Archivi tag: Africa

Odio tutte le guerre

Breve sunto  del libro che Raffaella  ha pubblicato  in Inglese su Apple Books: Tales Of Love and War. https://books.apple.com/us/book/tales-of-love-and-war/id6475421848  [E. A.] Continua la lettura di Odio tutte le guerre

Investigatrice a Livorno

Angela Pagnanelli, Correre dietro al sole nell’ombra, Edizioni Il Castello, 2022

 di Teresa Paladin

Una nuova investigatrice entra nel panorama della narrativa giallistica: una giovane giornalista di 35 anni di nome Gianna, una donna che non si ferma alla apparenze degli accadimenti o alla loro esecrazione, perché ritiene che di fronte alle ingiustizie e ai crimini occorra non tirarsi indietro e che, con intraprendenza e soprattutto coraggio, ci sia bisogno di testimoni di verità. E’ allieva di un altro mitico giornalista, suo mentore, Giorgio, esperto di cronaca nera del giornale “Voce popolare” di Livorno dove anche lei è inquadrata. Continua la lettura di Investigatrice a Livorno

  Voltiamo pagina


di Mauro Armanino

Allora dimenticai l’insopportabile sprezzo dell’Intelletto saccente
verso gli uomini di buone volontà, il delirio
dell’Io che si gonfia calpestando l’ingegno umile dei molti. [E. A.]

Cambiare non è poi così difficile come potrebbe sembrare a prima vista. Basta girare la pagina del quaderno sul quale sembra scritta già la nostra storia. Interrompere il flusso, apparentemente determinato, di fatti, eventi e situazioni è possibile. Voltare pagina significa imprimere un futuro differente alla narrazione dominante del presente. L’irruzione dell’inedito destabilizza piani, progetti, usi e costumi ritenuti fino ad allora inespugnabili. Il nostro tempo che appare ‘normalizzato’ e per così dire ‘predestinato’,  è invece marcato da reazioni, sussulti e ribellioni che, a modo loro, vorrebbero girare la pagina della normalità. Le democrazie autoritarie o totalitarie che spuntano ovunque, sono l’ espressione del maldestro tentativo di perpetuare un presente che ha tradito il passato e smarrito il futuro. Voltare pagina significa credere fattibile un mondo altro. ‘Un mondo di proteste’ è il titolo di un libro, uscito da poco, che elenca e classifica chi ha cercato di voltare pagina. I primi vent’anni del nostro millennio hanno visto crescere le proteste. Continua la lettura di   Voltiamo pagina

Volevo restare a casa

di Stefano Taccone

         Ligio Regolo era quello che si dice un brav’uomo. Scapolo, moderato nel mangiare e nel bere, lavoratore sempre puntuale finché non era andato in pensione – ormai era già qualche anno. No social network – non sopportava la fake news -, ma televisione – specie telegiornali – e quotidiani cartacei sui quali, pensava, hanno scritto e scrivono grandi firme del giornalismo italiano. L’Italia? Sarebbe un grande paese – ne era convinto – se solo non vi fossero irresponsabili, fannulloni, ignoranti, tanto giovani quanto della sua età – e la presenza di questi ultimi la trovava ancora più grave, in quanto per i primi si poteva almeno trovare una giustificazione di carattere anagrafico.

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​La vergogna inglese

di Paolo Carnevali

​La vergogna inglese è la scoperta di cadaveri ritrovati in un camion. Questa notizia ha fatto luce sul tragico traffico dei migranti provenienti dai Paesi dell’Estremo Oriente. Quasi più del 50% tra il 2017 e il 2018. Cadaveri in camion frigorifero ritrovato in un’area industriale vicino all’estuario del Tamigi. Un flusso di disgraziati provenienti in maggioranza dalla Cina e dal Vietnam verso la Gran Bretagna. Una triste statistica di nuovi schiavi dice la National Crime Agency. Molte di queste vittime risultano essere minorenni e vengono sfruttate in attività lavorative illegali come la prostituzione. Sicuramente questo flusso è gestito da organizzazioni mafiose e altro. Anche i cambiamenti climatici che causano catastrofi, eventi disastrosi, aumentano le scelte di fuga.

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Su Immanuel Wallerstein

di Giorgio Riolo

Nell’agosto 2018 è scomparso Samir Amin. Nell’agosto 2019 Immanuel Wallerstein. Dopo la morte di Andre Gunder Frank (2005) e poi quella di Giovanni Arrighi (2009), la cosiddetta “banda dei quattro” si è estinta. La loro collaborazione si era svolta in varie fasi e occasioni. Una importante. Il bel libro collettivo del 1982 Dynamics of Global Crisis (in francese La crise, quelle crise?), poi parzialmente tradotto in italiano. Un modello di analisi a più voci e a più angoli visuali della lunga crisi capitalistica (a seconda della visione a partire dal 1967, dal 1971, dal 1973) seguita ai “trenta gloriosi” della fase di prosperità e di espansione dopo il 1945.

