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Sulla violenza nella storia

La questione della violenza nella storia, ora anche in una dimensione “gobalizzata” (in passato affrontata su Poliscritture almeno qui, qui, qui e qui), resta irrisolta . Meglio insistere a interrogarsi sul fenomeno. Da tutti i possibili punti di vista. Senza mai arrendersi all'”evidente” e finire per sublimarla o esorcizzarla. Va bene anche partire da materiale “datato” o “passato” o riflettendo a distanza di anni da questo o quell’evento traumatico. All’indomani della discussione scaturita dal post di Donato Salzarulo sugli anni ’70 (soprattutto nella sua seconda parte: qui) e per continuare ad approfondire, pubblico dal mio “Riordinadiario 2005” le ben meditate e ancora lucidissime e attuali “Sette tesi sul terrorismo nel Ventunesimo secolo” di Peppino Ortoleva. Apparvero il 5 agosto di quell’anno sul sito della LUHMI (Libera Università di Milano e del suo hinterland, promossa da Sergio Bologna) e vale la pena rileggerle e rifletterci. Aggiungo il mio intervento e le conclusioni dello stesso Ortoleva (purtroppo non più accessibili on line a quanto vedo, ma di cui avevo conservato una copia). Chi volesse conoscere il resto della discussione lo trova qui (andando in ‘Archivio’ > ‘Sul terrorismo’). Un’ultima precisazione. Ad Ortoleva, che nella sua replica scriveva: «La mia posizione sulla violenza politica implica un corollario, su cui credo Ennio non sia d’accordo. In materia di violenza politica l’etica della convinzione (per rifarci al binomio weberiano rimesso in circolazione da Bobbio) non serve a nulla: se si agisce sul terreno della storia è su questo che si deve essere giudicati; se si coinvolgono altre vite non si può pretendere di essere giudicati solo sulla propria coscienza», rispondo sia pur a distanza di anni di concordare invece in pieno con lui: no, per me pure non è la coscienza individuale (o soggettiva) a misurare da sola il valore di un’azione. Lo può essere (forse) un “io/noi” capace di proporre e attuare – fosse solo per poco tempo (nella storia le rivoluzioni sono lampi) – un progetto razionale e condiviso evitando sia i deliri incontrollati dell’”io” sia quelli standardizzati dei “noi” eterodiretti. [E. A.]

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Religione occidentale e politica

di Giorgio Mannacio

1. Esiste da sempre un rapporto tra religioni e strutture statuali.  Quanto alle prime mi riferisco a quelle che abbiano ambizioni universalistiche. Queste impongono che le confessioni di tale tipo – dopo il momento delle origini (ammesso che tale momento sia storicamente verificabile) – affrontino il “secolo“ con una certa struttura e dunque è naturale che entrino in rapporto con le formazioni politiche esistenti nel territorio nel quale operano o vogliono operare.

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Su “La poesia dell’Isis”

arabi-guerrieri

di Luca Chiarei

Segnalo l’articolo pubblicato nel numero 1132 di “Internazionale” dal titolo “La poesia dell’Isis”. Si tratta della traduzione di un articolo uscito sul “The New Yorker” a firma di Bernard Haykel, direttore dell’istituto per gli studi trans-regionali del Medio Oriente, Nord-Africa e Asia centrale della Princeton University e professore di cultura orientale e Robyn Creswell, docente di Letterature Comparate all’Università di Yale, poeta e redattore della rivista The Paris Review. Per chi l’ha perso potete trovare qui l’originale e una traduzione dal sito Asiablog.it.  Davanti ad un titolo di questo genere la prima reazione è stata quella dello spiazzamento: ma come, la poesia, l’arte della bellezza e del sublime associata allo stato islamico, al califfato dei tagliatori di teste e della dittatura teocratica? Continua la lettura di Su “La poesia dell’Isis”

Guerra al terrore: i fronti esterni e interni (2)

GuerraTerrorismo

TERZO FESTIVAL DI “LIMES”

di Donato Salzarulo

A) I FRONTI ESTERNI: LIBIA, IRAQ, SIRIA (Seduta antimeridiana)

1. – Sabato 5 marzo 2016, ore 10,30. Seconda giornata del III Festival di Limes. Genova, Palazzo Ducale, Salone del Maggior Consiglio. Alle 10 sono già seduto sulla sedia di una fila centrale. Ho un’ottima vista del palco per i relatori. L’interno è molto scenografico. Osservo le colonne laterali, le decorazioni, le statue, i due grandi lampadari di cristallo. Intanto, continuano ad arrivare persone, entrano volti coi capelli bianchi come i miei, ma anche di mezza età e più giovani. Non mancano gli studenti. Per ritrovarmi nel Salone, al primo piano che definiscono “nobile”, ho fatto la coda giù, all’imbocco dello scalone. Ho dovuto depositare l’ombrello in un locale attiguo, mettere borsello, cellulare, Continua la lettura di Guerra al terrore: i fronti esterni e interni (2)

Isis = nazisti?

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Due riflessioni di Michelguglielmo Torri e Piero Del Giudice

Perché uccidono? Per quali scopi uccidono? Perché sono arrivati ad uccidere (ed uccidersi) così? Fatico a trovare risposte meditate  sull’Isis in quel che vado leggendo in rete in. Alcune piste per un inizio di riflessione si trovano in questo scambio di mail tra Michelguglielmo Torri* e Piero De Giudice* che ringrazio per aver accolto la mia richiesta di pubblicarlo su Poliscritture. Sono da leggere tenendo presenti anche i precedenti post dedicati ai  fatti di Parigi: qui, qui e qui. [E. A.] Continua la lettura di Isis = nazisti?