Archivi tag: Ernesto De Martino

Io sono mia       

di Marcella Corsi

        A via Pomponazzi* i piccoli gruppi di autocoscienza erano formati da 8-10 donne appena entrate e da una compagna veterana del collettivo, che faceva da tutor alle nuove. Nel nostro la “vecchia” era Biancamaria: ventinove anni, alcuni di militanza femminista (d’altronde il movimento non aveva più di quattro o cinque anni di vita). Noi nuove tutte intorno alla ventina, ma delle più disparate provenienze. Io addirittura con un padre che riceveva telefonate da Giorgio Almirante. Cosa che provocava non solo a me qualche scompenso, ma dentro il gruppo sembrava non interessare più di tanto. Continua la lettura di Io sono mia       

Peripezie di una lettura

Tabea Nineo, disegno con Paint 2016

Con una Risposta di Angelo Australi

di Ennio Abate

Caro Angelo [Australi],

il ritratto che ci hai dato di Davide Lazzaretti (qui)  recensendo il romanzo di Simone Cristicchi, “Il secondo figlio di Dio”   e i commenti  al seguito hanno suscitato in me dubbi, inquietudini e una certa stizza per l’apprezzamento  speranzoso  verso  i movimenti dal basso legati a precisi  luoghi che tu, Aguzzi e Locatelli avete espresso. Non  sono certo che, a partire dalla figura di Lazzaretti, tu abbia voluto delineare una proposta  culturale e politica per l’oggi. Alcune tue affermazioni[1]  e un successivo commento[2] me l’hanno fatto pensare. Ma, così non fosse, sento  una proposta del genere aleggia nell’aria di questo nostro tempo. Ed allora ho voluto approfondire, riprendendo in mano vecchi libri,   per chiarire innanzitutto a me stesso le ragioni  della mia  reazione. Che avevo del resto già anticipato  in una replica ad Aguzzi (qui) dichiarando al contempo simpatia e riserve. Ora, con questo riepilogo delle mie peripezie di lettore  le  preciserò analiticamente.

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Michele Ranchetti sul giovane Renato Solmi

Ranchetti

Stralciata da un saggio su Ernesto De Martino, pubblico questa testimonianza “indiretta” di Michele Ranchetti (1925- 2008) sulla figura del giovane Renato Solmi, suo amico e, come scrive, «compagno di scuola». Si tratta di un ritratto ravvicinato, di certo più complesso e tormentato di quelli neutri, impersonali e frettolosi che si leggono negli abborracciati necrologi seguiti alla notizia della morte di Solmi. Perché Ranchetti, com’era solito, parla dell’ altro ma anche di sè. E si potrebbe dire: dal punto di vista di un “cattolico critico” alle prese con la crisi di un “marxista critico”. Continua la lettura di Michele Ranchetti sul giovane Renato Solmi