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Salire e guardare dall’alto

di Baba Andrea*

 

  1. Finalmente, venti. Ovvero, l’Africa vista dall’Italia

Dopo diciannove lettere scritte dall’Africa, stavolta cambia la prospettiva. Torno infatti in Italia per poche settimane, a distanza di tre anni dall’ultima volta e dopo ormai sei anni in Mozambico. Dopo averle scritte, rileggo le righe che stanno lì sotto e mi rendo conto che – a differenze delle altre lettere – non sono parole che raccontano l’Africa dalla prospettiva dell’Africa. O meglio, lo sono solo in parte. Raccontano, piuttosto, l’Africa a partire dall’Italia. Perché è inevitabile: il luogo dove la testa pensa, il cuore sente e gli occhi osservano cambia il senso di quello che le mani, alla fine, scriveranno. Soprattutto se il luogo è quello dove sei nato, cresciuto e hai cominciato ad orientarti nella vita e nel mondo. Continua la lettura di Salire e guardare dall’alto

In morte di Samir Amin

di Giorgio Riolo

La morte di Samir Amin arriva nel pieno dell’acuirsi della contrapposizione tra “mondialisti” e “nazionalisti” (o “sovranisti”). Lo provano le diverse sottolineature di alcuni commenti che ho letto. Quello di Luciana Castellina, grande amica personale di Amin, che insiste sul suo ammonimento: «Dobbiamo costruire la V Internazionale» e sulla sua ultima sfuriata contro i catalani: «L’ideologia dominante – ha scritto ancora pochi mesi fa – ha così raggiunto il suo obiettivo: sostituire alla priorità della coscienza sociale il primato di altre identità, in questo caso nazionale. E’una deriva tragica». E quello, invece, di Piero Pagliani, che lo tira – a me pare – un po’ troppo dalla parte dei sovranisti: « Se si rileggono i suoi scritti e i suoi libri, non è difficile notare che il delinking suggerito da Samir Amin ha molti aspetti in comune con la necessità di ritornare alla sovranità nazionale che acquista sempre più consensi anche nei Paesi del centro capitalistico storico», anche se precisa che «le ottiche progettuali spesso sono molto distinte da chi oggi rivendica un ritorno a questa sovranità, dato che l’ottica di Samir Amin era marxista e socialista». In attesa che, anche su Poliscritture, si possano riprendere discussioni serie sui pensatori che non hanno rinunciato agli strumenti marxisti, pubblico questo ricordo di Samir Amin scritto da Giorgio Riolo, che l’ha conosciuto e ha studiato le sue opere. [E. A.]

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Accoglienza

di Marisa Salabelle

 

La scorsa estate, un mio ex alunno è diventato famoso a livello nazionale. Si chiama Massimo Biancalani, fa il prete in una parrocchia tra le più popolose della mia città, Pistoia, e nel 2016, dopo aver ascoltato le parole del Papa che invitavano tutti i parroci ad accogliere migranti nelle loro strutture, ha partecipato a un bando per l’accoglienza e ha trasformato la sua canonica in un CAS. IL CAS, per chi non lo sapesse, è un centro di assistenza straordinario, un rimedio pensato per sopperire alle carenze del sistema SPRAR, che sarebbe quello deputato all’accoglienza dei richiedenti asilo: ma, come in Italia accade molto spesso, i CAS hanno superato di gran lunga lo SPRAR, diventando in qualche modo normali, e non straordinari. Continua la lettura di Accoglienza

Costruire il Tempo

di Piero Del Giudice

Questo scritto di Piero Del Giudice  tocca temi (per es. le correnti migratorie)  presenti anche nel documento “Per Poliscritture 2” da poco pubblicato (qui, qui e qui). Con taglio, riferimenti, sottolineature ed esigenze non sempre coincidenti ma non del tutto dissimili. Spero e sollecito un serrato confronto. [E. A.]   

 Il presente e il progetto

È un periodo questo di tali possibilità di risorse disponibili e futuri immaginabili che – nonostante l’assetto sterile, renditiero, preindustriale della distribuzione della ricchezza e del potere (l’oligarchia delle 100 famiglie che detengono la metà dei beni globali) – ci sentiamo parte di una società in rapido sviluppo, in dinamico collegamento, ci sentiamo cioè trasportati e anche protagonisti di un analogo destino collettivo. Continua la lettura di Costruire il Tempo