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Ex area Torriani a Cologno Monzese. W la dittatura del Privato?

4 DOMANDE DI UN IMMIGRATO A COLOGNOM (DAL SUD O, OGGI, DA OGNI DOVE)

di Ennio Abate

Quello che  presento ai lettori di Poliscritture per discuterne anche con interlocutori più distanziati ed esterni è un caso di ristrutturazione di un pezzo di territorio urbano, simile a chissà quanti in Italia. Anche se caso locale, immerso nella vischiosa quotidianità di una città di periferia, il problema politico (chi decide? a vantaggio di chi?) si ripresenta in forme concrete ma non meno drammatiche o ambivalenti di quelle dei problemi generali. E impone al singolo e ai gruppi sociali oggi in grave sofferenza scelte e dialettiche non facili da dipanare: tra vecchio e nuovo, modernizzazione (di che tipo?) e conservazione (di che tipo?).  E’ possibile approfondirne il senso?   

1.
Dalla storia di questa città (tenendo presente il libro di Giovanni Mari: Nascita di una citta : trasformazioni urbane e migrazioni interne a Cologno Monzese, negli anni Cinquanta e Sessanta (*) vengo a sapere che i capitalisti “modernizzatori” – proprietari dei terreni agricoli di Cologno, immobiliari che edificarono palazzoni con regole da Far West, politici pur essi “modernizzatori” loro alleati) hanno costruito, sì, case servizi e scuole per i suoi abitanti – lavoratori in maggioranza immigrati con bisogni immediati – ma facendogli pagare il tutto a carissimo prezzo.
Risultato: i capitalisti si arricchirono 10 o 100 volte più di prima e i lavoratori (salariati o stipendiati) coi sacrifici di una vita hanno campato le famiglie e – al massimo e non tutti – sono diventati proprietari di qualche appartamento.
Era inevitabile che questa “modernizzazzione” di Cologno Monzese finisse 10 a zero (o quasi) a favore dei capitalisti?
È questa la giustizia sociale?

*(si scarica gratis a questo link: https://www.biblioteca.colognomonzese.mi.it/…/Mari…)

2.
Se il Comune (o Amministrazione pubblica) è sottomesso alla volontà della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, la quale «ha fissato una generale interpretazione a difesa della proprietà privata […] nei confronti della pianificazione pubblica» e proclamato pure che «il diritto di costruire (ius aedificandi) sia sempre connaturato alla proprietà» (Alessandra Roman Tomat di ARtlist), vuol dire o no che chi è già ricco ha via libera per arricchirsi ancor più e chi non è ricco né capitalista (e vive del suo lavoro) dovrà continuare a stringere la cinghia o indebitarsi o temere per il futuro suo e dei suoi figli?
È questa la giustizia sociale?

3.
Se di fronte ad ogni nuova opera che verrà realizzata sul territorio (di Cologno Monzese o di altra città) l’unica chanche [possibilità] concessa agli amministratori (e ai cittadini) è quella di contrattare con il privato al massimo «qualcosa di utile per la città» («verde pubblico, housing sociale, dotazioni ecc.» (popolarmente parlando: le “briciole”), il diritto degli abitanti di Cologno di avere un ambiente vivibile si ridurrà al lumicino. E la città continuerà ad essere modellata INNANZITUTTO e SOPRATTUTTO dagli interessi di chi vuole sfruttare il territorio per aumentare i suoi profitti.
È questa la giustizia sociale?

4.
In passato, amministratori e cittadini di Cologno – chi in nome del comunismo (PCI), chi del socialismo (PSI), chi della democrazia cristiana (DC) – hanno accettato un’idea rozza e unilaterale di “modernizzazione”: quella imposta dai capitalisti in nome dei loro “sacri profitti” e della “sacra proprietà privata”. Ed hanno collaborato – entusiasticamente o mugugnando – allo scempio urbanistico del territorio di Cologno.
Come? Sottovalutando lo sfruttamento dei lavoratori immigrati. Esaltando le “briciole” ottenute per il “pubblico” dai “privati”, ai quali concedevano in cambio massima libertà di edificare come meglio credevano.
Si sono poi giustificati – quando la festa del “boom economico” è finita – appellandosi alle “cause di forza maggiore”: l’assenza di Piano Regolatore, l’urgenza dei bisogni degli immigrati, ecc.
Oggi, in nome della democrazia leghista/fratellista, con questo progetto, «avveniristico, sostenibile e ambizioso» sulla ex Torriani Rocchi & C. faranno di meglio?

