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Appunti da dattiloscritto. Seminario arcivescovile di Salerno

Riordinadiario 26 dicembre 1977

di Ennio Abate

I primi pensieri e ricordi che poi svilupperò in A vocazzione in corso di stesura e  pubblicazione qui su Poliscritture. 

accettai come medicina/ da mani amiche/ nauseante clausura/

a decenni di distanza e d’esperienza/ con tremito di nuova/breve sconfitta [1]/ ho fotografato la mia prigione di una settimana nel tiepido autunno del 1951/

con quanta imperizia da bambino/ palpai frastornato le immagini del mondo che mi avevano assegnato/ loro/ i filosofi oscuri/ i parenti sfuggiti alla guerra/(e non potevano morire/ senza gravarci del viscido ossequio/ ai gestori dell’angoscia e della morte?)/ sono riusciti nell’impresa educativa/ quel loro linguaggio sta ancora nel nostro linguaggio/ pericolosa permanenza/ e fa disperata la  scommessa nel futuro/ anche se evitasse puerilità e imbecillaggini/

e la vergogna di sfilare nella  parata dei seminaristi teste rasate?/ l’orrore delle pulci nella brandina sconosciuta?/ la prepotenza in  sguardi e gesti di chi  è abituato al comando del capo sala?/ l’esempio intravisto – (ribellati anche tu!) – del fuggitivo riacciuffato? [2]/ il cibo scarso?/ la solitudine in mezzo a sconosciuti?/ peccati?/ e che peccati?/ l’indisponibilità al gioco/ lo sfottò negli sguardi della gente/ la dipendenza da consapevoli-inconsapevoli torturatori/ angoscia pesantissima e inesprimibile allora in parole / compagni (di sventura)/ uno si chiamava Tisi Aldo/

Salerno? manicomio clericale/ capitalismo?/ ma se eravamo ignari leccaculo di un sindaco democristiano e del parroco?/ ci salvò il risveglio sessuale/ si ribellò da solo il corpo/ l’intelligenza non poteva/ nessun pensiero allora se non di salernitudine/ manco un figlio di comunista tra i coetanei/ la voglia di amicizia/ claustrofobia/ poche fanciulle/ quali punti di appoggio per liberarsi ed esprimersi?/ anche fuori dal seminario/ così fortunosamente attraversato e sfuggito dopo quella settimana/ le amicizie erano solo quelle/ le strade  solo quelle/ aggirarsi sentendosi traditori/ fra stessi preti e stesse bigotte/ non aver soddisfatto le loro attese/ loro restavano ancora i potenti/ avevano centri d’organizzazione e autorità/ riaccolto come simpatizzante/ ora che era sfuggita la vocazzione/ persa la via più luminosa per addestrati ambiziosi/

non servirono le immagini paesane raccolte  a Barunisse da  piccolo/ (non fummo mai primitivi, però)/ me le avevano già spazzate via/ arrivato a Salerno ero purificato come un impiccato di Villon/ cavia volenterosa per gioie possibili solo in città , in parrocchia e nei dopoguerra/ poche speranze/ scampate ma in esilio [3]/ scampate ma per ribellione delle mie visceri/ (marchiato comunque/ sì, ma ribelle comunque)/

da dove venivo/ veniamo compagni?/ da questo marcio/ marcio visibile per voi/ addosso dentro sotto la pelle per noi/ anni passeranno/ studi amicizie letture altre ribellioni impercettibili/ e soltanto per prendere le distanze/ soltanto per poter fotografare/ ancora un po’ la mano tremante/ quella prigione/ non reliquia/ quel seminario arcivescovile/ mentre la DC già perdeva voti/ diminuivano le vocazioni/ su Epoca conoscevo le prime illustrazioni a colori degli impressionisti/ conoscevo il primo comunista/ imparavo a cercare nei libri i segni di un mondo più respirabile/ altro che conoscenza libresca!/ per me i libri erano un oggetto di lusso da rubare/ incontravo gente/ carte assorbenti per me/ assorbivano un po’ i miei spurghi d’angoscia/  i miei innamoramenti da Guerrin Meschino [4]/

gente gente gente/ impiegati operai studenti/ incontri che tornano ad essere pochi/ e saltuari/ e difficili/ basterà mai essere fuggito in esilio?/ e quelli che restarono in quel seminario e sono oggi preti?/ per un pezzo scartato/ quanti riusciti?/ e uno scarto è sempre uno scarto/ porta il segno di un progetto diverso nel suo corpo/ non basta l’invettiva a trasformarlo/

ora siamo scampati a un seminario rosso [5]/ anche qui appena in tempo e non senza danni/ le carte ancora scompaginate/ l’osservatorio lì in alto/ che doveva permettere una visione unitaria del passato e del mondo/ è più in basso che mai/ ai piedi della montagna/ manco a metà strada/ ci si deve rimettere in cammino/ nuovo esilio/

vederci ancora ragazzi/ quasi proletari/ vittime di un’istituzione cattolico borghese/ perché il cattolicesimo riguarda i proletari/ la parte più sguarnita dei proletari/ ma basta?

