Archivi tag: Marcella Corsi

Miracoli da pandemia

di Marcella Corsi

      Questa mattina uno zirlìo di uccelli piccoli mi ha quasi conciliato con la clausura. Finalmente non solo gracchiare di cornacchie, o gli stridori dei pappagalli verdi.

Questo virus costringe tutti al distanziamento sociale e alcuni a rischiare anche la vita per fare il loro lavoro.

       Quell’estate eravamo al mare a Cecina. Uno stabilimento balneare militare, come al solito. Papà aveva da poco terminato il suo periodo di comando di reggimento e mostrava una bonaria autorevolezza da generale in sandali e calzoncini corti.

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Un gioco interrotto

di Marcella Corsi

Abbiamo fatto un bagno sontuoso e profumato io e mamma, poi curt banana. Così raccontasti a tuo padre quando tornò dal lavoro.

Non ti piaceva affatto entrare nella vasca  piena d’acqua, nonostante il tepore, il libro di gomma e la paperella gialla che ci galleggiavano. Così mi ci infilavo anch’io.  E diventava un bel gioco, anche senza troppa schiuma. Eri piccola piccola, spiritosa e dolcissima. L’acqua non ti piaceva: nel tuo primo giorno di vita qualcuno in clinica ti aveva messo sotto un rubinetto aperto in modo un po’ rude. Lo yogurt alla banana invece ti piaceva molto.

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I poeti in tempo di guerra non pensano abbastanza

* Articolo in evidenza

di Ennio Abate +  Uno scampolo del dibattito nato dalla critica di Abate alle poesie del n. 12 a cura di Marcella Corsi

Questo post – avverto i lettori – è fluviale.  E’ il rendiconto di una discussione interna alla redazione di Poliscritture avvenuta nella prima quindicina del giugno 2016 in preparazione del suo n. 12 cartaceo  dedicato al tema della guerra e per varie complicazioni non ancora pubblicato. Nella prima parte trovate un mio intervento e la replica,  suddivisa per temi, alle molte obiezioni e critiche ricevute per i sintetici giudizi critici che avevo dato sulle poesie pervenute per il n.12. Nella seconda parte – più di documentazione e non esente da ripetizioni – trovate l’incalzante scambio di mail che ne è seguito. Nella terza  ci sono i testi poetici  ai quali mi ero riferito.  Un ideale lettore che scorresse o a salti o (eroicamente!)  dall’inizio alla fine queste righe, potrebbe avere un’opinione precisa di come  redattori e  redattrici di questa rivista – praticanti di poesia e di critica fuori dagli specialismi e diversi tra loro per formazione, gusti letterari e orientamenti politici –  abbiano affrontato, non senza attriti e impuntature polemiche, il tema della guerra, quasi del tutto  trascurato o abbandonato invece  dai loro coetanei o dai più giovani alle prese con le loro carriere universitarie o giornalistiche. [E. A.] Continua la lettura di I poeti in tempo di guerra non pensano abbastanza

Note sulla prescrizione penale

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di Giorgio Mannacio

La nostra Marcella Corsi, molto opportunamente, ci ricorda il problema della prescrizione, concentrandosi sulla prescrizione in materia penale. In effetti tale versante è quello che appare- oggi – di maggiore interesse sociale, economico e politico. Il mio intervento – che ha ad oggetto alcuni principi sulla prescrizione civile – tende a mettere in rilievo che la prescrizione civile è retta da principi ragionevoli ed “ onesti “,mentre la seconda – nella regolamentazione attuale – è retta da norme né ragionevoli né “ oneste “. Il raffronto deve indurre dunque a qualche riflessione e giudizio. Continua la lettura di Note sulla prescrizione penale

CANTIERI DI POLISCRITTURE Sull’ecologia

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di Luca Chiarei e Marcella Corsi

La redazione di Poliscritture dedicherà il prossimo numero 12 del cartaceo al tema Guerra&Guerre (qui), il 13 alla questione ecologica e il 14 alla poesia (“Quale poesia oggi?”). Pubblichiamo le  due scalette sulla questione ecologica preparate da Luca Chiarei e Marcella Corsi [E. A.]  Continua la lettura di CANTIERI DI POLISCRITTURE Sull’ecologia

E forse parlerai con quello che non sei mai stato

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di Marcella Corsi

 

 

Gianmario Lucini è stato un poeta (non aggiungerei aggettivi), un editore coraggioso, un critico attento, sensibile, un umanista, un animatore socio-culturale a tutto campo e… una persona assolutamente amabile. Soprattutto uno che vale la pena leggere.

Ad un anno dalla sua morte, nel ricordarlo, vorrei far ‘vivere’ ancora le sue parole, perché mi hanno convinto, talora affascinato. Mi hanno anche aiutato, e penso possano farlo anche per altri. La sua è una poesia che aiuta a vivere. Continua la lettura di E forse parlerai con quello che non sei mai stato

“Keffiyeh. Intelligenze per la pace” e il lavoro di Gianmario Lucini

presentati alla Casa delle letterature, a Roma il 23 aprile 2015

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Avevo desiderato un luogo istituzionale che potesse attirare anche lettori che non conoscessero i lavori di Gianmario. La Casa delle letterature è stata l’unica tra le istituzioni romane interpellate che ci ha consentito l’uso della sua sala presentazioni senza alcun esborso in denaro, a patto però che la presentazione si concludesse alle 19. Questo ci ha naturalmente condizionato (aver solo due ore, e per di più, a Roma, dalle 17)… e fatto riflettere sul modo con cui molte istituzioni culturali svolgono i compiti che dovrebbero essere loro propri.
Alla Casa delle letterature vale la pena di fermarsi se si è a Roma, Continua la lettura di “Keffiyeh. Intelligenze per la pace” e il lavoro di Gianmario Lucini

Arberi

 

di Maria Grazia Calandrone

 in Romanesca. Voci e visioni di Roma, Il Labirinto, Roma 2011

Lettura di Marcella Corsi

Arberi

 Questi c’hanno ner còre ‘sto fiore che ‘ncomincia
a dì che nun buttano sangue – anzi!
so bboni a sopportà puro li taji
tra li fili Continua la lettura di Arberi

Esercizi di poesia

Locatelli luna

di Annamaria Locatelli

Per  tornare  ad approfondire il fenomeno  dei tanti che ricorrono al linguaggio poetico per uno dei motivi elencati da Marcella Corsi in un suo commento (qui) o altri ancora e tener conto anche delle obiezioni mosse da Luca Chiarei (qui) pubblico con il titolo di “Esercizi poetici” due testi di Annamaria Locatelli e una sua Nota “di poetica”. E contro ogni rigidità classificatoria che taglia in modi netti e spesso arrogantemente elitari il confine tra poesia e non poesia, ribadisco la convinzione che esso è mobile, che il fluire degli scambi nei vari sensi (dai “centri” alle “periferie”, dall'”alto” al “basso” e viceversa) è segno di vitalità e vantaggioso per ogni tipo di ricerca. Rafforzano  autorevolmente questa prospettiva sia il giudizio  anch’esso “fluido” di Fortini su cosa sia poesia (qui) sia un recente invito di Giorgio Agamben (qui) a chiedersi  «se ciò che chiamiamo poesia non sia in verità qualcosa che incessantemente abita, lavora e sottende la lingua scritta per restituirla a quell’illeggibile da cui proviene e verso cui si mantiene in viaggio». [E.A.]
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