Archivi tag: 1968

Nel tumulto del 1968

“Nei dintorni di Franco Fortini”. Capitolo 1

di Ennio Abate

 si spandea lungo ne’ campi 
Di falangi un tumulto 
(Ugo Foscolo, Dei sepolcri)

 È  curioso, ma prima del 1968 il nome di Fortini non compare nei miei scritti [1]. E non c’è traccia del suo nome nella mia memoria prima dei due ricordi che ho riferito rievocando la mia partecipazione da studente lavoratore all’occupazione della Statale di Milano nel ’68 (qui): Continua la lettura di Nel tumulto del 1968

Un «filo» tra Milano e Cologno Monzese

Disegni di Tabea Nineo 1978

Franco Fortini e gli “intellettuali periferici”

di Ennio Abate

quel filo che più
non brilla e che fu
tuo, mio.
Franco Fortini, Poesie inedite
 
 

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Nei dintorni di F.F. – Frammento 2

 

Per un libro da scrivere

                                       allora le nostre fragili parole
                                           piene di un lontano sociale 
                             già precipitavano in minoritaria lucidità 
                                  ma resistevano, mentre precipitavano

                                             (E. Abate, Prof Samizdat)

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Da Renzo Tramaglino (meridionale) a Samizdat. Scavando nel mio ’68

di Ennio Abate

1. Che fatica dopo cinquant’anni! Cancellato un futuro possibile, appena intravisto, è – ahimé – ancora: Continua la lettura di Da Renzo Tramaglino (meridionale) a Samizdat. Scavando nel mio ’68

I due compari

il-gatto-e-la-volpe

di Roberto Bugliani

[Qui si parla del ’68 e di due suoi leader alle prime prove in una città italiana facilmente identificabile per la sua prestigiosa università. Lo si fa attraverso il filtro di due archetipi dell’immaginario letterario nazionale ( e non solo). Con sottile ironia. E la memoria ben solida in Italia della fiaba collodiana agevola l’operazione. Che sotto sotto resta amarognola per l’autore e per noi. Perché a fare le spese degli intrighi dei due loschi personaggi qui messi alla berlina è il Pinocchio-Movimento. Che fu fin troppo fiducioso – lo sappiamo col senno di poi – nella potenza delle operaie «mani callose» e ignaro di quanti forti e diffusi (ovunque) erano ( anzi sono) i comportamenti servili, omertosi e complici coi potenti, su cui la politica “alla Volpe” sa far leva. Specie quando manca il “Lione”. Ma questa sarebbe un’altra storia e si uscirebbe dalla fiaba. (E.A.)]

La Volpe era in realtà un lupo. Aveva il muso, le zampe, il pelo, la coda da lupo. Ma lo sguardo, che è l’avamposto dell’animo, era quello d’una Volpe, una Volpe un po’ particolare, che suppliva alla carenza d’astuzia con una furberia sempre alla ricerca d’espedienti e scappatoie, divenuta proverbiale tra gli iscritti al Partito in cui militava. Continua la lettura di I due compari