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Liceo classico/ O licee classiche

Tabea Nineo, quadro ad olio

capitolo prova da NARRATORIO (” A Vocazzione”)

di Ennio Abate

Continuerò  a pubblicare alcuni dei capitoli che giudico  sufficientemente elaborati  di "A Vocazzione". Questo è nato in dialetto, forma che considero irrinunciabile - spiegherò in altra occasione le ragioni -  per  buona parte della prima sezione del mio Narratorio. Ma per agevolare ai non dialettofoni la lettura del mio salernitano/napoletano (di memoria), ho invertito l'ordine: prima la traduzione in italiano e poi  il capitolo in dialetto.

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Riordinadiario 16 novembre 1980

Tabea Nineo, Perde la testa, 1980

Narratorio

di Ennio Abate

In una notte piovosa. C’era uno omino con una testa grossa che, mentre correva, perdeva pezzi del suo corpo.
Perse dapprima un piede. Poi la mano, mentre il fascio di luce di un lampione (che subito dopo si spense) gliela illuminò, squarciandola).
Biancore tremendo. Si sentì l’inizio di una musica:  un andante disperato. Un cane latrò. La musica si arrestò.

L’ombra dell’uomo che correva – aveva perduto ormai tutto il petto, cuore compreso – schizzò davanti a lui.
Fermati, ti prego! – gli disse – Non sei più quello di una volta.
Fatti in là, maledetta – sibilò l’omino – Non mi hai voluto coprire quando avevo freddo. Adesso vattene!

Passavano alcuni giovani. Uscivano da un cinema discutendo della trama del film appena visto. Esprimevano impressioni bambinesche e se le ributtavano addosso l’un con l’altro. Ad alta voce. L’omino voleva intervenire. Aveva visto anche lui quel film.

Ormai, però, aveva perso quasi tutti i suoi pezzi. La sua testa tonda stava finendo di rotolare verso un muro in fondo alla strada. Il suo occhio, prima che la testa si fermasse dolcemente sul ciglio del marciapiedi tra mozziconi di sigarette e cartacce colorate, staccandosi saltellò oltre sull’asfalto come una biglia .

Narratorio del 1977. Titoli.

