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“Come vivo le cose che stanno succedendo” di Claudio Vercelli

Violet, Orange, Black (After Rothko) – Kristi Palmer

Composita solvantur . Letture e riflessioni sul conflitto Israele-palestinesi (2)

a cura di Ennio Abate

Segnalo  dalla sua pagina FB questa onesta presa di posizione dello storico Claudio Vercelli:

COME VIVO LE COSE CHE STANNO SUCCEDENDO – Ci sono volte, nelle quali, uno avrebbe molte cose da dire ma sa che comunque non otterrà ascolto alcuno. Quello ragionevole e razionale, beninteso. Ciò che sto/stiamo vivendo, è una di queste situazioni, prossime al collassamento delle rispettive ragioni. Ho idee ma, da adesso, gli animi sono troppo esacerbati (e divisi) per potere anche solo raccogliere il senso logico di quanto sta avvenendo. Se mai sussiste, beninteso. Quindi, con esso, anche di quanto vado, nel mio piccolo, ragionando. Tutto viene altrimenti travolto. Posto che ciò che chiamiamo con il nome di “logica” (target, obiettivi finali, equilibrio e contrapposizione tra poteri asimmetrici e cos’altro), in molti conflitti deraglia verso il puro gusto della distruzione. Quella altrui. Non sono in grado di affrontare le maree montanti del ludibrio, dello sdegno, della fazionalizzazione che stanno per sommergerci. Da più parti. Un’umile presenza intellettuale, qual è quella mia, non può fare fronte, da sé, alle incontrovertibili certezze di chi invece attribuisce agli “altri” le inconfessabili intenzioni proprie. Ossia, quelle di distruzione. Poiché la melliflua cosa – ovvero quel garbuglio di interessi, identità, storia, memorie e quant’altro -che chiamiamo, da illo tempore, con il nome di conflitto “arabo-israelo-palestinese”, si colloca in questo ordine di considerazioni. Sussiste in quanto tale. Diversamente, sarebbe già stato risolto. In qualche modo. Non importa quale (se non per i diretti interessati, si intende). Ne sono quindi intellettualmente sopraffatto, per capirci. Non ho strumenti che non siano quelli del mero ascolto. Di certuni ma, francamente, anche degli altri. Poiché in un conflitto si è almeno in due parti. Come tali, contrapposte. Del pari, non sono nessuno per immedesimarmi nel dolore di chi non avrà mai nessun risarcimento. Continuerò comunque con il mio lavoro di analista, per nulla “al di sopra delle parti” (chi si presenta, ad ognuno di voi, in quanto tale, vi sta invece concretamente ingannando: non esiste la “fredda distanza” bensì l’immedesimazione che viene però contemperata dall’impegno di continuare ad essere “ntellettualmente onesti”). Lo sforzo, sempre più spesso, non sarà quello di essere al di fuori di sé stessi – condizione pressoché personalmente impossibile – ma di capire dove si collochi la linea di divisione tra umano e disumano. Coloro che nutrono certezze (ideologiche), alla ricerca quindi di facili riscontri per i loro retropensieri, sono già allineati. Quindi, pronti a fucilare nemici così come, soprattutto, “traditori”, quelli nel proprio campo. In ogni guerra che ci chiami in causa, d’altro canto, il principio di sopravvivenza sopravanza tutto il resto. Tuttavia la realtà dei fatti, se ancora conoscibile dietro la coltre di finzioni, infingimenti e quant’altro, è ben diversa cosa. Poiché contempla, e quindi offre, non una ragione assoluta bensì più motivazioni. Nessun relativismo, per parte mia. So “dove stare”. Ma ci sto con autonomo esercizio di comprensione. In fondo non sono nessuno, anche se non vorrei essere ricordato come un nulla.

Aggiungo il commento che ho lasciato sulla sua pagina: 

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Netanyahu: “Siamo in guerra”

Riordinadiario

7 ottobre 2023

 

A. LA NOTIZIA

Massiccio attacco di Hamas contro Israele: migliaia di missili lanciati da Gaza e irruzioni militari. 250 i morti israeliani e 1400 feriti, decine gli ostaggi. Netanyahau: “Siamo in guerra”. E ordina la rappresaglia: 232 morti e oltre mille feriti tra i palestinesi. Hezbollah cerca di sconfinare da nord

(https://www.rainews.it/maratona/2023/10/attacco-contro-israele-missili-da-gaza-e-irruzioni-militari-morti-e-feriti-d0475654-0b54-4d79-9004-28919ec99e08.html)

 

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Riordinario 19 marzo  2022

 Guerra in Ucraina. Scambio sulla pagina FB di Giovanni Cominelli

di Ennio Abate

Andrò avanti a pubblicare il Riordinadiario delle ultime settimane, ma lo farò a salti e senza rispettare l’ordine cronologico. Più avanti (forse) cercherò di capire il perché di questa scelta (d’emergenza). [E. A.]

