in «Lasciare un segno nella vita. Danilo Montaldi e il Novecento»
a cura di Goffredo Fofi e Mariuccia Salvati (2)
di Ennio Abate
Da qui: – la differenza rispetto a Pasolini (pag. 177) del suo “ascolto” (sempre di carattere politico e mai “estetizzante”) dei “marginali”; – la sua tenacia duttile a non separare «centralità dell’individuo» e «liberazione collettiva», “io” e “noi”, centro e periferia, Marx e Simone Weil, le «figure bronzee di operai con le braccia incrociate» e gli immigrati dell’hinterland milanese di «Milano, Corea». (E fu per queste sue doti di militante “diverso” – (“comunista speciale” come Fortini?) – che ci conoscemmo, anzi che ci venne a cercare lui a Cologno Monzese nel ’69-’70) .
Capisco il valore che lei dà all’influenza del Montaldi fondatore della storia orale sui giovani storici che lo conobbero e che hanno poi cercato di innovare il loro campo di studi «in direzione della storia sociale e soprattutto della storia del conflitto sociale» (182), ma questa “continuità settoriale” (direi, senza polemica, “accademizzata”) del discorso montaldiano non basta. E specie dopo la sconfitta di quell’«altro mondialismo» (pag. 184) che nel 2006, quando io rilessi Montaldi e feci l’«elogio di un compagno periferico», ancora sembrava respirasse. Anche se già allora insistevo sulle difficoltà : « Sono tanti i nodi, tanti gli scarti fra esperienza proletaria montaldiana o operaia e esperienza precaria dell’oggi che a volte pare che ci si debba limitare a porre onestamente solo il compito di tradurre nell’oggi quel senso alto e nobile che Danilo Montaldi ebbe della condizione proletaria.» (http://www.poliscritture.it/…/montaldi-riletto-nel-2006/).
Nei tanti decenni successivi a me vengono in mente solo alcuni tentativi di riprendere il metodo della conricerca montaldiano: quello – sempre attorno al 2001- 2006 – della rivista «Posse» (http://www.manifestolibri.it/shopnew/category.php…); quelli di Sergio Bologna ora consolidatisi – pare – attorno alla rivista «Nuova Officina Primo maggio» (https://www.officinaprimomaggio.eu/).
Poca roba nel deserto che continua a incombere.