L’Europa nel gorgo dei nazionalismi (qui)
Continua la lettura di Guerra in Ucraina. Prese di posizione (8)
L’Europa nel gorgo dei nazionalismi (qui)
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L’articolo di Alberto Negri, L’Europa torna il Continente selvaggio, pubblicato il 25 febbraio 2022 su “il manifesto” (qui) coglie bene alcuni punti decisivi degli eventi in corso:
1. L’ambigua vittoria di Putin.
È una vittoria ma solo nel breve periodo. (E anzi forse si sta rivelando controproducente). Essa potrebbe essere pagata ad un costo molto alto dalla Russia. Perché quando Putin parla di «denazificazione» dell’Ucraina sembra di tornare al 1945, ad una Europa «sepolta sotto le macerie del più devastante conflitto della storia». Si tratta, dunque, di un regresso al Novecento dai cui orrori molti credevano di essere usciti definitivamente. Putin, invadendo l’Ucraina, ci ha fatto «rientrare nel secolo dei massacri europei, visto che quelli più recenti, nella ex Jugoslavia, li aveva[mo] dimenticati».
2. La conferma dell’indebolimento della politica imperiale degli USA di Biden.
«Dopo il disastro del ritiro nell’agosto scorso dall’Afghanistan, [Biden] incassa uno schiaffo sonoro da Mosca. Prima i talebani, adesso i russi». E «in termini più ampi di geopolitica vede Mosca scivolare sempre di più nelle braccia di Pechino, che mantiene comunque una linea prudente: la Cina, maggiore partner commerciale di Kiev, non ha riconosciuto l’annessione russa della Crimea e nonostante i grandi accordi economici e sul gas con Putin invita «le parti a esercitare moderazione e a evitare che la situazione vada fuori controllo». Inoltre, la Turchia, «membro della Nato», che ha espresso il suo appoggio all’integrità territoriale dell’Ucraina, resta saldamente «legata alla Russia di Putin da cui riceve la maggior parte del gas, con cui ha in costruzione centrali nucleari e dalla quale ha persino acquistato le batterie anti-missile S-400».
3. Ridimensionamento politico e militare dell’Europa.
Alberto Negri sottolinea la rottura tra Russia ed Europa: « la Russia si allontana dall’Europa in una deriva tragica per gli europei e per gli stessi cittadini russi»; ma anche il fatto che «la Germania conta nulla e rischia di perdere la centralità che aveva con Merkel»; la teatralità del presidente francese («Macron è un gesticolatore») e la sudditanza opaca degli altri statisti europei («gli altri non esistono, se non quelli dell’Est, in prima linea come i polacchi»). L’evidenza di questa subordinazione degli europei Negri la ravvisava – ricordare che l’articolo è del 25 febbraio – nelle misure «paralizzanti» annunciate dagli Usa (e negli ultimi giorni ormai scandalosamente confermate [1]), che «investono il sistema finanziario» e colpiranno anche «il settore energetico». E prevedeva tempi duri: «L’Italia e l’Europa importano oltre il 40% dei loro consumi di gas dalla Russia e il 25% del petrolio, in pratica la guerra di Putin contro l’Ucraina finora l’abbiamo finanziata anche noi. Così siamo al punto che non ci restano altre alternative che sopportare le conseguenze di un conflitto che arriva diritto dentro le nostre case colpendo il portafoglio e le speranze di pace».
Continua la lettura di Guerra in Ucraina. Prese di posizione (6)
Stamattina appena letto questa perla saccente del giovane critico Matteo Marchesini:”Come correttivo all’inserto del “manifesto” su Mario Tronti, consiglio il ritratto veridico e spietato che ne ha fatto Alfonso Berardinelli in “Stili dell’estremismo”” ho lasciato su POLISCRITTURE 3 FB questa nota: Continua la lettura di Un ragazzo del secolo scorso
per Cecilia Mangini
di Alessio Anelli
Sono certo che sorrideresti, cara Cecilia, se ora potessi leggere queste parole che ora scrivo in tuo ricordo.
