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Punto di domanda

 
di Arnaldo Éderle


Che razza di titolo è?
E’ che non sapevo che scrivere, ecco
che cos’è. Mi crederanno un incapace,
un tipo che non sa cosa fare, ecco
che cos’è!
E, infatti, così mi sembrava che fosse,
ero incerto e confuso, che cosa potrei
dire di più. E lo sono ancora.
Quando decisi di scrivere avevo voglia sì
di fare, ma nel mio cervello non c’era nulla
anzi meno di nulla, un vuoto indicibile.
Mi guardai intorno, ma non vidi nulla
nessun batuffolo da curare nessuno
spiffero da ascoltare nessun cinguettio
isolato, isolato dal mondo, davvero
la mia cervice sgombra da qualunque
interesse, qualunque guado qualsiasi punto
di partenza, tutto  vuoto.
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L’inspiegabile

uomo_che_ride

di Franco Nova

Questo amarissimo apologo è giocato su una intelligente costruzione di un’atmosfera che dal fiabesco passa all’horror. Il narratore ci presenta prima un gran seduttore, un «uomo sempre sorridente», gentilissimo con bambini e donne, misterioso quasi come il pifferaio magico della famosa novella dei Grimm, per immergerci subito dopo in una sequela di truculenti fattacci, che avvengono sempre alla presenza del misterioso personaggio e sconvolgono la tranquilla vita di un paese. Egli si stacca persino dalla sua funzione di narratore, canonicamente esterno ai fatti, e va in mezzo alla gente per «instillare qualche dubbio su questo stranissimo personaggio». Nulla da fare. Il finale colloquio rivelatore tra lui e l’uomo che ride – i due veri protagonisti del racconto – conferma la pessimistica visione delle cose umane che l’evangelista Giovanni (III, 19) fissò nel motto usato da Leopardì come esergo per La Ginestra: «« Καὶ ἠγάπησαν οἱ ἂνθρωποι μᾶλλον τὸ σκότος ἢ τὸ φῶς. – E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce». [E.A.]

Un uomo sempre sorridente, e anzi afferrato spesso da convulsioni di riso, arrivò un giorno in paese. Fermava tutte le persone, faceva lunghi discorsi ridendo, ma nessuno capiva che cosa dicesse e nemmeno se fosse un connazionale o uno straniero. Continuava ad offrire caramelle ai bambini e rivolgeva loro concioni che essi sembravano quasi capire da tanto ridevano assieme a lui, divertendosi moltissimo. I genitori furono inizialmente preoccupati, ma non quando appurarono che il folle, perché tale era evidentemente, distribuiva caramelle ottime, di marche ben note e costose. Dove se le procurasse nessuno riuscì tuttavia a saperlo. Continua la lettura di L’inspiegabile