Archivi tag: Palermo

La strage di Capaci

di Daniele Barni

Era il 23 maggio 1992, l’ora del pomeriggio in cui la fame comincia a sfottere lo stomaco. Asserragliato nella cucina al di qua di trincee di libri, mi attrezzavo da buon secchioncello a fronteggiare la maturità, già minacciosa. Alla mia Nordmende color tristezza, alta sulla scaffalatura, si affacciavano personaggi diversi a farmi compagnia. Ammutoliti dal telecomando, li lasciavo ai loro mimi. Continua la lettura di La strage di Capaci

La Signora

Trionfo della Morte – Palazzo Abatellis, Palermo

di Rita Simonitto

Era da un po’ di tempo che la Signora lavorava poco. Ovvero, lavorava sì, ma non di gusto. Per quanto la sua falce avesse ancora la lama ben lucida si sentiva Lei arrugginita. E soprattutto scoraggiata dal fatto che suo cugino, il Fato, si intromettesse nel suo lavoro costringendola a fare gli straordinari, operando in modo meccanico, senza doverci pensare sopra e soprattutto senza poter combattere. Certamente, come accade a tutti i dipendenti, il committente (che le era sconosciuto e a cui quindi non poteva porgere le sue rimostranze) aveva disposto così, proprio come aveva scritto il Divino Poeta “Vuolsi così colà dove si vuole ciò che si puote e più non dimandare”: quello sfrontato che si era permesso di fare una crociera nei suoi regni parlandone (e sparlandone) a suo piacimento.

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Il volo del cherubino di stucco

serpotta

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questo articolo  è apparso  sul n. 9 cartaceo di POLISCRITTURE (gennaio 2012)

di Francesco Briscuso

‘’Scrivi mi dico, odia

Chi con dolcezza guida al niente
Gli uomini e le donne che con te si accompagnano
E credono di non sapere. Fra quelli dei nemici
Scrivi anche il tuo nome. Il temporale
E’ sparito con enfasi. La natura
Per imitare le battaglie è troppo debole. La poesia
Non muta nulla. Nulla è sicuro, ma scrivi’’

Franco Fortini

 

Rammento Palermo come una grande nuvola indaco dentro una primavera di orribili piogge sabbiose  e di sghembe folate di libeccio.  Ricordo Palermo –infinita ghirlanda di fiori- come una strada sudicia e in salita, vinta da un traffico convulso di  voci e di ingombri carriaggi, stradelle stipate    di botteghe d’avventurosi verdurai che bollivano  pallidissime fragranti patate e  scarlatti carciofi spinosi dentro grandi calderoni fumanti.  Continua la lettura di Il volo del cherubino di stucco