Alessandra Roman Tomat ha scritto: « Piano attuativo alla mano, il Sindaco dovrà dimostrarci come ci ha tutelato e cosa ha portato a casa per noi. Oltre alla (ovvia, non possono mica costruire con l’amianto tra i piedi!) bonifica. Con l’umiltà e la consapevolezza del fatto che, in questa partita, la città pubblica parte in svantaggio».
Ha ragione.
Sarebbe meglio, però, che anche sulla ristrutturazione della ex Torriani ci tutelassimo direttamente noi cittadini, mobilitando tutte le intelligenze e le passioni ecologiste presenti a Cologno.
Certo partiamo in svantaggio, ma non possiamo inchinarci davanti al feticcio della Proprietà Privata per un eccesso di “realismo”.
In fondo anche Davide partiva «in svantaggio» contro Golia. Lo riconosceva, però, come nemico. E lo combatteva come tale.

 

APPENDICE. SCAMBI SU PAGINE FB LOCALI

DA POLISCRITTURE COLOGNOM

Alessandra Roman Tomat

Mi sembra velleitario, a maggior ragione che non è riuscito in un caso molto più lineare (vedi lago Gabbana). Non si tratta qui infatti di un’area che va lasciata così com’è per cui mi metto per traverso e impedisco (o cerco di impedire) alla proprietà di fare. Qui si deve “fare” eccome … mica si può lasciare così. Ora, io non vedo in che direzione potrebbero mobilitarsi adesso i cittadini. Costringendo la proprietà (che ha comprato per costruire, che ripulisce per costruire, che bonifica per costruire) … a fare cosa di diverso esattamente?? Con che strumenti? Secondo te un gruppo di cittadini può imporre alla proprietà un’idea di città? Onestamente non credo. È la collettività organizzata che deve farlo attraverso le sue istituzioni. D’altra parte ti ricordo che più sindaci si sono succeduti e nessuno ha voluto o potuto attivare la bonifica indipendentemente dalla proprietà. Abbiamo dovuto aspettare questi signori. Lì si doveva approfittare per intervenire.
Questo è più che realismo: è storia.

Già è tanto, secondo me, se riusciremo ad esercitare una funzione di controllo. Ovvero sensatezza nelle scelte e qualcosa di serio per la città pubblica.

