“OPERAISMO, UN’ILLUSIONE ALLA PISACANE?”
DI RAFFAELE SIMONE
di Giulio Toffoli
Un pomeriggio di fine ottobre Li Yu decise di uscire dal romitaggio in cui passava la più parte delle sue giornate e fare un giro per il centro della città. Erano mesi che non metteva piede in una libreria e ormai vedeva pochissima gente. Anche grazie alla pandemia di Covid le sue frequentazioni si erano drasticamente ridotte. Il sole e un venticello caldo d’autunno lo avevano però stimolato a fare quattro passi. Giunto nella via principale aveva per puro caso incontrato Lo Pin, un suo antico studente, che aveva iniziato a fare una discreta carriera come giornalista e che rivolgendosi all’antico maestro aveva detto:
“Carissimo maestro Li Yu è da un po’ che desidero farle un’intervista e questo incontro ci casca proprio a fagiolo. Una buona occasione per sentire una sua opinione su alcuni temi di attualità…”. Continua la lettura di Li Yu e le elezioni
di Ennio Abate
Attirato da un post su FB, ho chiesto l’”amicizia fessbucchiana” a XY. Ieri sera, di fronte ad un articolo sulla sua pagina, in cui si lamentava – riporto a memoria perché non l’ho copiato – di non avere un posto in cui discutere coi compagni su cosa fare, sul venir meno della democrazia, etc., mi sono ricordato della «ingenua paginetta» (così un commento del tempo) del 7 agosto 2012, che avevamo pubblicato in vari blog o siti che avevano accettato di ospitarla con questa avvertenza: «I suoi promotori la intendono come un primo “segnale di fumo” di un dissenso diffuso da rendere manifesto e ragionato; e s’impegnano a migliorarne contenuti e formulazione con quanti vorranno aderire o discuterla». Continua la lettura di “Noi accusiamo!” 2012
di Ennio Abate
Seconda risposta a Donato Salzarulo
«Chi ai nostri giorni voglia combattere la menzogna e l'ignoranza e scrivere la verità, deve superare almeno cinque difficoltà. Deve avere il coraggio di scrivere la verità, benché essa venga ovunque soffocata; l'accortezza di riconoscerla, benché venga ovunque travisata; l'arte di renderla maneggevole come un'arma; l'avvedutezza di saper scegliere coloro nelle cui mani essa diventa efficace; l'astuzia di divulgarla fra questi ultimi». (Bertolt Brecht, «Cinque difficoltà per chi scrive la verità»)
Caro Donato,
dopo il tuo intervento (qui) rilancio ancora:
Riordinadiario 2011
Ennio Abate a Lucio Mayoor Tosi (11 febbraio 2011)
Siamo, infatti, passati, quasi senza accorgercene, dal ”Siamo tutti intellettuali” (ai tempi di Gramsci, quando essere intellettuali era un privilegio per pochi e un’aspirazione per molti) all’ “Abbasso gli intellettuali” (ai tempi nostri, della TV, del Web, della società dello spettacolo). E nella nostra mailing list serpeggiano eufemistici o sibillini messaggi, che in sostanza dicono: Gli intellettuali sono non-concludenti.(Con il mio intelletto, traduco: inconcludenti; e cioè parlano e parlano ma non concludono un c…). La stessa solfa viene ripetuta in varie dosi. Con gran spreco d’intelletto e abbondanza di fumo, secondo me. Perché chi scrive un post o mette quattro frasi in fila di commento, di un po’ d’intelletto pur necessita.
Continua la lettura di «Ragazzi tanto per staccarci un po’ dall’intellettualità…»di Ennio Abate
Due lettere. Di Franco Fortini e Piero Del Giudice. Apparvero la prima volta sulla rivista «Assemblea» dell’ottobre-dicembre 1983. Trentacinque anni fa. Sono quattro pagine stampate che ho ritrovato rovistando in una cartella in occasione della recente morte di Del Giudice (qui). E le ripropongo non solo per un omaggio postumo a due figure – nei miei versi: lo Scriba e il Guerriero – che hanno contato nella mia formazione letteraria e politica, nutrendomi coi loro pensieri, anche se in contrasto tra loro – Fortini era de «il manifesto», Del Giudice veniva da Lotta Continua ed era poi passato all’Autonomia – o come semplice testimonianza storica di un clima intellettuale ed emotivo vivace ma rigoroso. Le ripropongo soprattutto perché parlano senza rassegnazione e senza pentimenti di una prospettiva di cambiamento sconfitta. Che è all’origine del disastro culturale e politico d’oggi. Che da null’altro finora è stata sostituita. E che non sarà aggirata voltando pagina o mettendoci una pietra sopra, come pur si è fatto nei decenni trascorsi. Continua la lettura di Militanze. Fortini/Del Giudice
di Italo Lo Vecchio
[Ultimamente Italo è stufo d’ogni cosa, senza più voglia di fare. Lui addebita tutto questo alla nemesi del suo cognome, giustificando così il suo comportamento. Conoscendolo un po’, io ritengo invece che la sua stanchezza, che lo sta portando a prendere in considerazione la possibilità di smettere di scrivere, più che fisica sia conseguenza dell’aver riconosciuto la sconfitta subita nella battaglia delle idee, come si diceva una volta, in cui s’era cacciato con piglio da fustigatore. Sconfitta che in lui ha maturato la convinzione della totale inutilità di seguitare a riflettere criticamente sulla politica e la cultura italiana. E’ la cecità della gente, lui direbbe “il popolo”, ad alimentare il suo pessimismo; è la sordità degli intellettuali che per mandato dovrebbero aprire gli occhi alle persone, ad avvilirlo.
E questi appunti che gli ho sottratto, incompiuti più che frammentari, mi sembrano riflettere l’attuale suo stato d’animo. R.B. ]
In questa intervista, che è possibile leggere anche qui, Francesco Ravelli pone una serie di domande a Gianfranco La Grassa. A uno studioso, cioè, che negli ultimi decenni da un ripensamento di Marx, teso alla difesa e all’attualizzazione del suo lascito teorico (sintomatico il titolo del primo blog a cui ha collaborato: «Ripensare Marx»), è approdato, come si dice nel ‘Chi siamo’ del successivo blog «Conflitti e strategie» (divenuto dopo un ultimo, recentissimo, ritocco: «Geopolitica. Conflitti e strategie»), ad «un sistema analitico fondato sulla teoria degli agenti strategici e del conflitto interdominanti a livello geopolitico». Continua la lettura di Intervista (teorica) a G. La Grassa di F. Ravelli
“Vortici” di Rita Simonitto è di imminente uscita in libreria, ma mi pare giusto avviare da subito la discussione con queste riflessioni di Cristiana Fischer. [E. A.]
di Cristiana Fischer
I quindici racconti che compongono il libro Vortici di Rita Simonitto (Besa Editrice, 2016) accostati tra loro formano un disegno ricco e misterioso come il fazzoletto di Desdemona: “Sí. C’è una malia nella sua trama. Fu tessuto in un’estasi profetica da una sibilla, che su questa terra per ben duecento volte aveva visto il volgere del sole. Sacri erano i bachi che ne produssero la seta, tinta nell’elisir di mummia che i sapienti ricavano dai cuori delle vergini. (…) Abbine cura, tienilo ben caro, come la pupilla dei tuoi occhi. Perderlo o darlo via sarebbe una rovina senza eguali” (Otello, Atto III, scena IV, citata nella nota 18 dell’ultimo racconto del libro, La trappola, l’unico ad avere note che rimandano tutte al testo di Shakespeare). Continua la lettura di Storie di personaggi