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Critica della politica in una città di periferia

di Ennio Abate

Pubblico  queste mie riflessioni  sulla necessità di continuare a  fare critica della politica.  Anche da solo e  con gli unici strumenti che mi restano: la parola scritta e la mia memoria storica. Posso farla solo in una dimensione locale, Cologno Monzese, hinterland di Milano. E  calibrando la mia voce su un momento –  quello  delle elezioni del sindaco della città – dove il marasma ideologico, che sta corrodendo tutti gli schieramenti politici  tradizionali (i partiti) e apparentemente nuovi (le liste civiche) si manifesta in modo più acuto e repellente nella forma delle piccole ambizioni personali, dei  maneggi ambigui di corto respiro, degli inviti ipocriti ad una partecipazione democratica sterilizzata. 

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ELOGIO DELLA CRITICA DENTRO O FUORI DAI PARTITI (E DALLE LISTE CIVICHE)
Questa è la mia RISPOSTA @ CSD dopo aver letto nel loro Bollettino d’informazione aprile/maggio 2023 il pezzo intitolato «Accuse e critiche rivolte a CSD sulle sue scelte e alleanze elettorali»(Cfr. Appendice)

Cari amici/che, siccome il mio nome – non so se per errore – è ancora presente nella vostra mailing list, mi è arrivato il Bollettino d’informazione e ho letto il lungo pezzo intitolato «Accuse e critiche rivolte a CSD sulle sue scelte e alleanze elettorali etc.». Dopo qualche incertezza, ho deciso di rispondervi con questi veloci appunti. Non capisco perché: 1) parlate di me e di altri, vostri compagni di strada per periodi più o meno lunghi, senza usare nomi e cognomi ma ricorrendo a una perifrasi (« Alcune persone politicamente impegnate e presenti sui social (fra l’altro tutti in passato hanno militato nella nostra associazione anche con ruoli di responsabilità)» che cela a stento un certo livore; 2) passate sotto silenzio le ragioni dell’allontanamento – non per capricci, credo – mio, di Roman Tomat, di Cambiaghi e non so se di altri; 3) visto che parlate di “ascolto dei cittadini”, non potevate replicare e ragionare pubblicamente (e democraticamente) alle critiche mie o di altri; e anche alla proposta – di sicuro priva di «sarcasmo» o «dileggio» – da me fatta il 4 luglio 2022 (https://www.facebook.com/…/colognom/posts/5237514563019174) del nome di Antonio Tagliaferri come candidato sindaco; 4) vi raccontate una storia reticente di CSD. In proposito, vi faccio notare che: a. sono state poche le persone provenienti dalle «esperienze dei movimenti di sinistra nati nel ’68» confluite in CSD, dove è sempre prevalsa la componente cattolica e parrocchiale; b. non spiegate le ragioni dell’interruzione della «pratica partecipativa del Forum cittadino» sorto in occasione della campagna elettorale per “Beretta Sindaco” nel 2004. Concludendo. Ho trovato scorretto che citiate dei miei interventi solo alcune frasi decontestualizzate. E che non diate una spiegazione sincera (innanzitutto a voi stessi) del vostro silenzio negli ultimi mesi, che mi è parso imbarazzato, autodifensivo e dovuto all’accettazione di un dogma indiscutibile, che è poi la ragione principale del mio dissenso da voi: il vostro rapporto acritico col PD. Infatti, anche quando affermate che «Il PD ha “scaricato” la candidata Sindaco nella prima seduta di Consiglio Comunale» non ne traete la conseguenza per me logica: che si tratta di un partito che strumentalizza e inganna i suoi alleati. Cordiali saluti Ennio Abate

 

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Geno Pampaloni: «I giorni in fuga»

di  Donato Salzarulo

Amo le letture casuali, selvatiche. Amo i libri che mi ammiccano su una bancarella o addirittura per terra, su un tappeto. Impensati e imprevisti. Come questo Geno Pampaloni, apparso sotto i miei occhi sul lungomare di Pietra Ligure, mentre vado a comprare i giornali in quest’ultimo sabato di febbraio. Sta lì per terra, in compagnia di Luciana Littizzetto. Ma cosa ci fa uno dei più autorevoli critici letterari del Novecento con la simpaticissima Lucianina? Cosa ci fa un morto con una viva?
Due passi avanti, cammina una signora col marito. Vede il libro della Littizzetto e per un euro lo tira su e lo porta via. A mia volta estraggo dalla tasca il borsellino, cerco un euro e porto con me «I giorni in fuga», un Coriandolo Garzanti del 1994, quando c’erano ancora le lire.
Acquisto solo libri che mi risuonano dentro per una qualche ragione. Questo ha un’eco nella mia mente perché so chi è Geno Pampaloni, poi perché i nostri sono tempi in cui la critica letteraria se la passa malissimo e, infine, perché non ho letto il libro.
Ora che ce l’ho tra le mani, comincio subito a sfogliarlo. Continua la lettura di Geno Pampaloni: «I giorni in fuga»

