Continua la lettura di Franco Fortini imbarcato sull’Arca della NOE?
Archivi tag: Lucio Mayoor Tosi
Comunismo, poesia e nuovo governo
Si dovrà pur cominciare ad approfondire quanto accaduto in questi giorni con la laboriosa e a tratti sconcertante nascita del nuovo governo Lega e M5S e ragionare su attese, paure, ombre, incognite. E perché non farlo cominciando da una poesia che l’amico Lucio Mayoor Tosi ha pubblicato sul suo blog e mi ha inviato, dalla mia reazione e da una sua meditata replica? [E. A.]
Spread!
di Lucio Mayoor Tosi Continua la lettura di Comunismo, poesia e nuovo governo
Tre poesie
di Lucio Mayoor Tosi
’39.
Bar affollato. E’ una bella giornata.
Si sente infagottato, troppi vestiti addosso.
«Due cartine corte, grazie»
«E una lunga. Grazie». Continua la lettura di Tre poesie
Appunti politici (11): io vs noi o io-noi?

di Ennio Abate
Replico al commento di Rita Simonitto (qui) e aggiungo in Appendice alcune mie precedenti riflessioni su questo controverso tema del rapporto tra io e noi. Ulteriori approfondimenti mi paiono urgenti e utili per collegare il piano “filosofico” sul quale stiamo conducendo la riflessione alle scelte pratico-politiche che si pongono o vengono imposte sia ai singoli sia al noi che potrebbe essere Poliscritture. [E. A.]
1.
Davvero un commento interessante, analitico ma complesso e in alcuni punti enigmatico e tendenzioso (per me). Forse per questo mi sollecita una replica altrettanto analitica per capire meglio dove va a parare. La conclusione – l’anticipo – mi pare questa: Rita ha affrontato la questione del rapporto io-noi privilegiando il punto di vista di un io (non solo autobiografico) e mette in guardia dai rischi che esso corre ogni volta accetta (o si fa sedurre) dal noi. Continua la lettura di Appunti politici (11): io vs noi o io-noi?
Tre poesie
di Lucio Mayoor Tosi
La maschera è un chiavistello sputa sentenze
per far ridere mentre insacca la sera. Angeli
stralunati nel bar, ali di quintessenza, dominio
sul tavolo da gioco. Notte. L’universo cammina
bordeggiando rovi. Non può rientrare, starà fuori
per sempre.
In casa – ma è un luogo questo? – tecnologie
di legno e metallo, sormontate da composizioni
di carta. Casa bunker: dopo la strettoia. Dove
vivono topi allegramente: santo, santo crocifisso
offrimi una sigaretta. – Pezzente! – Picchiatore fascista
dei miei stivali, giocatore delle paure – come potrai
fermare gli attimi delle la mie mani?
Sono non sono.
Parole generate da malware all’ombra paradise
del sistema balocchi, perfetta similitudine.
Dormi! Una dolce amica, dispensatrice
di bisogni elargirà amore terrestre. Non sentirti perso
stai solo girando su te stesso mentre il mondo
suona con rumori e bla bla di finestre. E’ un
continuo togliersi di dosso. Le dipendenze fisiche
son museali. Mancanze di prospettiva.
– Le butto lì come cenci.
I poeti in tempo di guerra non pensano abbastanza
* Articolo in evidenza
di Ennio Abate + Uno scampolo del dibattito nato dalla critica di Abate alle poesie del n. 12 a cura di Marcella Corsi
Questo post – avverto i lettori – è fluviale. E’ il rendiconto di una discussione interna alla redazione di Poliscritture avvenuta nella prima quindicina del giugno 2016 in preparazione del suo n. 12 cartaceo dedicato al tema della guerra e per varie complicazioni non ancora pubblicato. Nella prima parte trovate un mio intervento e la replica, suddivisa per temi, alle molte obiezioni e critiche ricevute per i sintetici giudizi critici che avevo dato sulle poesie pervenute per il n.12. Nella seconda parte – più di documentazione e non esente da ripetizioni – trovate l’incalzante scambio di mail che ne è seguito. Nella terza ci sono i testi poetici ai quali mi ero riferito. Un ideale lettore che scorresse o a salti o (eroicamente!) dall’inizio alla fine queste righe, potrebbe avere un’opinione precisa di come redattori e redattrici di questa rivista – praticanti di poesia e di critica fuori dagli specialismi e diversi tra loro per formazione, gusti letterari e orientamenti politici – abbiano affrontato, non senza attriti e impuntature polemiche, il tema della guerra, quasi del tutto trascurato o abbandonato invece dai loro coetanei o dai più giovani alle prese con le loro carriere universitarie o giornalistiche. [E. A.] Continua la lettura di I poeti in tempo di guerra non pensano abbastanza

Noi e loro. Nello specchio di Facebook verso la fine del 2016
*In evidenza*
Da “Poliscritturte FB” a “Poliscritture sito”
Questo post (come in futuro altri su temi importanti) rimarrà in primo piano per un certo numero di giorni in modo da permettere riflessioni approfondite, segnalazioni repliche e controrepliche meditate e non solo contingenti o frettolose. Le pubblicazioni ordinarie degli altri post continueranno come al solito e i lettori le troveranno sotto quello *in evidenza*.
