di Donato Salzarulo
Nella curva d’autunno c’è chi muore da solo. Intubato, affamato d'aria, dentro una gabbia di vetro.
di Donato Salzarulo
Nella curva d’autunno c’è chi muore da solo. Intubato, affamato d'aria, dentro una gabbia di vetro.
a cura di Ennio Abate
Mi spiace di aver conosciuto con tanto ritardo e letto solo adesso «Per Franco Fortini», uno scritto di Pier Vincenzo Mengaldo del 1994, ora raccolto assieme ad altri in «I chiusi inchiostri. Scritti di Franco Fortini» ( pagg. 99 – 114, Quodlibet, 2020, a cura e con un saggio di Donatello Santarone, autore anche di una bella intervista nel 2017 al critico filologo che ho già segnalata: qui). Mi sarei risparmiato molte perdite di tempo inseguendo – per miei scrupoli conoscitivi risultati errati – tante chiacchiere e pettegolezzi su Fortini e la sua poesia. Nel testo di Mengaldo, infatti, trovo dette con chiarezza, meglio di altri e con modestia di studioso di ben altra tempra, cose che io pure ho pensato o scritto; o semplicemente condivido. Ne faccio un elenco stralciando direttamente dalle sue pagine. [E. A.]
Continua la lettura di “mai riposare nella poesia”. Una nota su “I chiusi inchiostri” di MengaldoDella morte di questo poeta da tempo vivente negli USA ha dato notizia il 10 agosto scorso il blog L’OMBRA DELLA PAROLA (qui), che molto si è speso da anni per far conoscere la sua produzione. Sulla sua qualità e originalità per ora non mi pronuncio. Voglio invece sottolineare il mio dissenso, anche in questo momento di lutto, per la rimozione non innocente dei nodi politici e storici più ardui non solo dalla riflessione su De Palchi ma da quasi tutte le attuali discussioni sui poeti e la poesia. E lo faccio – ancora una volta polemicamente, purtroppo – pubblicando alcune mail del 2015 tra me e un amico, che lascio anonimo; e ripubblicando un commento, ovviamente ignorato, che lasciai nel 2016 su L’OMBRA DELLA PAROLA a proposito dei rapporti tra Alfredo De Palchi e Franco Fortini, che a quei nodi politici (del secondo dopoguerra) rimandava. [E. A.]
Continua la lettura di In morte di Alfredo De Palchi. Memento per i vivi
Apprendo adesso la notizia della morte dell’amico Mario a cui mi ha legato una fraterna complicità umana e letteraria, perché eravamo quasi coetanei, della generazione del secondo dopoguerra e quasi dagli stessi luoghi abbiamo assorbito sensazioni di solitudine, dolcezza e malinconia . Un abbraccio alla moglie, al figlio e agli amici e amiche di Salerno. Ciao Mario [E. A.]
Da una lettera di Mario Mastrangelo del gennaio 2005
Tornando alla nostra discussione, tu insisti nell’auspicare una poesia che sia aggressiva, polemica, indignata. La mia poesia non lo è, e su questo hai ragione, è amara, dolente, qualche volta arrabbiata (ma contro il “destino”, la condizione umana…), ma non contro l’organizzazione della nostra società, la sua divisione in classi, ecc.
Continua la lettura di Ciao, Mario Mastrangelo…di Ennio Abate
Su LE PAROLE E LE COSE è stato anticipato un pezzo di “Sivia è un anagramma” di Franco Buffoni (qui), che esce – con tempismo indicativo sia degli orientamenti dell’autore che della casa editrice Marcos y Marcos – “in occasione della discussione alla Camera della proposta di legge Zan contro l’omofobia”. Riporto gli APPUNTI che ho lasciato in un commento su quel sito. [E. A.]
Continua la lettura di Sul Leopardi “recchiò” di Franco Buffonidi Ennio Abate
” Sui confini della poesia” si legge in “Nuovi saggi italiani 2” alle pagg. 313 -327 del volume della Garzanti pubblicato nel 1987. E’ una lezione tenuta da Fortini nel 1978 presso l’università del Sussex nel maggio 1978. Il testo non è di agevole lettura, anche perché rivolto ad un pubblico di studiosi. Usa espressioni concentrate e le tesi non vengono spiegate ricorrendo ad esempi. Questi sono gli appunti che ho steso in questi giorni dopo una ennesima lettura e avendo in mente la questione del rapporto poesia/moltinpoesia. I numeri tra parentesi rimandano alle pagine. [E. A.]
Continua la lettura di «Sui confini della poesia» di Franco Fortini. Appuntidi Ennio Abate
5 gennaio
Leggendo/rileggendo Fortini (Disobbedienze)
Pur leggendo i suoi articoli su il manifesto e Quaderni piacentini per tutti gli anni ’70, ero distante dal suo modo di pensare e problematizzare, condizionato parecchio dall’essere studente lavoratore e militante di Avanguardia Operaia. Non è stato un caso che cominciai a intendere meglio le sue critiche dal 1977. La mia lettura di Questioni di frontiera avvenne quando già ero uscito nel 1976 da Avanguardia Operaia che confluiva in Democrazia Proletaria.
Continua la lettura di Riordinadiario 1998di Ennio Abate
Andavamo in manifestazione verso Roma con giovani compagni. Pozzanghere e grosse lastre di pietre sul cammino. Alcuni ci sguazzavano. Io cercavo di evitarle saltando sulle pietre asciutte. Ho saltato anche un torrente e ho cambiato strada. Ero in campagna. Un casolare. Qui dicevo abitano cent’anni? ( campano cent’anni?). Ho visto un vecchio alto di statura e robusto, ma quasi cieco. Cosa gli era accaduto? L’ho preso per un braccio e l’ho aiutato a sedere. Ma d’un tratto è crollato a terra. Mi son avvicinato al suo volto. Sembrava una maschera di bronzo, come quella di un antico guerriero ( immagini di Micene?). Si sono avvicinati dei passanti. Io singhiozzavo dicendo: questo è Montaldi…
(Diario 9 gennaio 2004, Sogno)
Continua la lettura di Maschere