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RIordinadiario 5 marzo 2022

Appunti contro la guerra in Ucraina

di Ennio Abate

Mi scrive un amico: «seguire giornalmente i giornali, la TV, FB e alcuni blog e giornali online è diventato un lavoro a tempo pieno, anzi più che pieno perché la giornata non mi basta. Taglio e trascuro molto, ma in questi giorni di guerra si pubblicano tante cose che non riesco a ridurre la quantità di letture e ascolti giornalieri che mi sembrano utili». È più o meno quello che ho fatto io pure (e credo tanti altri) in questi giorni. Come per esorcizzare un’ansia. Ma con insoddisfazione. Perché t’accorgi che è come  spalancare porte e finestre della tua casa mentale/sentimentale a una tempesta che ti scaraventa dentro di tutto e sporca, rompe, distrugge.
È un fenomeno che, ingigantitosi attorno al 2020  sull’ondata  di notizie  vere/false sul coronavirus di Wuhan, è indicato con un neologismo: infodemia s. f. Circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, talvolta non vagliate con accuratezza, che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento per la difficoltà di individuare fonti affidabili. (Treccani)
Ne avevo letto e m’ero segnata  una nota di Claudio Vercelli[i]. E ricordo che Franco Carlini (di cui oggi pochi si ricordano)  nel 2002 di qualcosa di simile aveva parlato in una sua ribrica d’informatica su “il manifesto” suggerendo con un  sano ottimismo  una via per conservare un giusto equilibrio tra apertura alla diversità e “filtraggio”.[ii]  
Oggi, però, di fronte alla guerra in Ucraina e ai suoi rischi  siamo ancora capaci di  accogliere e praticare quel suo consiglio?
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Su Pio XII e i cosiddetti “totalitarismi”

a cura di Ennio Abate

La lettura dell’accurata recensione di Claudio Vercelli sul libro appena uscito di David Bidussa, La misura del potere. Pio XII e i totalitarismi tra il 1932 e il 1948 (Solferino, Milano 2020), apparsa su DOPPIOZERO (qui) mi ha indotto ad un primo breve commento su POLISCRITTURE FB. Non avendo ancora letto il libro di Bidussa, mi sono limitato a riportare (un po’ polemicamente) una vecchia e per me convincente tesi di Michele Ranchetti. Ne è seguito un breve scambio tra Brunello Mantelli e me, in cui concordavamo (per la prima volta!) sulla fragilità o equivocità o inservibilità del concetto di totalitarismo; e poi un puntualissimo e lungo intervento di Luciano Aguzzi, che ha chiarito la sua posizione sull’operato di Pio XII e sul concetto di totalitarismo ma ha anche dato sintetici giudizi su alcuni importanti storici italiani del Novecento (Croce, Cantimori, Miccoli, Della Peruta). Data l’importanza e l’incandescenza delle questioni toccate, mi pare giusto riportare la discussione sul sito di POLISCRITTURE nella rubrica “Storia adesso”, sperando in altri approfondimenti. Una raccomandazione ai cosiddetti lettori “comuni” o “non specialisti” (veri o presunti):confrontatevi senza eccessive timidezze reverenziali con chi oggi gestisce professionalmente il sapere storico. Che è necessario per orientarsi nel caos odierno e non deve essere lasciato solo nelle mani degli specialisti. Non ritiratevi disorientati di fronte alla sua complessità o alla contrapposizione dei punti di vista. Alle obiezioni che mi sono state mosse da Aguzzi e Mantelli replicherò appena mi sarà possibile.[E. A.]

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“Un vento gentile soffia su Cologno”, ma le scarpe sono “rotte” o no?

a cura di Ennio Abate

Miseria della politica e speranza di cambiamento in un città di periferia, dove abito dal 1964. Pubblico un mio intervento critico, una mail dell’amico Donato Salzarulo, la mia replica e, in Appendice, le reazioni di vari amici e amiche su una pagina FB locale, Cologno Outside. Mi attendo approfondimenti, ma vanno bene anche ulteriori polemiche [E. A.]