Non so se tu credessi nelle coincidenze…
Ma va’, sbotteresti, a quarant’anni vai ancora dietro a queste sciocchezze! Continua la lettura di Corrispondenze
a cura di Ennio Abate
Ricopio questa interessantissima intervista a Pietro Basso su Amedeo Bordiga da Jacobin Italia (qui). Uno che “arriva alla definizione del comunismo come piano di vita per la specie umana” va letto e studiato. [E. A.]
Continua la lettura di Percorsi comunisti. Amedeo Bordiga
Per un libro da scrivere
Andiamo a un anno prima. Fine 1967. Sempre alla Statale di Milano, nel bar del sottoscala «Veglia per il Vietnam». Una piccola folla di studenti e studentesse aspettava il ritorno della delegazione che era andata a trattare col rettore. I manifestanti avevano deciso di restare in università fino a mezzanotte od oltre. Scintille minime di ribellione. Tutto qua, sì. Le folle, le botte, i morti, gli sconquassi della società nei due anni successivi. Lui era lì. Bevendo un caffè, aveva parlottato con uno studente di filosofia, un piacentino. Poi nella sua memoria un volto senza nome, pallido, squadrato, occhiali con la montatura nera e spessa. Come quelli – di moda allora? – che vedrà nella foto sulla copertina di «Una volta per sempre» di F. F. Il piacentino assieme ad altri libri aveva sottobraccio Verifica dei poteri. Di quel tale, sì. Continua la lettura di Nei dintorni di F.F. – Frammento 3
l’ultimo presocratico
di Paolo Di Marco
un sommesso avviso: Rovelli è molto più chiaro e poetico di me, questo vuole essere solo un invito a leggere il libro Continua la lettura di “Helgoland” di Carlo Rovelli
di Ennio Abate
Che rapporto c’è fra l’io e il noi? Quali interferenze? Quando e perché si distanziano o si avvicinano? Cosa alimenta gli estremi a cui tendono: il solipsismo o la fusione/confusione (mistica, gregaria) nel noi (massa o élite)? Invece di un saggio, provo a offrire spunti per rispondere a tali domande selezionando alcuni appunti dalla mia ‘stanza da sbratto’ (= che riceve tutti gli oggetti ingombranti o di cui ci si serve di rado). [E.A.]
a cura di Ennio Abate
Pubblico questo scambio su Facebook tra me e Gianfranco La Grassa perché mi pare un buon esempio di come una tradizione di sinistra anche critica, come quella di Pasolini, possa essere usata – per delusione, per disperazione, per volontà di oltranza astratta, per eccesso di realismo politico – non tanto contro la sinistra e a favore della destra ma contro ogni ipotesi (oggi purtroppo cancellata dal dibattito intellettuale e resa quasi impensabile) di spezzare il gioco tra dominatori comunque simili (“tirapiedi” di tipo A o di tipo B). Questa ovviamente è la mia opinione che sottopongo alla discussione. [E. A.]
Continua la lettura di Pasolini, l’antifascismo, Casal Bruciato, tirapiedi al 100% o all’80%Con una Risposta di Angelo Australi
di Ennio Abate
Caro Angelo [Australi],
il ritratto che ci hai dato di Davide Lazzaretti (qui) recensendo il romanzo di Simone Cristicchi, “Il secondo figlio di Dio” e i commenti al seguito hanno suscitato in me dubbi, inquietudini e una certa stizza per l’apprezzamento speranzoso verso i movimenti dal basso legati a precisi luoghi che tu, Aguzzi e Locatelli avete espresso. Non sono certo che, a partire dalla figura di Lazzaretti, tu abbia voluto delineare una proposta culturale e politica per l’oggi. Alcune tue affermazioni[1] e un successivo commento[2] me l’hanno fatto pensare. Ma, così non fosse, sento una proposta del genere aleggia nell’aria di questo nostro tempo. Ed allora ho voluto approfondire, riprendendo in mano vecchi libri, per chiarire innanzitutto a me stesso le ragioni della mia reazione. Che avevo del resto già anticipato in una replica ad Aguzzi (qui) dichiarando al contempo simpatia e riserve. Ora, con questo riepilogo delle mie peripezie di lettore le preciserò analiticamente.
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