
Traduzione di Franco Tagliafierro e Elisa Sanchez-Casas
Traduzione di Franco Tagliafierro e Elisa Sanchez-Casas
di Emilia Banfi
Un prima (la natura!) e un poi. Un Eden (della memoria personale) e poi la rottura. E’ narrazione o più spesso evocazione di un tempo felice o ingenuo e aconflittuale. Accostamenti delicati e mai tragici. Epifanie liriche concentrate, istantanee quasi fotografiche, perché tagliano il resto. I drammi sono suggeriti attraverso la concisione. Molta attenzione alla fisicità e, nelle poesie in dialetto lombardo, un tono salace e popolaresco con echi di Carlo Porta e Dario Fo. E un abbandono più libero alla narrazione. Sembrano questi i tratti vivaci e immediati della prima raccolta poetica di Emilia Banfi. [E. A.] Continua la lettura di Da “Il posto”
di Canio Mancuso
Piccole manovre dell’abbandono
Le prime a cadere sono state le piante
non per volontà del tempo o del destino
ma del finto giardiniere
che le aveva ficcate nella terra. Continua la lettura di Tre poesie da “Il lato destro dell’armadio”
di Alessandra Pavani
Non finivano mai quelle scale? E quando si sarebbe concluso quell’incubo che forse non aveva mai avuto un inizio, ma che tuttavia esibiva ai suoi piedi un tappeto per meglio guidarla verso il suo abisso? Quanto più saliva, tanto più vi sprofondava, stregata soltanto da quel braccio teso che sporgeva a darle il benvenuto e che già si rigava di lacrime; e intanto queste scivolavano dolenti lungo la ringhiera, scrostandola, e attraverso il suo guanto Dimitra le sentì urlare in silenzio. Continua la lettura di Lo sposo sinistro
di Antonio Pizzol
Uno
3.
Come quando giocavo a pallone
sotto tribune di tulipani,
aiuole, giurie mute piegate,
causa-effetto scontata,
già esperita, madre di tensioni
che eccitava prescrivendo perfezione
nel palleggiare. Continua la lettura di Da “Il centro di un’intera stagione”
di Rita Simonitto
A Tuja
22.06.2007
“Tu non dovevi o cara
togliere la tua immagine dal mondo…” [1]
Ecco esplodere l’urlo
che poi s’acquieta
e si smorza il grido
carezzevole vagando
sul filo di dettagli
ormai perduti.
E poi ancora torna
sull’onda della pena.
Così pianse il poeta. Continua la lettura di A proposito di gatti. Memorie.
di Lidia Are Caverni
Lidia Are Caverni ha scritto da una vita versi, racconti e romanzi e continua a scriverne. Numerosi sono gli interventi critici sui suoi lavori, alcuni tradotti in varie lingue. E attualmente, continuando ad interessarsi a studi di carattere antropologico, storico e linguistico, collabora con diversi blog letterari. Nei poemetti che mi ha inviato per Poliscritture ce ne sono diversi (“Il Ciclope risvegliato”, “Proserpina”, “Odisseo notturno”) che rielaborano le figure del mito, addolcendone – a me pare – i tratti oscuri, ambivalenti e anche minacciosi. Ho scelto però di pubblicare tre testi: “La casa”, dove le figure arcaiche del mito sono assenti e un simbolo di solitudine si offre in tutta la sua dichiarata finzione; “Incantesimo”, per la immersione quieta e solenne in un paesaggio trasognato; e “ Oscure meraviglie”, dove l’osservazione dei fenomeni naturali vuole essere più oggettiva. Con l’intento non di mettere tra parentesi la sua produzione su temi mitici ma di evidenziare la levità del suo sguardo poetico, che – mia ipotesi interpretativa – ha altre origini. (Riporto comunque in Appendice il primo componimento omonimo di “Odissseo notturno” e invito a leggerne altri apparsi sul Web, in modo che i lettori si facciano la loro opinione). [E. A.]
di Lorenzo Monfregola
Una foresta di giorni carnivori
Assaltata verso l’alto
Da fiori blu mutati alberi di ferro
Dopo neanche cinque notti di pece zitta
Un mandrillo narciso di viola grida
Sputa i petali puri sull’ombra del suolo
E rivolta ogni cosa
Del nostro esserci senza scusa
Se dio esiste sta in ginocchio
Di fronte alla figa della vita
E da lì le mormora
Io sarò quello che vuoi
Nel verde più atroce
Non voglio
Che le carezze dell’incertezza
Drammaturgia in versi per voce sola e indignazione molta
di Mariella De Santis
Il testo che segue è stato ispirato da una coraggiosa intervista di Emilio Quadrelli ad Anna (nome di fantasia), apparsa su Alias (nr. 10 anno 5 del 3 febbraio 2007), inserto culturale del quotidiano il Manifesto, allegato al giornale ogni sabato. Dall’articolo riporto quali veri il rapimento di Anna nel 1996, a 13 anni, per essere portata a lavorare in una fabbrica italiana, i ripetuti stupri e la deportazione in un bordello per militari, paramilitari e civili operanti in Albania dal 1998, la liberazione a mano armata nel 2004 da parte del fratello al comando di una milizia di trafficanti d’armi e la sua condizione di vita al momento dell’intervista.Molto altro di quello che ho scritto mi è stato raccontato da donne immigrate incontrate vivendo…Per questo motivo nel mio testo, la protagonista l’ho chiamata Milena e non Anna. Il resto è da considerarsi mia creazione artistica cosa questa, come sappiamo, non sufficiente ad attribuirle lo statuto di finzione. Questo mio testo è dedicato ai giornali e ai giornalisti indipendenti che molestano le nostra visione delle cose, alle colonne della mia famiglia Lina, Angela e Roberta e alle migliaia di sorelle ignote che vorrei tutte abbracciare. [M. De S.] Continua la lettura di Con queste mani
di Marcella Corsi
Gianmario Lucini è stato un poeta (non aggiungerei aggettivi), un editore coraggioso, un critico attento, sensibile, un umanista, un animatore socio-culturale a tutto campo e… una persona assolutamente amabile. Soprattutto uno che vale la pena leggere.
Ad un anno dalla sua morte, nel ricordarlo, vorrei far ‘vivere’ ancora le sue parole, perché mi hanno convinto, talora affascinato. Mi hanno anche aiutato, e penso possano farlo anche per altri. La sua è una poesia che aiuta a vivere. Continua la lettura di E forse parlerai con quello che non sei mai stato