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Presentazione dell’almanacco “La casa degli Strani”

Resoconto a cura di Angelo Australi

Si può resistere al degrado culturale dell’Italia puntando sul «bisogno di parlare, di discutere dei libri che leggiamo» e intessendo relazioni tra Letteratura e lettori? Questa è la scommessa coraggiosa che hanno fatto il Circolo letterario Semmelweis e l’Associazione il Giardino di Figline Valdarno appoggiate – cosa rara di questi tempi – dal Comune. Il progetto, che è stato già presentato su Poliscritture (qui), ha mosso i primi passi e qui se ne dà un resoconto dettagliato. L’intento è rivalutare la narrazione; e in particolare il racconto, che a differenza del romanzo, in un mondo in cui tutto continua a cambiare a velocità impensabili, parrebbe avere per la sua brevità, sufficiente elasticità per adattarsi ai ritmi più convulsi d’oggi e sfuggire alle trappole del Mercato e dell’informazione usa e getta. [E. A.]

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Due conversazioni  con Giampiero Neri

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 di Ennio Abate

25 agosto 2004

Un’indole contemplativa

A – Da quando ti ho conosciuto – saranno un quattro anni – ti ho sempre pensato come un uomo di indole contemplativa.

N – Sì, sono sempre stato un contemplativo, un uomo poco portato all’azione e molto di più alla meditazione. Riassuntivamente potrei dire un pigro.

A – E come s’è costruita questa tua indole? Continua la lettura di Due conversazioni  con Giampiero Neri

La società della comunicazione

PARTESANA LIBRO

Su “Il gioco delle parti. Ideologia e propaganda” di Ezio Partesana, Sensibili alle foglie 2016

di Donato Salzarulo

1.- “Propaganda” non è termine da dizionario filosofico. Neanche sociologico. Mi riferisco ai dizionari che ho in casa. Quello psicologico si limita a definire in poche righe l’attività (procedimento sistematico di persuasione di massa), indicare i canali di comunicazione che Continua la lettura di La società della comunicazione

Futuri? Passati?

Carlo-Broschi-Farinelli (1705 -1782)

di Antonio Sagredo

“Spero di costruire una Poesia più mostruosa della mostruosità che mi  circonda”, scrive Antonio Sagredo, inviandomi le sue “POESIE DALL’ANNO ZERO”, che hanno come sottotitolo “Ultime prove mostruose” e si possono leggere interamente sotto, in Appendice. Sul blog L’OMBRA DELLE PAROLE in un commento  dichiara poi che  probabilmente saranno le ultime che scriverà “intuendo o avendo la sensazione che la Poesia si trova in uno stato o posizione o ruolo di fine-inizio”. Impossibilitato a inoltrarmi in un’analisi degli  otto complessi componimenti,  metto in evidenza il quarto – quello intitolato “Futuri? Passati?” – che  riassume al meglio, a mio parere, l’esito nichilista della sua poetica. Vorrei  che lo si leggesse alla luce della discussione svoltasi su “Mie città” di Rita Simonitto nel post precedente (qui):  per intendere  vicinanze e distanze tra due modi diversi – approssimativamente: romantico/classico o ermetico/storico? – di affrontare la crisi o questa “fine-inizio” (la transizione a una nuova epoca, a una nuova poesia, a un nuovo mondo, a una nuova società?) che non riusciamo a capire e a nominare. [E. A.]

Levatrice dei morti —- la notte coi suoi gemiti e le stelle così lontane!
Non abbiamo parole noi – nella luce! Stiletti di pensiero sono infelici passi,
fitte delle nostre colpe i ritorni dell’eterno: rifugi, cisterne di insensati giorni.
Inconsapevoli in un qualcosa da cui nascemmo: senza una fine e un principio! Continua la lettura di Futuri? Passati?