
di Paolo Di Marco
Anche questo breve articolo va collegato al precedente pubblicato l’11 novembre 2020 (qui) e fa parte di un più ampio studio dell’autore di cui si è riferito qui. E’ bene riferirsi anche ai commenti pubblicati qui [E. A.]
Il Poeta Folle
a cura di Enzo Giarmoleo
Han Shan è il nome del poeta eremita conosciuto in occidente come il folle illuminato, il lunatico Zen, che visse in Cina sulle Montagne selvagge di Tiantang, nella provincia di Zhejiang. Gli studiosi, che non dispongono di dati precisi, collocano il poeta tra il sesto e il nono secolo d.C, periodo della dinastia Tang. L’immagine agiografica lo rappresenta ilare, trasandato, con in mano un rotolo di pergamena.
Continua la lettura di 寒 山 Han Shandi Lorenzo Merlo
Questo articolo di Lorenzo Merlo fa da specchio fedele alle paure e alle incertezze del tempo sospeso e gravido di incubi in cui siamo capitati. Ha echi pasoliniani: la critica al “sistema di educazione che ci divide in soggiogati e soggiogatori”, una nostalgia per le epoche in cui gli uomini non erano “analfabeti in tutte le materie della creazione che si studiano con le mani”, la scelta di “stare con i deboli”. Non cade nella facile visione complottista oggi diffusissima (anche se, qua e là, pare la sfiori). Ci vedo anche un tentativo di distanziarsi criticamente da una realtà indecifrabile e angosciante narrando al passato eventi appena accaduti o che ancora stanno accadendo. Il nucleo emotivo e intellettuale dell’articolo sta nella fila caparbia e lucida dei ‘perché’ e dei ‘vogliamo’ polemici che Merlo accumula. E che chiedono, però, almeno un abbozzo di risposte. [E. A.]
Era lontana la Cina. Arrivavano notizie di qualcosa d’importante. Per fare fronte all’emergenza fermarono la routine della vita nota. Attraverso la tv, prima che spaventoso ed esiziale pareva irreale. Strade vuote, morti, ospedali traboccanti, tutto immobilizzato. L’allarme era mondiale ma tutti stavano a guardare.
Era lontana la Cina.
Finché non si fece sotto e fu vicina come non avremmo mai detto. Ed eccola qui. Era in casa.
Continua la lettura di Siamo tutti in pericolodi Donato Salzarulo
1.-Sul Corriere della Sera di oggi si può leggere un articolo molto interessante dello scrittore e fisico Paolo Giordano. Titolo: «Il nostro futuro.» (pag. 26-27). Ho già avuto modo di segnalare i suoi precedenti interventi (Corsera 26 febbraio e Corsera 9 marzo), interventi capaci di aprire gli occhi a persone come me che, di fronte all’assunzione delle note misure di emergenza, non aveva capito con chiarezza il reale pericolo del Covid-19.
di Luciano Aguzzi
Negli anni Sessanta e parte dei Settanta diversi studiosi hanno lanciato l’allarme sulle conseguenze disastrose del continuo aumento della popolazione mondiale sugli equilibri ecologici e su quelli sociali. Poi il tema “sovrappopolazione” e la battaglia per la riduzione delle nascite sembrò passare di moda e, anzi, negli ultimi decenni si spinge per riprendere una politica di aiuti alle famiglie per rialzare il tasso di natalità in Italia e da molti parti si dice che accogliere i migranti stranieri è necessario per colmare i vuoti della bassa natalità nel nostro Paese.
di Paolo Carnevali
La vergogna inglese è la scoperta di cadaveri ritrovati in un camion. Questa notizia ha fatto luce sul tragico traffico dei migranti provenienti dai Paesi dell’Estremo Oriente. Quasi più del 50% tra il 2017 e il 2018. Cadaveri in camion frigorifero ritrovato in un’area industriale vicino all’estuario del Tamigi. Un flusso di disgraziati provenienti in maggioranza dalla Cina e dal Vietnam verso la Gran Bretagna. Una triste statistica di nuovi schiavi dice la National Crime Agency. Molte di queste vittime risultano essere minorenni e vengono sfruttate in attività lavorative illegali come la prostituzione. Sicuramente questo flusso è gestito da organizzazioni mafiose e altro. Anche i cambiamenti climatici che causano catastrofi, eventi disastrosi, aumentano le scelte di fuga.
