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Su presente/futuro, vita e malinconia di Natale

di Franco Nova

PRESENTE E FUTURO INSIEME
 
Le campane suonano a distesa,
i sentimenti pure a scampanio.
Ogni ricordo, bello o brutto,
si risveglia e vibra senza sosta;
la vita troppo spesso appare
come una semplice parodia
di eventi invece dolorosi.
I più vicini e intensi
sollevano onde spumose,
ma pure quelli lontani
pretendono la loro rilevanza
nell’aver forgiato l’animo nostro.
I passi verso il prossimo futuro
rimbombano e coprono i suoni
ben più dolci di voci amiche.
Non ci arresteremo mai
malgrado ci sia la Perfida
che ci spia e si prepara.
Attendiamo e lavoriamo
per godere intanto ogni attimo. 
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Il mio presepe

Nel mondo di oggi non c'è più posto per il colonialismo» | il manifesto

di Raffaella Ferraiolo Depero

Un villaggio qualunque della Palestina. Casette tutte rotte. Sono rimasti solo pezzi. Pastori senza gambe. Altri senza braccia. Molti irrimediabilmente rovinati. Morti. Da buttare.
Angeli senza ali. Un San Giuseppe senza speranza. Una madonnina stuprata. Un bimbo che non nascerà.
Sulle colline sopra la capanna tutta rotta un castello che una volta era di Erode. Ora di chi è? Di N?
Il cielo non c’è piú. Le stelle sono state  rimpiazzate da droni. La cometa da missili.
Un altro Natale di sangue.
Buon Natale, genti di occidente. Buon Natale

Natale secondo Mandel’štam (3)

di Antonio Sagredo

Pubblico la terza e ultima parte  sul tema del Natale dedicata a Mandel’štam. Le precedenti dedicate a   Majakovskij  e a Pasternàk si leggono qui e qui. [E. A.]

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Natale secondo Majakovskij (1)

Per dar modo ai lettori di soffermarsi sulle particolarità con cui tre grandi  poeti russi (Majakovskij, Pasternàk,Mandel’štam)  hanno sentito e parlato del Natale  pubblico in tre puntate  le loro poesie accompagnate dal commento di Angelo Maria Ripellino e dalle note di Antonio Sagredo. [E. A.]  

di Antonio Sagredo

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Cronache di sabbia dal Sahel

di Mauro Armanino

I tre sono spariti nel nulla. Studenti della scuola media superiore, erano andati a passare qualche giorno di vacanza in famiglia nel villaggio natale di Ngoula. il ritorno a scuola, questo lunedì, è stato fatale. Uno dei quattro amici è riuscito a fuggire e gli altri tre, da allora, sono nelle mani di sconosciuti, presunti djihadisti che controllano la regione. Prima di raggiungere il villaggio di Djayeli, situato a circa 20 kilometri da Ngoula, sono stati rapiti e al momento non si hanno notizie. Inesistenti prima e invisibili dopo, perché figli di contadini, nascosti dal grande pubblico e cittadini di seconda categoria perché poveri. La zona è la stessa nella quale, nel mese di settembre del 2018, era stato portato via Padre Pierluigi Maccalli, missionario. Saranno forse rilasciati tra qualche tempo o allora verrà loro proposto di unirsi alle forze combattenti nella zona delle ‘Tre Frontiere’, Niger , Burkina Faso e Mali. Potrebbero scomparire per sempre, così come altre decine di rapiti attorno al lago Tchad, dove Boko Haram, Stato Islamico e banditismo, sono accomunati dalle stesse strategie terroriste. Avevano dovuto abbandonare il loro villaggio paterno a causa delle minacce dei Gruppi Armati ed erano tornati per le feste di Natale. Allora come oggi gli innocenti sono perduti e venduti al sistema che le armi ammantano di motivazioni pseudo-religiose. Il re Herode insegna. Continua la lettura di Cronache di sabbia dal Sahel

Natalizie 2017

L’anno scorso a Natale pubblicammo tre testi di Pasquale Balestriere, Giorgio Mannacio e Armando Tagliavento (qui). Quest’anno è la volta di Virginia Arici, che propone una riflessione su una tregua natalizia   decisa da inglesi e tedeschi nelle trincee del fronte occidentale  durante la Grande Guerra attraverso la memoria di Robert Graves; e di Giulio Toffoli, che ci presenta il suo Tonto affascinato, malgrado il dichiarato agnosticismo, dal silenzio musicale di un’antica chiesa e dal presepio, in cui vede una aurorale affermarsi del blochiano Principio Speranza. Tenace resta anche a Natale la sua grinta polemica  che si volge contro il  (soave) filisteismo di un intrattenitore televisivo e contro il capitalismo  (« il nemico mortale dei valori di cui il natale è espressione archetipica è il capitale»). Sbilanciandosi però, a me pare, verso una difesa troppo rigida del concetto di identità. [E. A.] Continua la lettura di Natalizie 2017

Il gatto e il vescovo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Giorgio Mannacio

1.
C’era una discussione continua tra mio padre e mio cugino Tommaso ( non conoscevamo all’epoca lo snobismo di Tomaso con una m sola). In verità si trattava di un parente lontano come sarebbe più corretto definire il rapporto, usando una precisa indeterminatezza. Ma la nostra terminologia genealogica non seguiva i criteri notarili del Codice civile. Bastava un matrimonio remoto o eventi simili, a volte anche soltanto la comunanza del cognome unita ad una simpatia o stima reciproche, e si entrava nella famiglia. Continua la lettura di Il gatto e il vescovo

Da “Il centro di un’intera stagione”

 

 

di Antonio Pizzol

 

 

Uno

 

3.

Come quando giocavo a pallone
sotto tribune di tulipani,
aiuole, giurie mute piegate,
causa-effetto scontata,
già esperita, madre di tensioni
che eccitava prescrivendo perfezione
nel palleggiare. Continua la lettura di Da “Il centro di un’intera stagione”

Su “Il mondo come un clamoroso errore” di Paolo Polvani

 di Luigi Paraboschi

Con questa raccolta edita da “Pietre vive”, Polvani, già noto per numerose altre pubblicazioni poetiche di valore, ha espresso tutta la sua filosofia di vita dentro il titolo stesso : il mondo è – a suo parere – il frutto di una serie di colossali sbagli, e attraverso  poco più di una trentina di testi, tenta di convincere il lettore della validità della sua affermazione, dalla cui concretezza siamo talvolta tutti persuasi a seconda delle nostre formazioni etiche, politiche o religiose. Continua la lettura di Su “Il mondo come un clamoroso errore” di Paolo Polvani