Ennio Abate

1. Velleitario organizzarsi come cittadini per controllare direttamente e eventualmente opporsi a trasformazioni negative dell’ambiente in cui devono vivere? Delegare ogni cosa alle «istituzioni»? Oh, bella almeno fino alla lotta contro la chiusura della Scuola d’italiano per stranieri pensavo che le due cose non fossero in contrasto.
2. Per me va benissimo il «controllo» dei consiglieri comunali di opposizione. Ma meglio se controllati a loro volta da un bel comitato cittadino o Forum, come almeno si tentò in passato. Non ci si lamenta di continuo dello scollamento tra istituzioni e gente indifferente o astensionista? Lo dobbiamo dare per acquisito e definitivo?
3. Ho detto che l’area ex Torriani « va lasciata così com’è»? Ho parlato di un gruppo di cittadini che deve mettersi di traverso e costringere la proprietà privata a fare magari un parco o un centro sociale per i giovani?
Certo sarebbe sicuramente un progetto preferibile al misterioso (per ora) progetto «avveniristico, sostenibile e ambizioso» su cui tu stessa hai espresso dubbi.
Ma ho riconosciuto che i tempi sono duri e condiviso – come tu hai scritto – che «la città pubblica parte in svantaggio». Non ti seguo, però, nella piega rinunciataria e minimalista che ora il tuo discorso sembra prendere.
4. Questa città non ha bisogno di servizi? Gli abitanti che vengono sfrattati non hanno bisogno di case a canoni calmierati? Non possiamo imporre alla proprietà la “dittatura del proletariato” colognese, ma se già si parte dicendo che una prospettiva altra e più giusta anche sulla pianificazione e lo sviluppo di una città è irrealistica, lasciamo lavorare Rocchi in santa pace e andiamo a dormire.
5. Non devi ricordare a me che « più sindaci si sono succeduti e nessuno ha voluto o potuto attivare la bonifica indipendentemente dalla proprietà» ma chiederne conto ai loro eredi presenti in consiglio comunale.
Per ora buonanotte.
DA SEI DI COLOGNO SE…
Maurizio Garoglio
Caro Abate quando si dice che la nostra costituzione parte liberale e dopo la virgola diventa socialista non si dice certo una bugia, è scritta a quattro mani e si vede. Il buongoverno di Rocchi per certe cose si vede, è certo manutentore migliore di tutti i precedenti, per altre si vedrà. La cosa certa è che eredita un malgoverno da manuale, che ha lasciato cicatrici permanenti e guai a non finire. Altra cosa abbastanza sicura è che gli autori dello scempio non riescono proprio a capirlo, se sarà buongoverno vedremo, la cosa certa è che altrimenti ci vorranno forze e idee da qualcuno di diverso dagli eredi del misfatto precedente, con nuove idee e capacità, come valori quelli liberali ad oggi restano insuperati, si tratta solo di scegliere l’esecutore migliore. I grovigli sintattici sono ben opinabili, le sciocchezze certe e indiscutibili. Il problema non è certo stato la costruzione di una potenza economica quasi liberale quanto che la parte pubblica è stata generalmente pessima, per la sua natura intrinseca, socialista e confessionale, ed è quella la parte da combattere e vincere. Quella parte che non ha ancora capito di essere l’origine dei guai, se pensi a Davide e Golia fai parte del problema, la soluzione viene da chi pensa che Noi della specie umana siamo destinati al rispetto dei diritti fondamentali e alla ricerca della felicità e cercheremo una soluzione felice per tutti. Anche se vi “ucciderà”, che felicità e prosperità vi sono tossiche e le combattete con tetragona costanza, per esperienza più non vi piacerà tanto sarà migliore.
Ennio Abate
“la parte pubblica è stata generalmente pessima, per la sua natura intrinseca, socialista e confessionale, ed è quella la parte da combattere e vincere” ?
Beh, gli esempi che anche la parte privata sia stata “generalmente pessima” sono abbondanti. Magari sostenuta o lisciata anche dalla parte pubblica. E la storia di cementificazione di Cologno lo dimostra. ( Se hai avuto tempo di leggere Nascita di una città di Giovanni Mari (scaricabile gratis da questo link: https://www.biblioclick.it/…/catal…/D_CDIG_LNK_DET.do…).
Per me, che mi rifaccio ancora a Marx, non è questione di pubblico o privato ma di macchina del Capitale, che si serve sia del privato che del pubblico per imporre il suo dominio economico e una società modellata sul primato del Profitto. Ma, come ho scritto rispondendo ad Alessandra Roman Tomat su POLISCRITTURE COLOGNOM sulla questione dell’area ex Torriani non è tempo di dittatura del proletariato colognese, ma neppure sono disposto ( e spero di non essere il solo in questa città) a gridare W la dittatura del Privato o a sopportare che la meritevole eliminazione da parte dell’acquirente dell’amianto da quell’area debba ottenere in cambio libertà incondizionata di edificazione anche ai danni della vivibilità per tutti di questa città.
E qui a chi non vuole cedere alla dittatura del Privato viene in aiuto – guarda un po’- proprio la Costituzione e quell’articoletto 42 che ti ho copiato. Mi pare che valga la pena di usarla e con intelligenza, magari proprio per realizzare quel buon governo del sindaco Rocchi, che per il momento proprio non si vede.