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29 maggio alle ore 07:24Ennio Abate‎ aPOLISCRITTURE COLOGNOM29 maggio alle ore 07:19

SAMIZDAT COLOGNOM

SPIACE DIRLO: A COLOGNO ABBIAMO LA STUPIDITA’ AL GOVERNO E UN’OPPOSIZIONE ABBAIANTE

Succede che il sindaco uscente leghista Rocchi si fa fotografare con tanto di gonfalone cittadino bene in vista insieme ad una giornalista locale, Jacqueline Allemant, sua servizievole fan. Lui ha la mascherina d’ordinanza anti Covid-19. Lei s’è messa una mascherina-museruola con su la scritta (famigerata per chi un po’ di storia italiana del Novecento l’abbia masticata) “Boia chi molla”. E la foto compare sui social colognesi. Succede anche che, non contenta di questo, la stessa Jacqueline Allemant pubblichi un altro selfie: lei e la vicesindaco di Cologno, Tesauro, entrambe con le mascherine-museruole e il “boia chi molla” bene in vista.

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Introduzione a “Neofascismi” di Claudio Vercelli

di Ennio Abate

Anticipo il testo che leggerò stasera per la presentazione del libro dello storico Claudio Vercelli. [E. A.]

1.

Slogan e immagini volgari, luoghi comuni razzisti, dichiarazioni di leader politici riempiono sempre più la cronaca di questi ultimi anni e mettono in allarme. Anche a livello  locale,  dobbiamo fare i conti con un’Amministrazione  che nel 2017 ha chiuso la Scuola d’italiano per stranieri e il centro interculturale donne, ha appoggiato la sottocultura di un cattolicesimo conservatore e omofobo patrocinando uno spettacolo di Povia e Amato organizzato, tra l’altro, da associazioni legate a gruppi neofascisti e ha programmato una grottesca e provocatoria “rievocazione storica” con tanto di campo militare della Whermacht davanti Villa Casati, sede del Comune di Cologno Monzese, proprio a ridosso della festa della Resistenza del 25 aprile.

Le polemiche su questo inasprimento dei rapporti sociali e politici sono quotidiane. Siamo al “ritorno del fascismo” e non ce ne accorgiamo o di fronte a sintomi di un cambiamento più complesso, magari altrettanto o più pericoloso, che ora fa pensare al vecchio fascismo e ora appare poco decifrabile?

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Alla fine del Novecento

Riordinadiario 1994

di Ennio Abate

Cosa ci aspettiamo oggi dalla storia o dagli storici? 
Qualcosa in questo mio vecchio appunto del 1994 potrebbe servire (forse) ad avvicinarsi più *criticamente* al tema del libro “Neofascismi”, che Claudio Vercelli presenterà a Cologno il 5 aprile prossimo. [E.A.]

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Il ritorno del Tonto e il dissenso di Samizdat


di Giulio Toffoli ed Ennio Abate

Oggi le idee che circolano sul che fare in politica sono dappertutto confuse. Sia in  basso che in alto. Sia tra il popolo che tra  le élites. E mi riferisco a quanto è successo ieri nel governo e nel  parlamento inglese e a quello che potrà succedere nelle prossime settimane alle europee. Chiariamo che in questo botta e risposta tra me e Toffoli non si confrontano  un simpatizzante del PD e uno del governo. Ma due scontentezze, purtroppo. I loro punti di attrito (sui” neofascismi” o i “populismi” o  il  ritardo nell’uso delle «buone rovine» di Marx, ad es.) sono drammatici, ma  abbiamo concordato di renderle pubbliche nella speranza di poter trovare in un dibattito più ampio qualche punto fermo su cui collaborare  con più convinzione. [E.A.]

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Appunti politici (6): bene e buonismo

di Ennio Abate

In questi giorni ho riletto più volte  i commenti all’articolo “Sul tragico destino dei migranti” (qui). In particolare quello di Roberto Buffagni (qui) solleva  almeno tre questioni importanti. Le riassumerei intitolandole così: bene  e buonismo, interesse, immigrazione e identità.  Buffagni le tratta da un’ottica che diverge in profondità dalla mia e proprio per questo mi sento ancor più impegnato a discuterle e approfondirle.   Affronterò i temi in tre articoli separati. Questo è il primo. [E. A.] Continua la lettura di Appunti politici (6): bene e buonismo