI”. A COLLOQUIO CON MILO DE ANGELIS > qui
Storia. Storie.
di Ennio Abate
Ahi, noi! I finti vivi respiranti sazi e distratti intenti alle proprie - intere (crediamo) - assorbenti storie! Parziali racconti, invece. Come ceneri del lusso salgono in vecchi e illustri camini. Fuori nuovi corpi migranti s’affaticano in crani già più smussati. Riprendono in lingue ibride parole comuni bisogni di sempre. Guerreggiano in altre forme sui nostri morti passati. Prosciugano i riflessi di sole nelle pozzanghere d’Occidente dove la nostra finì. Unici. Insopportabili. Inconcepiti. I partigiani ieri. I moribondi ieri a Baghdad. Les banlieues ieri e oggi. (2006/2023) P.s. Leggendo su FB i commenti di Maria G Meriggi e Lanfranco Caminiti sui fatti di Francia.
Su nulla, perdita della speranza e saggezza
di Franco Nova
E’ IL NULLA, EPPUR SI FAContinua la lettura di Su nulla, perdita della speranza e saggezza
Viviamo e fatichiamo per
scordare il tempo tedioso.
Ci diamo alle scoperte come
fossimo noi stessi i creatori.
Tutti passiamo e ben pochi
saranno a lungo ricordati;
il che non significa esistere,
né vivere e godere qualcosa.
L’individuo ha solo il Nulla,
poi esteso al genere umano
e infine al grande Universo.
Viviamo di questo consapevoli,
facciamo cose assai soddisfatti,
non pensiamo al nostro destino.
Non importa se nulla resterà,
così siamo costruiti e quindi
così dobbiamo vivere e agire
pur se è un temporaneo agitarsi.
Non accettate che nulla resterà?
Non fate nulla, non siate uomini;
questi ben conoscono l’inutilità
del vivere. Eppure vivono e
si daranno sempre a qualcosa.