Archivi tag: 1977

«Cosa farò da grande?»

 Riordinadiario 2009. Una riflessione sul lavoro culturale e politico “sott’acqua” di Attilio Mangano

di Ennio Abate

Oggi 10 aprile 2022 Facebook mi ha ricordato che sono passati ben 6 anni dalla morte di Attilio Mangano.  E io ho pensato ancor di più che la nostra storia  si è disfatta. Beh, almeno siamo stati amici e ci siamo detti delle verità. Poi  ho aperto  la cartella del mio carteggio con lui e,  per ricordarlo meno sbrigativamente, pubblico questo scritto che gli avevo dedicato per festeggiare ( a modo mio) il compimento dei suoi 64 anni. [ E. A.] Continua la lettura di «Cosa farò da grande?»

Narratorio del 1977. Titoli.

di Ennio Abate

Quello diede una lettura veloce a Repubblica. Natoli su studi sullo stalinismo di  Bettelheim. La rivoluzione culturale. Prima della P38. Azzolini in Via Carducci. Omaggio a Tiziano mostra. Un conto in sospeso con l’arte. Danae. Rimarrebbe impaperato di fronte a questi signori e compagni. Respira in Arte e Letteratura. Boccheggia negli acquitrini della Politica e nei budelli dell’Economia.  L’io era diventato fragile, troppo. Scalzone su Petra Krause. Cazzatine contro prospettiva storica. Donat Cattin e i soci dell’Enel. La scelta nucleare. Pubblicare un Quotidiano dell’io. Federico Stame: no a un nuovo partito leninista. A Torino gli studenti fanno proprio gli studenti. Quello non voleva drogarsi di ribellione. Fofi sulla piccola borghesia. Colognom non c’era più: bene, era un fantasma. Aveva smesso di pensare giovane e sui giovani. Avevano ammazzato Alasia. L’autonomo e gli spappolati con guizzi. Ricordi di Via Spontini. Ricordi della veglia per il Vietnam alla Statale. Alla Om per il picchetto. Senago. La preside gli diede da leggere i quaderni dI Corea. La Cava «I fatti di Casignana». Ricordi. Accademia scuola per corrispondenza. Appuntare, ricordare. Citano Havemann. La forza elettorale raggiunta dal PCI. Lavagetto su Saba. Raggrumare i frammenti di passato senza fretta. Per anni aveva sottolineato frasi. Immensità dei territori mentali che diceva di voler esplorare. Avviso ai naviganti.  Freud avverte: ordinare il materiale non dipende dalla volontà dell’autore. Esiste in qualche libro la certezza che a noi manca? Wittgenstein e l’attenzione al linguaggio comune. Nuova Corrente. Il passaggio da una mitologia a un’altra. Rella: non ridurre la psicanalisi a terapia. Curiosità e interruzioni degli “interessi culturali”. Difficoltà di uscire dalla “zona rischiarata delle militanza”. Faceva tanti errori lui. Deleuze e Guattari contro lo “strangolamento del desiderio”. Non c’è passato. Non c’è storia. Rifiuto di Marx e Nietzsche stravolto. Stupido come un turista. Caparbietà di Wittgenstein. Leggeva e non capiva. Antonio ed Eva. Ci fu una tempesta improvvisa. Bellow. Al primo posto il tema della psicanalisi. La figlia entrò in camera col suo libro di lettura. Il matrimonio pareva stabile. Corvisieri è entrato nel PCI. “Schematizzavano”. Se tratti così le cose e i bambini. Psicanalisi ancora. I bambini preferiscono starsene nei portoni. Ricordo dell’impiegato di Via Rovello (che nome!). Di quali donne poteva parlare. P cominciò a parlargli di Hermes. Ricordi. Scoppiò la bomba a Piazza Fontana. X era una scheggia venuta fuori da quel “movimento”. Ricordi di gente “con la corazza”. Ricordi dei libretti di meditazione dei preti. Ricordi del chierichetto. Figure meschinelle con le prime ragazze. Un periodo di smania letteraria. Ricordo di Bis. Che senso aveva scrivere “per sé”. Ma che libro poi. Ancora Bellow contro l’intellettualismo. Occuparsi di storia. Da quale famiglia veniva. Ci hanno fottuto. Sempre. Ricordi del liceo. Astratta rivendicazione del “diritto di parlare”, “di denunciare”. Discorso al Famoso [lo Scriba!]. Diventato padre a 24 anni. Ai margini [della vita metropolitana].Bilancio della vita già a 36 anni? Mentre la gente s’afflosciava dopo dieci anni di scontri. Ricordo: Montaldi. Herzog sorride del suo passato. Era piccolo borghese quando… Cosa conosceva in modo non generico del mondo. La fatica dei sottomessi. Se il movimento s’arrestava si era ricacciati nella merda del proprio passato. Certe cose si facevano meglio da soli. Soffiava il Vento dell’Ovest. E se me ne fottessi della “rivoluzione”. Somiglianze preoccupanti tra l’essere comunista di oggi e l’essere d’Azione Cattolica di una volta. Sentirsi vincolato a “compagni che sempre meno ci cagavano”. Ricordo. Assistenti alla ricreazione dell’Umanitaria. Ricordo di Paolo Spano. Non c’erano i Famosi nella sua storia. E senza R come sarebbe andata?

Riflessioni sulle “poeterie” (1)

 

Tabea Nineo, Maschera

Riordinadiario


di Ennio Abate

Nel 1976, la scissione di Avanguarda Operaia mise termine al periodo della mia militanza in un’organizzazione politica. Decisi di non proseguirla, come fecero altri, né in Democrazia Proletaria né nel PCI. E, mentre seguivo da isolato i tragici eventi di fine anni ’70 e continuavo ad insegnare, ripresi ad occuparmi, per reazione,  delle attività – letteratura, poesia e grafica/pittura – che avevo subordinato all’impegno politico. E a scrivere, con più assiduità,  un diario -zibaldone. Da lì estraggo adesso le riflessioni che accompagnarono la stesura delle mie “poeterie”. Queste dell’anno 1977 testimoniano sia il desiderio di riallacciarmi all’esperienza di scrittura giovanile, in parte persa o distrutta e in parte conservata come reliquia  da interrogare, e sia la combattuta volontà di far conoscere questi miei tentativi non solo a qualche  amico ma anche a due intellettuali-poeti di Milano. A Giancarlo Majorino, di cui avevo appena  letto «Poesie e realtà ’45-’75» (Savelli 1977), e a Franco Fortini, che seguivo su «il manifesto» e di cui avevo letto «Questioni di frontiera» (Einaudi 1977). Intravisti in qualche occasione, li sentivo  partecipi della stagione delle lotte studentesche e operaie cominciata per me con l’occupazione della Statale nel ’68. Al primo chiesi un parere su un dattiloscritto  di  appunti poetici legati alla mia esperienza d’insegnante (che diventeranno poi «Prof Samizdat
»). Al secondo invierò, nel 1978, la prima stesura della «Poesia della crisi lunga», dove lo citavo come mio «maestro a distanza».

Continua la lettura di Riflessioni sulle “poeterie” (1)