Continua la lettura di La vergogna inglesedi Federico Bock
-1- “Se si priva il mondo della bellezza, non c’è rimedio all’umiliazione. Ma è difficile che ci sia bellezza nel mondo senza solidarietà per gli umiliati”, (Zygmunt Bauman, Il disagio della postmodernità, Laterza, Bari-Roma 2018, 340).
Continua la lettura di Aforismi e considerazioni sulla “bellezza”di Giorgio Riolo
La morte di Samir Amin arriva nel pieno dell’acuirsi della contrapposizione tra “mondialisti” e “nazionalisti” (o “sovranisti”). Lo provano le diverse sottolineature di alcuni commenti che ho letto. Quello di Luciana Castellina, grande amica personale di Amin, che insiste sul suo ammonimento: «Dobbiamo costruire la V Internazionale» e sulla sua ultima sfuriata contro i catalani: «L’ideologia dominante – ha scritto ancora pochi mesi fa – ha così raggiunto il suo obiettivo: sostituire alla priorità della coscienza sociale il primato di altre identità, in questo caso nazionale. E’una deriva tragica». E quello, invece, di Piero Pagliani, che lo tira – a me pare – un po’ troppo dalla parte dei sovranisti: « Se si rileggono i suoi scritti e i suoi libri, non è difficile notare che il delinking suggerito da Samir Amin ha molti aspetti in comune con la necessità di ritornare alla sovranità nazionale che acquista sempre più consensi anche nei Paesi del centro capitalistico storico», anche se precisa che «le ottiche progettuali spesso sono molto distinte da chi oggi rivendica un ritorno a questa sovranità, dato che l’ottica di Samir Amin era marxista e socialista». In attesa che, anche su Poliscritture, si possano riprendere discussioni serie sui pensatori che non hanno rinunciato agli strumenti marxisti, pubblico questo ricordo di Samir Amin scritto da Giorgio Riolo, che l’ha conosciuto e ha studiato le sue opere. [E. A.]
di Giovanni Fantasia
1.
sistematico, il mattino mi riveste
d’insistenze elettrostatiche, pensieri
monoblocco, ossidazioni e non ho voglia
di ripetere la vita. in cucina
mangio telecereali
soppesando i movimenti
della lotta quotidiana
riavvolgendo le importanze
su rocchetti scivolosi
fino a farle scomparire.
al distributore automatico, dopo
ritrovo i miei occhi negli occhi di altri
e la vita mi scappa di mano
e rovescio il caffè
di Ennio Abate
Replico ad un commento di Roberto Buffagni apparso sotto l’articolo “Migrazioni: punti di vista in contrasto” (qui). Lo riporto per comodità all’inizio del post. [E. A.]
Roberto Buffagni 17 agosto 2017 alle 13:57
Caro Ennio,
in breve:
1) Cina, Cambogia, Manifesto, Fortini. Non ho voglia di fare ricerche in biblioteca per documentare gli abbagli della “sinistra critica” sul compagno Mao e il compagno Pol Pot, ci sono e chi ha la nostra età se li ricorda. Fortini, che era una persona intelligente, di Pol Pot non si innamorò mai, della Cina di Mao sì, come attesta “Asia maggiore”, 1956, un diario di viaggio in Cina in cui Fortini, oltre a scrivere delle belle pagine impressionistiche su paesaggio della Cina e contadini cinesi, fa l’Alice nel Paese delle Meraviglie credendo a Continua la lettura di Appunti politici (9): Fortini, la Cina di Mao e Solženicyn