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Ogni mattino, di grazia, una nemesi…

Nemesi di Ramnunte
copia romana dell’originale statua di culto di Nemesi a Rhamnous, in Attica
Napoli, Museo Archeologico

di Antonio Sagredo

 Amami almeno una volta e soltanto nel ricordo
quando verrai da sola a vedere il mio tramonto in ginocchio,
ma sul trono hai il volto fuso con  un tragico diadema
che per una solitudine regale
vomita nel calice  una gorgiera di detriti e di rubini.

 Dietro una palizzata di macerie le coronarie danzano con la Morte
e già sanguinano in un quadro ancora non finito…
l’ultimo artista del potere ha negli occhi mistici ferro e fuoco
e secolari cecità – e nella sua fogna mistica  menzogne e inganni.

 Le urla dei poeti contro il muro segreto non minacciano il perdono,
né chiedono soltanto mutilati ovunque e impietosi
di restare invano nei sottosuoli
per onorare muti le proprie parole… ma vivi!

 (19 marzo 2022)

“Oltrefrontiera”

di Pasquale Balestriere

Riprendo in mano il cartaceo di “Oltrefrontiera” di Pasquale Balestriere con le suggestive e mediterranee pitture di Mario Mazzella. Ritrovo raffinati echi classici in tutti i componimenti e  un modo pacato di riferirsi al rapporto con la natura e contemporaneamente al dolore della vita. Mi dico: questo sentire è possibile solo al Sud; e,  per intenderlo, dovrei tornare indietro, magari ai tempi del liceo quando senza grilli critici per la testa leggevo in antologia i lirici greci e romani. Anche adesso, però, i versi  di Balestriere mi colpiscono. Perché si collocano con convinzione  in quella tradizione lirica e  i temi trattati (affetti familiari, ricordi d’infanzia, luoghi visitati, meditazioni sulla natura e la vita umana) hanno una sobrietà che smorza le inquietudini e sento  estatica ed antica.  C’è l’idillio (Presepe), il canto ispirato (La trama del giorno).  E’ una poesia di raccoglimento. Da dove viene? Com’è possibile oggi? Balestriere vive ad Ischia. E credo che il suo fare poesia sia alimentato non solo dalla contemplazione di un cielo particolare o da certi colori e suoni dell’isola, ma dall’aver continuato  tenacemente a curare di persona un suo campicello accanto agli studi letterari. E tra la cura del campo e degli studi c’è – intuisco – una stretta  e felice relazione. Mi arrischio a dire che la ripetizione  dei gesti secolari dei contadini avrà confermato e rafforzato la predilezione, derivatagli certo anche dagli studi, per la metrica equilibrata degli endecasillabi, l’aggettivazione abbondante ma non caricata,  il fraseggio senza sincopi che completa il senso delle immagini o del pensiero,  il lessico che rientra quasi interamente nel repertorio degli antichi senza sfondamenti verso il moderno. Questo “stampo” classico, profondamente assorbito e rivissuto, avrà funzionato da filtro selettivo di un’esperienza di vita ben più mossa e inquieta di quella che i versi mostrano? Può darsi. Dei singoli componimenti   della raccolta, oltre ai due sopra citati, pubblico  quelli che mi sono piaciuti  di più:  A mia figlia, Al morso delle dita, Venerdì, Scorrere la vita. E anche alcuni che non mi sono piaciuti per controllare la mia lettura con quelle di altri commentatori di Poliscritture: Piove, dove sento un’eco fastidiosa  di D’Annunzio e A Pastrengo che cede a un patriottismo retorico. E segnalo Sogno di Spagna  come poesia che più mi ha suggerito l’ipotesi  (maliziosa?) di un’esperienza di vita abbastanza “anarchica” e in contrasto con  il tono prevalentemente classico di questa poesia. [E. A.]

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Il novello dittatore (dottor Cessantibus)

di Antonio Sagredo

 

Debuttò con una giovane morte, e prese il volo,
come un novello dittatore.

Il morto sfilò un anello dal vivente,
l’oriente si ribellò, voltò la schiena e andò via,
perché sovrane regnassero sui tarocchi
le infelicità nerastre della Nemesi. Continua la lettura di Il novello dittatore (dottor Cessantibus)

Tre poesie

La Caduta degli Angeli ribelli 3

di Antonio Sagredo

in Appendice una nota di Ennio Abate

Il convesso clamore dei galli sui campanili

Il convesso clamore dei galli sui campanili
e gli applausi granulosi di deserti informi
favoleggiano di divinità su crateri fratturati.
Sfasciati i gobbuti universi di Quasimodo. Continua la lettura di Tre poesie