di Arnaldo Éderle
Stavo pensando a una sequela
di ragionamenti tanto forti da farmi
vibrare il cervello e rotolarmi
nella loro burrasca e vedermi Continua la lettura di L’acqua entra dalle mie labbra
di Arnaldo Éderle
Stavo pensando a una sequela
di ragionamenti tanto forti da farmi
vibrare il cervello e rotolarmi
nella loro burrasca e vedermi Continua la lettura di L’acqua entra dalle mie labbra
di Luciano De Feo
Non credevo che fosse già tanto tardi. Ero uscito per respirare aria salmastra, e lungo il sentiero pietroso avevo incrociato la signora Benneth.
– Giorno, – dissi. Non ebbi risposta.
Qualcosa del suo viso mi aveva particolarmente impressionato.
Era pallida come le altre volte, gli angoli della bocca, piegati verso il basso, le conferivano un aspetto quasi disperato.
I suoi occhi non mentivano: aveva pianto! Continua la lettura di Viaggio negli anfratti di Morpheus
di Arnaldo Éderle
Sì, il pianto è bello, anzi bellissimo,
e quando sgorga non è solo una gioia degli occhi
ma un balzo del cuore, una virgola
una grande virgola che chiude le palpebre
dell’anima fiacca la bocca e gli arti
e ti fa sentire vuoto
dei tuoi insopportabili pensieri. E, forse,
chiude l’ansimo delle tue viscere e dei
gangli corporali, e i canali alliscia
e rompe la chiusura del cerebro e le vene
rallenta e pacifica. Continua la lettura di Che bello il pianto!
Note a margine di alcuni commenti a “Poesie dall’anno zero” di Antonio Sagredo (qui)
La poesia di Sagredo, come quella di tanti altri poeti che compaiono qui su Poliscritture o in genere nel Web, avrebbe bisogno di un certosino e non compiacente lavoro critico. Sarebbe bello smuovere questo poeta dalla sua autoclausura disdegnosa e spesso irritante, che alle legittime richieste di spiegazioni dei suoi lettori si limita a rispondere con altri suoi versi e troppo laconiche affermazioni oracolari, rifiutando di fatto la ricerca più paritaria (in teoria) attraverso il dialogo. Ma Sagredo ha la sua personalità. Non vuole, come chiedeva affettuosamente Cristiana Fischer collocarsi «in mezzo agli altri, a noi». E allora continuo a interrogare i suoi versi come so fare. In questo articolo, accanto al riconoscimento pieno per il loro vigore, ragiono sulla sua poetica che non mi convince. Mi chiedo in sostanza due cose: – sono davvero «mostruose» queste sue ultime prove poetiche? ed è buona cosa proporsi di «costruire una Poesia più mostruosa della mostruosità che mi circonda». Ho già espresso in proposito le mie riserve (26 agosto 2015 alle 10:19 ). Ora l’impegnativo commento di Rita Simonitto (28 agosto 2015 alle 20:29 ) mi offre l’occasione di approfondire il discorso. Vado schematicamente per punti: Continua la lettura di Una poesia mostruosa?