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I viventi

di Antonio Sagredo

Walter osservò come ciondolava stancamente, sullo schienale della sedia a dondolo di una tarlata Thonet, lo sparato bianco che la sera prima s’era accomodato in fretta per andare al ballo dei parenti insieme ad Elisa.

Era stato organizzato in loro onore dalle zie materne più anziane.

L’anno prima, fu lei che glielo regalò. Lo aveva comprato a Praga in via Parigi quel tessuto voille bianco in piquette nido d’ape che poi si fece confezionare e applicare.

– Con bottoni di madreperla senza fori e col collo guru! – le raccomandò, Walter.

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NATALIZIE: Armando Tagliavento + Francesco Di Stefano

ubriacone

L’aria è diventata inquinata. Non per questo non respiriamo più. Natale non è più il groppo di candore e malinconia di quand’eravamo bambini. Non per questo non ci pensiamo più.  Ripubblico per l’occasione una poesia su Natale di Armando Tagliavento (1930 – 2012), il bidello scrittore di cui  trovate testi e notizie qui, qui e qui e tre sonetti  sempre sullo stesso tema di Francesco Di Stefano, anche lui ben noto ai lettori di Poliscritture. Sono autori legati a un modo di sentire  che ancora può essere detto a ragione popolare. Nello spazio dei commenti ciascuno/a può aggiungere  (sobriamente!) altri versi o considerazioni. [E.A.]

 

La Notte di Natale
di Armando Tagliavento

E’ la notte di Natale.
Va un tale
ad accattare in un bare un cartoccio di sale
per la sua zucca astrale.
Egli s’insacca nella sua mantellina sbrindellata
e ingerisce di volata
i diciassette piani del palazzo in cima al quale
tana. Egli è povero, non ha un cavolo. Continua la lettura di NATALIZIE: Armando Tagliavento + Francesco Di Stefano