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Su amore, Occidente in crollo, accontentarsi e fine

di Franco Nova

L’AMORE, GRADITO OSPITE INATTESO

E’ l’amore uno slancio impetuoso
non diretto soltanto al corpo.
Un sentire decisivo ma non deciso
da volontà e ragione pensante.
E’ il maggior mistero dei misteri,
la gioia è senza riserva alcuna
scorrendo in canali sconosciuti.
Se questi vanno in unica direzione
giungeranno a laghi tranquilli
che il clima secco ridurrà a stagni.
Spesso le direzioni sono opposte e
alto sarà lo scroscio e l’elevarsi
di zampilli che inonderanno il cielo.
Sarà continuo lo stupore e il
mescolarsi di acque trasparenti,
la cui corrente va ad unica meta.
Quanto durerà? Nessuno lo sa,
la ragione non guida i sentimenti
pur dovendo evitare il terremoto
distruttivo d’ogni sensata fine.
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Su amore, accettare, soffrire, noia, uno/due e fine

di Franco Nova

PRIMA DI TUTTO L’AMORE
 
Molte fole per vivere,
amare la semplice verità;
la coscienza si piega in due
il cuore vuol essere solo.
In cielo l’azzurro dà fiducia,
le nuvole sornione sono rare
in genere stese all’orizzonte
e sempre vicine a dissolversi.
L’uomo furbo non si fidi
le nubi sono inaffidabili,
all’improvviso mentono
e l’azzurro si fa terso
partecipando alla congiura
segreta contro il cuore.
Per vincere basta il coraggio
di uscire da se stessi
lanciando il siluro dell’amore.
Dubbi e timori son dissolti
dalla tensione per l’amata.
Lontani i pericoli di errare;
se ciò accade è ormai tardi
per potersi ritirare. 
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Su insicurezza e volubilità, restare due, ricordare contro la morte, fine vicina

di Franco Nova

INSICUREZZA E VOLUBILITA’

Quante incertezze mi affollano
e vorrebbero dialogare con me
per rendermi tetro e insicuro,
pronto ad accettare quei voleri
che spingono alla rabbia inconsulta.
Guardo dal terrazzo il borgo,
oggi bagnato e tutto sporco per
la tempesta abbattutasi di colpo,
vera gemella dei miei scompensi.
Il cielo s’è però rasserenato
mentre io resto fosco e pronto
ad agire contro il prossimo,
incolpevole del mio mal d’animo.
Mi calmerò domani, ben velenoso,
accettando il sentiero del destino,
mai diretto a una meta precisa,
volubile e danzante di qua e di là.
Non mi presterò più ai suoi giochi,
lo tratterò con il dovuto disprezzo
e ogni malessere sarà inviato
altrove, dove non più lo sentirò.
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Canto per Paola

ederle-canto-per-paola-1

 

di Arnaldo Éderle

Ahi, la vita ti sostiene finché
la luce resta nelle stelle e nel sole
finché l’aria fresca dimora nei polmoni
finché tutto brilla nelle pupille e il cuore
pulsa i suoi piccoli battiti le labbra
s’aprono e si chiudono nella bella lingua. Continua la lettura di Canto per Paola

Loop

MATTONELLE FISCHER

di Franci La Media

 

Mi sento sola e sono disperata
uno mi dice combattiamo
ma non indica un luogo e tutto intorno
è pieno di nemici
un altro imbroglia con gli ambasciatori
il territorio di conquista trattative
illudono seducono
col pregio degli scambi i territori. Continua la lettura di Loop

Futuri? Passati?

Carlo-Broschi-Farinelli (1705 -1782)

di Antonio Sagredo

“Spero di costruire una Poesia più mostruosa della mostruosità che mi  circonda”, scrive Antonio Sagredo, inviandomi le sue “POESIE DALL’ANNO ZERO”, che hanno come sottotitolo “Ultime prove mostruose” e si possono leggere interamente sotto, in Appendice. Sul blog L’OMBRA DELLE PAROLE in un commento  dichiara poi che  probabilmente saranno le ultime che scriverà “intuendo o avendo la sensazione che la Poesia si trova in uno stato o posizione o ruolo di fine-inizio”. Impossibilitato a inoltrarmi in un’analisi degli  otto complessi componimenti,  metto in evidenza il quarto – quello intitolato “Futuri? Passati?” – che  riassume al meglio, a mio parere, l’esito nichilista della sua poetica. Vorrei  che lo si leggesse alla luce della discussione svoltasi su “Mie città” di Rita Simonitto nel post precedente (qui):  per intendere  vicinanze e distanze tra due modi diversi – approssimativamente: romantico/classico o ermetico/storico? – di affrontare la crisi o questa “fine-inizio” (la transizione a una nuova epoca, a una nuova poesia, a un nuovo mondo, a una nuova società?) che non riusciamo a capire e a nominare. [E. A.]

Levatrice dei morti —- la notte coi suoi gemiti e le stelle così lontane!
Non abbiamo parole noi – nella luce! Stiletti di pensiero sono infelici passi,
fitte delle nostre colpe i ritorni dell’eterno: rifugi, cisterne di insensati giorni.
Inconsapevoli in un qualcosa da cui nascemmo: senza una fine e un principio! Continua la lettura di Futuri? Passati?