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Boris Pasternàk, Otto poesie

                  dal romanzo   “Il dottor   Živàgo” e   da precedenti rivisitazioni TRADUZIONI LIBERE  E  “LIBERATE” DI ANTONIO SAGREDO (da 2 dicembre 2020 a 9 gennaio 2021)

di Antonio Sagredo

Delle 25 poesie che Mario Socrate tradusse per pubblicarle nel novembre del 1957 in prima edizione mondiale dall’editore Feltrinelli, scrive che sono “Poesie di Jurij  Živago”; mentre  A. M. Ripellino, che ne tradusse 8, scrive: “Dal romanzo Il dottor Živàgo” (1959), marcando una distinzione tra il personaggio e l’autore. Di queste 25  ne scelsi 17, quasi 40 anni fa, che tradussi e che dopo  alcune rivisitazioni abbandonai  perché distratto e pressato da altri studi e impegni della quotidianità.

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Da “Gridi d’estate”

di Lidia Are Caverni

«Venezia languida lascia che il passo/ la calpesti e la laguna smuore bianca / di consuetudine» (da «Gridi d’estate»). Gentile Lidia, non posso evitare di mettere a confronto questi suoi versi (e gli altri qui sotto scelti dall’ultima raccolta) così assorti in un sogno lirico inattaccabile con le immagini dei luoghi canonici di Venezia invasi in questi giorni dall’acqua. E chiedermi con amarezza: questa è la poesia a cui dobbiamo abbandonarci mentre il mondo che pareva anche nostro viene distrutto? [E. A]

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Dediche. A Leopardi

di Antonio Sagredo

 
 

Io devo dire a Silvia il tuo rancore 

Ho barato con l’ignoto e la veggenza, 
l’urna e la clessidra si sono rivoltate
per un vomito di versi e di visioni -
il gallo ha beccato la rugginosa banderuola
  
L’Apocalisse se n’è venuta come una troia
turrita di merletti, anatemi e nastri funebri.
Non ha gradito la tragedia come una finzione
ché nello specchio la sventura non ha valore di rovina.
  
Io so che i sogni di quel borgo ti hanno tradito,
sapevi che la luce bovina non aveva spazi per te,
che erano meno finti del tuo infinito come gli zibaldoni,
che l’immensità era una vana e spietata farsa libertina.
  
E quando una marionetta abiurò i fili dinoccolati
per una stecca della Storia ma non del tuo pensiero
ferrigno io devo dire a Silvia il tuo rancore, la grazia 
di quel Nulla che mutò la tua ragione in fatale canto.
  
  
  
 Maruggio-Campomarino, 22-23 agosto 2016
  
  
  
  
   

Da “Le anime di Marco Polo”

marco-polo-hero-H

di Giancarlo Baroni

L’anima di Marco

Quante bugie
hai raccontato? L’anima
stava al di qua della soglia
dove il corpo si trasforma in luce
e libera un’energia che ci proietta

in nuove dimensioni. Se
– dice lasciando
un’ennesima traccia – se il viaggio
in mezzo alle parole non ti basta
perché non vai? prova. Continua la lettura di Da “Le anime di Marco Polo”