Note


1. Riferimento alla militanza in Avanguardia Operaia (1969-1976).
2. Uno dei ragazzi era scappato dal seminario ed era stato poi ritrovato per le strade di Salerno e riportato tra di noi.
3. Riferimento alla mia “fuga” a Milano nel ’62.
4. Di questa figura della tradizione cavalleresca a me arrivò ragazzo solo il nome e qualche suggestione attraverso la lettura di un fumetto. Non saprei dire  se apparso sui primi numeri usciti nel dopoguerra de Il Vittorioso. Mi aveva colpito un’espressione che il cavaliere rivolgeva al suo cavallo: “la mia salvezza è affidata ai tuoi garretti”.  Che non riuscivo a decifrare ignorando il significato di ‘garretti’. Mi accorgo soltanto oggi che è una corposa opera  scritta intorno al 1410 da Andrea da Barberino. (Wikipedia)
5. Ancora riferimento alla mia militanza in Avanguardia Operaia.

Il coraggio del fosforo

di Donato Salzarulo

                     I
 
 
           Ho l’orizzonte di un giorno
           che mi attende.
 
 
Mi inoltro sul sentiero del bosco
dove qua e là alberi seccati
o travolti dai venti
non vengono raccolti.
Quanta legna nel sottobosco
potrebbe alimentare camini,
focolai di riscossa.
 
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La percezione

 

di Marisa Salabelle

Per capire qualcosa della mentalità distorta che dilaga mi sembra utile parlare con gli amici di una vita, quelli che non crederesti mai potessero condividere certe idee, quelli con cui hai condiviso da sempre certi valori. All’improvviso queste persone ti disvelano un nuovo modo di pensare, di sentire le cose, che non ti saresti mai aspettata da loro. Da altri sì, ma non da loro. Continua la lettura di La percezione

Comunismo, poesia e nuovo governo

Si dovrà pur cominciare ad approfondire quanto accaduto in questi giorni con la laboriosa e a tratti sconcertante  nascita del nuovo governo Lega e M5S e ragionare su attese, paure, ombre, incognite. E perché non farlo  cominciando da una poesia che l’amico Lucio Mayoor Tosi ha pubblicato sul suo blog e mi ha inviato, dalla mia reazione e da una sua meditata replica? [E. A.]


Spread!

di Lucio Mayoor Tosi Continua la lettura di Comunismo, poesia e nuovo governo

Il Tonto in fuga

Le lettere del Tonto 1

 

di Giulio Toffoli 

Era da mesi che non vedevo il Tonto in giro per la città. Mi era giunto un breve scritto e poi più nulla. Avevo perfino ripreso a leggere con regolarità i necrologi sul giornale paventando qualche esito ferale ma senza avere risposte. Infine ho ricevuto una lettera che presentava già dall’esterno un qualche cosa di diverso, un sapore antico. L’indirizzo era scritto a mano, il tratto, largo e degno di una scuola di calligrafia, era chiaramente fatto con una penna stilografica di quelle d’antan. Continua la lettura di Il Tonto in fuga

Yves Klein l’enorme Blu

di Arnaldo Ederle

Io sono qui, col mio amato computer
che tento graffio i tasti e provo
a mettere in moto, per spiegare l’alto intento
di codificare il nulla o il tutto, nell’assenza
di tutto e in presenza della sola passione
di codificarlo nell’unico colore della sua
assoluta ispirazione. Continua la lettura di Yves Klein l’enorme Blu

O Brahms…

di Arnaldo Éderle

O Brahms, continua i tuoi enormi
esercizi di possente musica che entra
tra le tempie di noi piccoli ascoltatori
di noi fitti fruitori della tua
grande arte delle tue lisce
note stese una dopo l’altra come
foglie di tenui e risonanti colori Continua la lettura di O Brahms…

Rapsodia Liquida (in tempo di Guerra)

dell'aquila ponte

di Salvatore Dell’Aquila

A Roma, tuttavia

Io sono lungo un fiume
io sono un fiume limpido e limaccioso
l’angusto mio me stesso da cui vorrei fuggire
maneggiando solo focali estreme
veleggio sui fondali che la mia vita intera
hanno osservato giustificato accolto
fino all’ammainare in questa sera Continua la lettura di Rapsodia Liquida (in tempo di Guerra)

Sulle misere “Cinque giornate di Milano”

Lapidazione di cristo per  incidenti a MI

di Ennio Abate

Questa è la mia personale riflessione sui fatti di Milano accaduti il 1° maggio, festa oramai dell’Expo e non più dei lavoratori.  Altri – redattori e collaboratori di Poliscritture – interverranno se e come vorranno. [E. A.]

Siamo sempre alla ripetizione della vecchia storia. I più anziani di noi ricorderanno la teoria delle “due società” di Asor Rosa (circa 1977) che distingueva tra la “sinistra bene” e “gli autonomi cattivi”, ricorderanno le BR, i “compagni che sbagliano”, ecc. Fin quando i pacifisti saranno soltanto e soprattutto pacifisti e i violenti soltanto e soprattutto violenti non se ne uscirà. Non è questione di “ordine pubblico” o di “servizi d’ordine”. È questione di progetto politico che manca. Ci vorrebbe un Lenin capace di pensarne uno riassumibile in una parola d’ordine semplice e chiara, trovando il punto di fusione – fosse pure temporaneo – tra pacifismo attivo e violenza non gratuita o mediatica. Continua la lettura di Sulle misere “Cinque giornate di Milano”