Angelica De Gianni: «Tra (me E me). Un dialogo interiore»

di Donato Salzarulo

1.- Non conosco Angelica De Gianni. In quarta di copertina leggo che è nata a Bisaccia (quindi, è mia compaesana) ed insegna materie letterarie. Ha studiato a Napoli presso l’Università Federico II e, dopo la laurea in Filologia classica, ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Papirologia. Durante questo percorso ha lavorato un anno in Baviera, presso l’Università di Würzburg. Ottimo.

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Dopo la sconfitta

di Donato Salzarulo

Noi siamo i lati in ombra di noi stessi,
figure in esilio dal fiume
della storia, volti rigati
da desideri non realizzati,
dalle scelte non compiute,
da occasioni mancate.
Celiamo sogni nei nostri occhi,
misteri sulle nostre labbra.
Beviamo pensieri pompati
dal pozzo del presente.
Niente Quaderni dal carcere
né Lettere di condannati a morte,
speranze strategie rivoluzioni.
Niente miserabili, precari,
disoccupati o sottoccupati,
proletariato o sottoproletariato.
Il nostro slogan è un’agenda
dei titoli finanziari.

Noi siamo la tristezza di noi stessi,
una bellezza malinconica,
un quadro indecifrabile,
un mondo vivo sospeso
tra l’essere e il non essere,
tra la contraddizione e il paradosso.
Forse ci amiamo perché
non abbiamo più nulla di rosso,
neanche il sangue. Forse è questo
che ci dona la più strana
delle felicità: quella
dei mangiatori di loto.

 

26 settembre 2022

Emigrazione, terremoto e spreco di risorse in un paese dell’Irpinia

    «OCCASIONI MANCATE» DI AGOSTINO PELULLO. POSTFAZIONE.

    di Donato Salzarulo

Questa è l’accurata postfazione di Donato Salzarulo al libro coraggioso di Agostino Pelullo, che è un intellettuale meridionale attore e testimone politico d’opposizione delle vicende  che hanno degradato il suo paese, Bisaccia di Avellino.  Il libro merita l’attenzione di quanti ancora insistono a pensare in modi razionali le trasformazioni del mondo; e a non cancellare le vicende locali con la scusa che nel caos (di guerra), a cui è  giunta l’odierna politica internazionale, alla quale i nostri governanti  partecipano da solerti vassalli, esse sarebbero diventate minime e irrilevanti.  Pelullo non ci richiama soltanto ad una antiquata e superata (permanente, invece!) “questione meridionale”. Narra – nuovamente, puntualmente, caparbiamente e in prima persona – il caso di un paese del Sud sgovernato dal suo ceto politico. Bisaccia, infatti, ha visto prima la perdita progressiva dei suoi abitanti a causa dell’emigrazione. (Ricorda opportunamente Salzarulo nella postfazione: «Un dato oggettivo appare subito interessante: Bisaccia nel 1911 ha una popolazione di 9.054 abitanti, nel 1951 di 7.927, nel 1971 di 6.231, nel 1981 di 4.781 abitanti.»). E poi, in seguito al terremoto del 1980 e alla gestione clientelare del post-terremoto, ha sopportato i fatti e i misfatti  di un ceto politico che ha scelto di dividere quella comunità  in due paesi, svalutare il mercato edilizio locale, abbandonare a se stesso il centro storico e sperperare il danaro pubblico (a vantaggio di una ricostruzione  monopolizzata soprattutto da imprenditori del Nord). Postfazione e libro ci chiedono di riflettere sempre con grande attenzione al legame locale-globale  e di sostenere  e collegare le forme di resistenza anche minima dovunque esse continuano a manifestarsi. [E. A.] Continua la lettura di Emigrazione, terremoto e spreco di risorse in un paese dell’Irpinia

Distruzione creatrice al Sud?

 

Nota 1. La distruzione creativa, anche nota come burrasca di Schumpeter, è un concetto delle scienze economiche associato dagli anni cinquanta all’economista austriaco Joseph Schumpeter, che l’ha derivato dal lavoro di Karl Marx rendendola popolare come teoria dell’economia dell’innovazione e del ciclo economico.

Nota 2.  Per  un riepilogo sulle questioni trattate dal libro di Agostino Pelullo si possono  rileggere le Notizie dal paese del 2020 di Donato Salzarulo che trovate su Poliscritture: 1 , 2, 3, 4.