di Antonietta Cianci
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Dieci poesie da “Una stagione nascosta”

edizioni NEM srl
di Vincenzo Di Maro
^ Non fu attraverso me che desiderò esistere? Nel suo sguardo giustifico mano e postura. Né scrivo che la forma necessaria: soltanto Suo il gesto che rivela. Verità, farti e attingerti se mi fronteggi e guidi se spingi e mi sei allato io non sono che il luogo che non ospita niente. Ma chi scava l’oggetto o la ragione? O impassibile negligenza del tempo.Continua la lettura di Dieci poesie da “Una stagione nascosta”
Il novello dittatore (dottor Cessantibus)
di Antonio Sagredo
Debuttò con una giovane morte, e prese il volo,
come un novello dittatore.
Il morto sfilò un anello dal vivente,
l’oriente si ribellò, voltò la schiena e andò via,
perché sovrane regnassero sui tarocchi
le infelicità nerastre della Nemesi. Continua la lettura di Il novello dittatore (dottor Cessantibus)
L’amore ai tempi del colera
di Arnaldo Éderle-Gabriel Garcìa Màrquez
Ecco cos’è l’amore: un grande compianto
fin dai tempi del colera in quel paese
nelle lande sudamericane
in una città tutta suono
di trombe e maracas musica
esuberante suonata con piccoli
timpani battuti con grandi mani nere
nella moltitudine di giovani e vecchi
scossi dai riverberi delle dita sulla pelle
dei tamburi. Continua la lettura di L’amore ai tempi del colera
Sedici poesie inedite da “Evasori sentimentali”
di Franco Arminio
Del tuo corpo so ancora poco
e delle mani
e della via benedetta
che gira intorno all’ombelico.
Ti amerò per i poeti
che non ti hanno vista,
per i poeti veri
che erano al mondo
quando tu non c’eri.
Darò tutta la mia gentilezza
alle tue mani.
Se ti vedo
mi sgretolo,
sventolerò le mie ossa
come bandiere. Continua la lettura di Sedici poesie inedite da “Evasori sentimentali”
E distolse gli occhi
di Arnaldo Éderle
E distolse gli occhi dalle care immagini
della parete sinistra e li rivolse
all’armadio grande che sta di fronte al letto.
Quella era la posizione che teneva sdraiato
com’era nel suo ampio letto con la testa appoggiata
a due cuscini. Da lì poteva guardare tutta la
camera e, come un immobile, godere della sua
ampia visuale. Continua la lettura di E distolse gli occhi
Allegria
di Franci La Media
Né io né nessuno sa niente dello sfondo in cui colloco queste poesie. Congiungere il pieno della vita col vuoto della morte (qualcuno dice invece: scambiare l’apparenza del pieno con la sostanza del vuoto) non è niente di individuabile, sono incursioni in ciò che non esiste. E’ un discorso sterminato, e un giardino chiuso. Dal bordo slabbrato dell’esistenza sporgersi in niente che la sostiene.
Ennio Abate mi ha gentilmente fatto sapere che per alcuni queste poesie sono risultate di difficile lettura, forse persino intenzionale. Forse è soprattutto un discorso superfluo. Per renderlo più accettabile ho posto dei titoli ai testi, e scrivo questa breve introduzione a un discorso forse impossibile.
Siamo un riflesso nel vivo contrasto di una corrente tra senso e fine, portati come specchietti di luce cangiante, e ne conosciamo l’incanto. Parlare, stringi stringi, è lodare, e corpo e vita sono parole che la lingua ha raccolto e collocato in un discorso più ampio, che dice anche “dio” e “speranza”. Uso parole che tutti conoscono, senza interrompere i legami che le collegano da millenni.
E’ un discorso del precipizio, sul confine di quello che sempre svanisce, ed è un discorso che cerca un modo per fermare ciò che sfugge e si trasforma. Per fissare il movimento nel suo più piccolo articolarsi, un quasi nulla, la sostanza del passaggio, e il suo definitivo ri-comparire. Dentro questo naturale confine la lingua ricama veri fantasmi.[FLM] Continua la lettura di Allegria
Due comete
di Paolo Ottaviani
LA STANZA È ANCORA NUDA
Dentro il cassetto del mio comodino
c’è una foto di quando ero ragazzo,
un foglio di quaderno, un temperino… Continua la lettura di Due comete
Il mio batuffolo di cioccolata
(Respiro) a Nella/Tommasina
La gamba è fasciata con una stoffa bianca
poi comincia la protesi, non so
ancora com’è, ma la vedo è coperta da
da una forma simile alla sua realtà
il polpaccio il piede, è solo un po’ più
tenera della carne, ma è identica
al mezzo arto che non c’è più, ma in fondo
è quasi uguale all’altra di carne. Quando
sono nude le due gambe sono uguali,
la gamba destra è vera fino al ginocchio
si può palpare e goderne
e abbracciarla. Continua la lettura di Il mio batuffolo di cioccolata
Le parole e la serpe
di Paolo Ottaviani
(…suo arbritatu mundum effinxere
[dipinsero il mondo secondo la loro
arbitraria immaginazione]
Bernardino Telesio,
De rerum natura juxta propria principia)
Se mai ci fu un inizio
fu di fuoco e fanghiglia
e di là pietre, rami,
pesci, serpi e l’umana
carne esaltata e torta
nel pianto autocosciente
di immaginaria morte. Continua la lettura di Le parole e la serpe