di Ennio Abate
È un luogo comune dire che su Facebook prevale la chiacchiera più stupida e che una discussione approfondita è impossibile. Può darsi. Eppure a volte in questo specchio tecnologico si riflettono e si depositano – frettolosi e impulsivi, meditati e fermi –pensieri “veri” anche se concisi, immaginari che altrove teniamo sotto controllo, ideologie più o meno dichiarate. Una scoppiettante discussione è avvenuta in questi ultimi giorni su “Poliscritture FB” attorno al post di Alessandro Dal Lago fieramente ostile alle posizioni di Grillo e del M5S sull’emigrazione. Esso ha calamitato inquietudini, malumori, ostilità. Anche di amici. E, dopo alcune repliche, alcuni di loro hanno poi preferito ritirarsi dalla discussione o tacere. Eppure la questione affiorata (cosa fare di fronte all’emigrazione?) è davvero una cartina di tornasole, un problema con cui misurarsi fino in fondo (politicamente e poeticamente). Non è la prima volta che qui su Poliscritture ci giriamo intorno (o – a me pare- l’aggiriamo). Perché è questione drammaticamente urgente e specifica, che però svela presto – ardui da capire e ancora più da affrontare – risvolti geopolitici (l’uso strumentale che tendono a fare dei migranti le grandi potenze; l’ambiguità dell’UE o del governo italiano) e storico-culturali (ci sono altre vie oltre a quelle oggi praticate che si rifanno all’universalismo solidaristico cattolico e/o illuministico oppure al nazionalismo più o meno identitario e differenzialista che si batte per il “prima noi italiani”?). È possibile dire su tale questione: “Noi di Poliscritture pensiamo questo e questo”? È possibile dire: “ Non condivido quanto scrive Dal Lago per questi motivi; e invece condivido le posizioni di Grillo e del M5S o di altri per questi motivi”? A me pare di sì. E perciò, sperando in ulteriori approfondimenti, ripropongo qui tutti gli interventi. [E. A.] Continua la lettura di Noi e loro. Nello specchio di Facebook verso la fine del 2016
Sirtaki (danza di Zorba)
di Lucio Mayoor Tosi
Così come stavo
con quel che avevo in mano
sono uscito a guardare la pioggia
mentre cadeva in un cerchio Continua la lettura di Sirtaki (danza di Zorba)
Sulla collina
di Lucio Mayoor Tosi
Cosa si nasconde nella testa del pazzo che svolta l’angolo
uscendo dal bar?
Ha due metri di fucile nella spina dorsale, un cappotto
marrone e l’aria
di chi ama osservare da lontano, con le sopracciglia in su
perché ha già visto: Continua la lettura di Sulla collina
Le forme del tempo nella poesia
di Rita Simonitto
Sono stata molto sollecitata dal post di Mannacio “L’innocenza del tempo” (qui) – e ci ho riflettuto a lungo anche perché di stimoli ne dava parecchi – ma anche dalla osservazione di Mayoor (nello stesso post): *Il tempo non sarebbe dato da quanto impiego per muovermi da A a B ma da quel che accade durante il tragitto. Ne consegue che Cronos è l’azione umana e concreta dell’esperire*.
Il che farebbe pensare che accanto all’esistenza di un tempo ‘quantitativo’ – basato sulle infinite segmentazioni per cui Achille non può mai raggiungere la tartaruga – ci sia ad un tempo ‘qualitativo’, quello delle relazioni, a fronte del quale viene invece perseguito l’incontro, il momento opportuno nel quale si incrociano gli eventi. Continua la lettura di Le forme del tempo nella poesia
a cura di Ennio Abate
Pubblico lo scambio polemico che ho avuto negli ultimi giorni con Giorgio Linguaglossa a proposito di un suo articolo su Franco Fortini. Non è una chiacchierata estiva. [E.A.]