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Massacro de popoli

di Francesco Di Stefano

 Li curdi come li palestinesi
 so’ un popolo de pori disgrazziati
 che de cazzotti e carci n’hanno presi
 e che nissuno certo j’ha scontati.
  
 Je dànno addosso un sacco de paesi
 pe tenelli da sempre confinati
 e che cor gasse a vorte l’hanno stesi
 rischianno de finicce sterminati.
  
 Mo co n’attacco fatto all’urtim’ora
 li turchi in Siria t’hanno sconfinato
 cercanno là de falli tutti fora
 co Trump che la strada j’ha spianato.
  
 È raro ch quarcuno ce s’accora
 come la Storia già cià dimostrato
 coll’armeni ner secolo passato.
 
 

“Italliani brava gente” e “Umano riciclaggio”

di Francesco Di Stefano

Italliani brava gente

Nun è Sarvini a me che me spaventa
ma er fatto che mijoni de perzone
su quer che dice e quanto rappresenta
ormai ciànno l’istessa posizzione.
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Propio tutto come prima

di Francesco Di Stefano

 
Pubblico questa amara poesia di Francesco Di Stefano sulla sorte di Amatrice e non posso non cogliere il significato allegorico, riferibile all'Italia tutta, che essa prende dopo il voto alle europee. [E. A.]
 
Li nostri padri antichi l’Amatrice
doppo ogni sisma sasso su mattone
l’hanno arifatta in men che nun se dice
usanno a mano pala co piccone.
 
Noantri co cemento e scavatrice
e l’antri mezzi a disposizzione
in tre anni sto borgo è la cornice
ancora de macerie e distruzzione.
 
Intorno nun te cresce in mezzo an prato
più l’erba come d’Attila ar passaggio
e manco più dall’orti coji assaggio
 
avenno er teritorio sconquassato
e la dorcezza sfranta der paesaggio.
Er tutto come prima spergiurato
 
l’avremo quanno Pasqua viè de maggio.
 

La scerta finale

 di Francesco Di Stefano

 
Quann’ero un giovinotto sognatore
ogni vorta che c’era n’elezzione
credevo de votà per più mijore
capasce de cambià la situazzione.
 
Svanito poi coll’anni er primo ardore,
nun privo de sconforto e delusione
ché troppo era cambiato quer mijore,
ar meno peggio ho dato l’adesione.
 
Da vecchio, puro co la mente stracca,
me pare un po’ più chiara la quistione:
de certo nun c’è manco un mezza tacca
 
e tutto quello che me se propone
è sceje fra monnezza o in mezzo a cacca.
Pe nun sporcamme è mejo l’astenzione!
 

I poeti in tempo di guerra non pensano abbastanza

* Articolo in evidenza

di Ennio Abate +  Uno scampolo del dibattito nato dalla critica di Abate alle poesie del n. 12 a cura di Marcella Corsi

Questo post – avverto i lettori – è fluviale.  E’ il rendiconto di una discussione interna alla redazione di Poliscritture avvenuta nella prima quindicina del giugno 2016 in preparazione del suo n. 12 cartaceo  dedicato al tema della guerra e per varie complicazioni non ancora pubblicato. Nella prima parte trovate un mio intervento e la replica,  suddivisa per temi, alle molte obiezioni e critiche ricevute per i sintetici giudizi critici che avevo dato sulle poesie pervenute per il n.12. Nella seconda parte – più di documentazione e non esente da ripetizioni – trovate l’incalzante scambio di mail che ne è seguito. Nella terza  ci sono i testi poetici  ai quali mi ero riferito.  Un ideale lettore che scorresse o a salti o (eroicamente!)  dall’inizio alla fine queste righe, potrebbe avere un’opinione precisa di come  redattori e  redattrici di questa rivista – praticanti di poesia e di critica fuori dagli specialismi e diversi tra loro per formazione, gusti letterari e orientamenti politici –  abbiano affrontato, non senza attriti e impuntature polemiche, il tema della guerra, quasi del tutto  trascurato o abbandonato invece  dai loro coetanei o dai più giovani alle prese con le loro carriere universitarie o giornalistiche. [E. A.] Continua la lettura di I poeti in tempo di guerra non pensano abbastanza

L’angelo della morte

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di Francesco Di Stefano

 

L’angelo della morte

Nessun patriarca ha ordinato
di tracciare sulle case di Amatrice
il segno distintivo di un popolo
eletto del Signore
affinché l’angelo passando
lo risparmiasse dalla più tremenda
delle piaghe. Continua la lettura di L’angelo della morte

A un anno dalla morte di Gianmario Lucini

Gianmario Lucini stupefatto

Raccolta di  poesie, commenti e ricordi a cura di E. A.

 Pubblico qui in occasione del primo anniversario della morte di Gianmario Lucini (28 ottobre 2014) i testi pervenutimi dopo il mio appello su FB da persone che l’hanno conosciuto e apprezzato e non l’hanno dimenticato. Altre riflessioni su di lui o sulle sue opere appariranno man mano  nei prossimi mesi. Un grazie a tutti/e. [E.A.]

Postilla. Aggiungo in APPENDICE altri contributi man mano che arrivano [E. A.]
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