di Ennio Abate

Quello diede una lettura veloce a Repubblica. Natoli su studi sullo stalinismo di  Bettelheim. La rivoluzione culturale. Prima della P38. Azzolini in Via Carducci. Omaggio a Tiziano mostra. Un conto in sospeso con l’arte. Danae. Rimarrebbe impaperato di fronte a questi signori e compagni. Respira in Arte e Letteratura. Boccheggia negli acquitrini della Politica e nei budelli dell’Economia.  L’io era diventato fragile, troppo. Scalzone su Petra Krause. Cazzatine contro prospettiva storica. Donat Cattin e i soci dell’Enel. La scelta nucleare. Pubblicare un Quotidiano dell’io. Federico Stame: no a un nuovo partito leninista. A Torino gli studenti fanno proprio gli studenti. Quello non voleva drogarsi di ribellione. Fofi sulla piccola borghesia. Colognom non c’era più: bene, era un fantasma. Aveva smesso di pensare giovane e sui giovani. Avevano ammazzato Alasia. L’autonomo e gli spappolati con guizzi. Ricordi di Via Spontini. Ricordi della veglia per il Vietnam alla Statale. Alla Om per il picchetto. Senago. La preside gli diede da leggere i quaderni dI Corea. La Cava «I fatti di Casignana». Ricordi. Accademia scuola per corrispondenza. Appuntare, ricordare. Citano Havemann. La forza elettorale raggiunta dal PCI. Lavagetto su Saba. Raggrumare i frammenti di passato senza fretta. Per anni aveva sottolineato frasi. Immensità dei territori mentali che diceva di voler esplorare. Avviso ai naviganti.  Freud avverte: ordinare il materiale non dipende dalla volontà dell’autore. Esiste in qualche libro la certezza che a noi manca? Wittgenstein e l’attenzione al linguaggio comune. Nuova Corrente. Il passaggio da una mitologia a un’altra. Rella: non ridurre la psicanalisi a terapia. Curiosità e interruzioni degli “interessi culturali”. Difficoltà di uscire dalla “zona rischiarata delle militanza”. Faceva tanti errori lui. Deleuze e Guattari contro lo “strangolamento del desiderio”. Non c’è passato. Non c’è storia. Rifiuto di Marx e Nietzsche stravolto. Stupido come un turista. Caparbietà di Wittgenstein. Leggeva e non capiva. Antonio ed Eva. Ci fu una tempesta improvvisa. Bellow. Al primo posto il tema della psicanalisi. La figlia entrò in camera col suo libro di lettura. Il matrimonio pareva stabile. Corvisieri è entrato nel PCI. “Schematizzavano”. Se tratti così le cose e i bambini. Psicanalisi ancora. I bambini preferiscono starsene nei portoni. Ricordo dell’impiegato di Via Rovello (che nome!). Di quali donne poteva parlare. P cominciò a parlargli di Hermes. Ricordi. Scoppiò la bomba a Piazza Fontana. X era una scheggia venuta fuori da quel “movimento”. Ricordi di gente “con la corazza”. Ricordi dei libretti di meditazione dei preti. Ricordi del chierichetto. Figure meschinelle con le prime ragazze. Un periodo di smania letteraria. Ricordo di Bis. Che senso aveva scrivere “per sé”. Ma che libro poi. Ancora Bellow contro l’intellettualismo. Occuparsi di storia. Da quale famiglia veniva. Ci hanno fottuto. Sempre. Ricordi del liceo. Astratta rivendicazione del “diritto di parlare”, “di denunciare”. Discorso al Famoso [lo Scriba!]. Diventato padre a 24 anni. Ai margini [della vita metropolitana].Bilancio della vita già a 36 anni? Mentre la gente s’afflosciava dopo dieci anni di scontri. Ricordo: Montaldi. Herzog sorride del suo passato. Era piccolo borghese quando… Cosa conosceva in modo non generico del mondo. La fatica dei sottomessi. Se il movimento s’arrestava si era ricacciati nella merda del proprio passato. Certe cose si facevano meglio da soli. Soffiava il Vento dell’Ovest. E se me ne fottessi della “rivoluzione”. Somiglianze preoccupanti tra l’essere comunista di oggi e l’essere d’Azione Cattolica di una volta. Sentirsi vincolato a “compagni che sempre meno ci cagavano”. Ricordo. Assistenti alla ricreazione dell’Umanitaria. Ricordo di Paolo Spano. Non c’erano i Famosi nella sua storia. E senza R come sarebbe andata?

In morte del liceo classico

di Ennio Abate

I

(da Salierne, Frammenti, 1981 circa)

La mattina, al liceo Torquato Tasso di Salerno, suonava la campanella e i professori sfilavano solerti per i corridoi lucidati. Avevano un pacco in una mano e il registro nell’altra. Quelli del ginnasio portavano pacchi piccoli. I grossi li portavano i professori della terza liceo.

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Anche i fenicotteri (sporchi) emigrano

NARRATORIO/PROF SAMIZDAT (AGOSTO 1982)

di Ennio Abate

Sto lavorando al mio “narratorio” in prosa.  Ho chiare in mente le sue suddivisioni principali, che in qualche occasione ho già indicato (Salernitudine, Immigratorio, Samizdat, ecc.).  Mi è difficile, però, riordinare e sintetizzare i troppo  numerosi e spesso ripetitivi appunti che – non so se obbedendo a qualche strategia da “narratore interruptus” o in preda a  certe nevrosi  da scrittori clandestini e isolati – ho seminato, spesso dimenticandomene, qua e là in molti anni (almeno dagli Ottanta). In  quaderni, taccuini e foglietti volanti scritti a mano. In dattiloscritti  di decenni fa (fino a metà dei Novanta) mai più riletti.   E più di recente in file sul PC più facilmente consultabili. Ogni tanto trovo e rielaboro qualche testo come questo. Che appare a me stesso di non facile interpretazione e collocazione  nello schema-progetto che mi sono fatto.  [E. A.]

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