Di Lanfranco Caminiti ho già pubblicato su Poliscritture un bel racconto (qui) sugli effetti dell’epidemia da coronavirus al Sud. Oggi voglio segnalare tre pezzi brevi che ho letto giorni fa sulla sua pagina Facebook. E che etichetterei (positivamente, eh!) come esempio pionieristico di pop-narrativa fessbucchiana. Per l’arguzia, la capacità di sfottere e sfottersi e di alleggerire gli argomenti complicati o drammatici senza mai lasciarsi sfuggire il loro nucleo serissimo e spesso tragico. Tra l’altro gli amici e le amiche che commentano sulla sua pagina sono davvero un “coro”, altrettanto capace di tenere botta alle sue acrobazie narrative e fare con lui “teatro” didattico-politico a beneficio di tutti. Mi azzardo a dire che sono riusciti a costruire su Facebook – luogo di alienazione e dannazione delle buone idee – non un salottino spocchiosetto di cicisbei e madamine saccenti, ma lo spazio elementare del narrare di cui parlò Benjamin a proposito di Leskov: L’esperienza che passa di bocca in bocca è la fonte a cui hanno attinto tutti i narratori. E fra quelli che hanno messo per iscritto le loro storie, i più grandi sono proprio quelli la cui scrittura si distingue meno dalla voce degli infiniti narratori anonimi. (Walter Benjamin, Il narratore. Considerazioni sull’opera di Nikolaj Leskov, Einaudi, Torino, 2011). Questa capacità di commentare episodi degni di nota e di condividerli con i propri simili, sviluppando una coscienza collettiva, è antichissima. Ho letto che i primi “narratori” della storia possono essere considerati gli uomini primitivi, i quali – ritrovatisi attorno al fuoco alla sera – scambiavano i propri racconti di vita fra loro, nella speranza di rendere più semplice il futuro agli altri membri del clan, mettendoli a conoscenza di possibili pericoli e nuove scoperte. Mi pare che quel rito si ripeta oggi su questa pagina di Facebook in forma originale e vivace. Auguri a Lanfranco e al suo “coro”. [E. A.]
Biblioteca Marsilio Ficino, Figline Valdarno , venerdì 28 febbraio 2020
conversazione di Angelo Australi, Giuseppe Baldassare, Teresa Paladin
In
apertura lettura del capitolo II.
ANGELO
AUSTRALI
Ecco,
questo è il nostro viaggiatore incantato:
Ivan Sever’janic Fljagin.
Detto Testone.
Un
monaco novizio di 50 anni, che viaggia, imbarcato in un battello, sul
lago Ladoga,
insieme ad un filosofo e un mercante, ai quali, per far passare il
tempo, inizia a raccontare la storia della sua vita.
Alcuni anni fa mi è capitato di andare per lavoro a Padova con il responsabile dell’Ufficio Ambiente del Comune di Fiesole. Si chiama Mario. Mario Cantini. Geometra Mario Cantini. Continua la lettura di Il paesaggio reinventato→