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L’energia nera divina

di Cristiana Fischer

ATEISMO

creare il prossimo fantasie creando
filiazioni divine simboliche e carnali
come realtà trascendenti che giustificano
nostra mortalità un paradiso
a immagine e somiglianza
come ci ha creati il dio
inventato che non ci conosceva. Ce la sbrighiamo
forse tra noi, senza parenti né padrini, noi soli
in questa lingua di universo, materia
intelligente cosciente del nulla
del senso in cui proietti
di velocità supersonica come meteore
nel sistema solare sappiamo
degli scontri cosmici in galassie
che appena immaginiamo: come se
immaginare l'infinito che ci appare
ci avvicinasse al dio che lo contiene
e nessuno saprà tranne io
le foglie che mi avvolgono
come piante umane che raccolgono
tra le foglie a cappuccio della vita vegetale
il nucleo il cuore come lo chiamiamo
della vita individuale
di noi quasi verdure
fiorite
della generazione accidentale
e necessaria se pensiamo
che non nasciamo dai cavoli quantunque
assomigliamo.
C'è un disegno o non c'è che ci spieghi
la fame immensa di senso
della storia umana, noi come
procuratori del dominio del vero
in scontri concilianti tra morti
immortali e pensieri dissonanti: 
ora avanzo e distruggo, pace interna
a caro prezzo non sposo e solamente
lo sguardo ateo affiso non mi pento 
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EUGENIO GRANDINETTI 40 ANNI DI POESIA

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Andrea Marino, Eugenio Grandinetti e Luciano Aguzzi (Foto E. A. 23 set. 2015)

di Luciano Aguzzi

Pubblico l’appassionata e approfondita relazione  sulla poesia  di Eugenio Grandinetti, amico e  spesso ospite del sito di Poliscritture, che Luciano Aguzzi ha  preparato (e solo in parte riferito) per la la serata in suo onore (23 settembre 2015) coordinata da Giuseppe Deiana al Centro Puecher di Milano.[E.A.]

Parlare di un poeta vivente, in sua presenza, da amico e fra amici, potrebbe porre qualche problema imbarazzante. Imbarazzante per l’oratore che non volesse limitarsi a un omaggio all’amico e al poeta, a una esposizione estrinseca e a una valutazione in cui cogliere solo gli aspetti più superficiali e positivi. Che vorrebbe invece cogliere l’occasione per una lettura della poesia più approfondita, nei suoi contenuti anche intimi, perché sempre la poesia ci parla dell’autore, dei suoi pensieri più palesi ma anche dei più riposti e ne mette a nudo l’animo e le sue segrete stanze. Che ne vorrebbe inoltre esaminare anche la qualità letteraria, sia nei suoi momenti più alti, più riusciti, ma anche in quelli più deboli, e cercare di capire, di entrambi, le linee di composizione, le coerenze, i perché. Continua la lettura di EUGENIO GRANDINETTI 40 ANNI DI POESIA

Sulla poesia di Eugenio Grandinetti

marino marini

di Luciano Aguzzi

Pubblico, come anticipato, questo articolato intervento di Luciano Aguzzi sulla poesia di Eugenio Grandinetti. Era stato inviato in un primo momento come semplice commento al post La storia/le storie (qui) ma i temi affrontati (pessimismo, nichilismo, rapporto  tra poesia e prosa,  memoria) meritano tutto il rilievo che un blog di ricerca critica può offrire. [E.A.]

L’amico e collega Eugenio Grandinetti (Belsito, Cosenza, 20 marzo 1931) è sulla breccia letteraria da parecchi decenni e autore di circa quaranta raccolte, solo in minima parte edite. E anche delle edite, solo due sono in commercio, mentre le altre sono edizioni fuori commercio e introvabili. Per darne un giudizio complessivo sarebbe necessaria una lunga riflessione sulla qualità e sulle forme letterarie, sulle tematiche affrontate, sulle ragioni (se esistono, come io credo) della sua prolificità che, con l’età e i molti problemi di salute, non si è attenuata, quasi ad esprimere un desiderio, forse una vera ansia, di dire tutto finché ha tempo, in una condizione in cui il tempo – per lui – sembra ormai identificarsi proprio con lo scrivere e l’esprimersi in versi. Nella sua poesia si avverte la sua concezione naturalistica – materialista – atea e il non credere a qualche tipo di sopravvivenza oltre la morte. Da questa concezione filosofica deriva un tormentato pessimismo che, a differenza del naturalismo ateo e materialistico classico al quale pure Grandinetti si rifà, non trova quiete nella contemplazione della natura e nella considerazione della necessità delle cose e del destino, ma anzi tende a interpretare il ciclo della natura come metafora di un eterno ripetersi senza scopo del mondo e della vita umana. Ripetersi aggravato, non arricchito, dalla consapevolezza (dai desideri, dalle passioni, dalle illusioni) da cui deriva la sofferenza che la natura inconsapevole, almeno, evita. C’è però, implicita e per me evidente, una sensibilità che presuppone il cristianesimo, o almeno la sensibilità religiosa post-classica. Continua la lettura di Sulla poesia di Eugenio Grandinetti