Nemesi di Ramnunte
copia romana dell’originale statua di culto di Nemesi a Rhamnous, in Attica
Napoli, Museo Archeologico
di Antonio Sagredo
Amami almeno una volta e soltanto nel ricordo
quando verrai da sola a vedere il mio tramonto in ginocchio,
ma sul trono hai il volto fuso con un tragico diadema
che per una solitudine regale
vomita nel calice una gorgiera di detriti e di rubini.
Dietro una palizzata di macerie le coronarie danzano con la Morte
e già sanguinano in un quadro ancora non finito…
l’ultimo artista del potere ha negli occhi mistici ferro e fuoco e secolari cecità – e nella sua fogna mistica menzogne e inganni.
Le urla dei poeti contro il muro segreto non minacciano il perdono,
né chiedono soltanto mutilati ovunque e impietosi
di restare invano nei sottosuoli
per onorare muti le proprie parole… ma vivi!
…Poichè non c’è per l’uomo, fatto libero, di una preoccupazione più costante, più determinata di quella di cercare un essere davanti al quale prosternarsi’…Fëdor Dostoevskij nella ‘Leggenda del Grande Inquisitore’, nel suo noto ‘ I fratelli Karamazov’. Questa è una vicenda che parte da molto lontano e che il filosofo e scrittore Etienne de la Boétie aveva a suo tempo sottolineato nel suo scritto ‘Discorso sulla servitù volontaria’. In realtà c’è solo l’imbarazzo della scelta perché prosternarsi, sottomettersi a poteri più o meno costituiti sembra far parte dell’umana avventura, così come sembra si presenti ai più. La libertà è sempre stata pericolosa, per il singolo, la società e i poteri che la storia sforna secondo le epoche e le stagioni. L’essere di cui parla Dostoevskij può trasformarsi in cosa, situazione o realtà che sembra fatta per catalizzare, per un certo tempo o in modo permanente, l’adorazione o almeno la deferenza dei cittadini. Continua la lettura di Davanti a chi prosternarsi→
Engraving shows a scene from ‘The Purloined Letter,’ a short story by American author Edgar Allan Poe, late 1800s. The illustration is credited to Wogel. (Photo by Kean Collection/Getty Images)
di Roberto Bugliani
Più di altri racconti d’Edgar Allan Poe, La lettera rubata (The Purloined Letter, 1844) ha consentito, scandite nel tempo, letture di vario orientamento, da quelle “fenomenologiche” attestate sulla dialettica visibile – invisibile fino a patirne le conseguenze abbaglianti, a quelle fondative d’un discorso teorico o comunque istitutive d’una conferma. Nella seconda metà del secolo scorso il racconto di Poe ha stimolato due ascolti – e due sguardi – cruciali e contrapposti: quelli dello psicoanalista (Lacan)[1] e quelli del filosofo (Derrida)[2]. Ma entrambi, troppo attenti a rinvenire nei tratti della lettera rubata (o deviata, si potrebbe dire, dalla sua originaria destinazione) quelle stigme che la familiarizzano col loro discorso analitico[3] (per Lacan l’insistenza del significante e la sua circolazione lungo la linea fallo-castrazione-femminilità; per Derrida decostruzionista la critica alla logica fallo-fono-logocentrica), si sono lasciati sfuggire un resto che, indisciolto, continua a fare nodo. Un eccesso d’attenzione può distrarre tanto quanto una sua insufficienza, dacché nessuna delle modalità di lettura sopra evocate ci pare essersi adeguatamente soffermata sul significato politico elementare contenuto in modo manifesto (nemesi e paradosso insieme d’una lettera cachée) in questo racconto di Poe dotato come pochi altri d’una valenza semantica decisamente plurale. E’ infatti stupefacente come La lettera rubata costituisca un referto cristallino della dinamica che presiede la lotta per l’informazione condotta all’interno d’una cerchia di personaggi di potere, e raffigurata come parte costitutiva del più generale conflitto politico per il Potere, in questo caso integrato dalla lotta tra classi: quella borghese del Ministro e quella nobiliare della Regina, in una Francia dove i regnanti sono i rappresentanti della monarchia restaurata.
Non bisogna mai trascurare la cronaca, il quotidiano, il locale. Non è facile. Specie per chi è allenato a leggere saggistica, a pensare questioni politiche nazionali o mondiali, a riflettere su temi esistenziali o filosofici e a discutere con chi sa già discutere e pensare. Sembra di scendere nei bassifondi. E sorge spontanea la domanda: ma chi te lo fa fare? non è uno spreco? chi vuoi che ti ascolti? Ma è proprio lì che bisogna andare per misurare quanto le nostre idee siano in grado di reggere all’urto delle passioni più elementari e dei pregiudizi più radicati e scalfirli. [E. A.]
Lettera aperta ai cittadini di Cologno Monzese
di Ennio Abate, redattore di “Poliscritture”
Sapete che c’è polemica sul patrocinio concesso dall’Amministrazione comunale allo spettacolo di Povia e Amato, «Invertire la rotta», che verrà replicato il 10 giugno a Cologno nel cine-teatro comunale Peppino Impastato. Continua la lettura di Chi censura chi?→
“Quarto potere” (“Citizen Kane”) di Orson Welles è uno dei tre film da me preferiti, assieme a “La corazzata Potemkin” (il capolavoro di Eisenstein, gustosamente definito da Villaggio-Fantozzi “una cagata pazzesca”) e “La grande illusione” di Renoir. Certamente, giudico appena staccati di un’incollatura altre decine e decine di capolavori (del muto come del sonoro, in bianco e nero e a colori), che non elenco per l’impossibilità di ricordarli tutti; nemmeno la metà e ancora meno di così. Continua la lettura di Discutendo di “Quarto potere” di Orson Welles→
La Troika, che non è il traino a tre cavalli delle carrozze russe e nemmeno una signora della steppa kazaka nota per i facili costumi, ma il Trio di potentati che dà ordini all’Europa (per gli amanti degli acronimi: FMI, BCE, CE), è di nuovo in Grecia (1° febbraio 2016). A darle manforte s’è aggiunto il Fondo Salva-Stati (per quelli di sopra: ESM). In ballo: la verifica dell’attuazione del programma economico (secondo il nuovo Memorandum: neolingua). Nel mirino: la riforma delle pensioni che ha in animo di varare il governo greco. In soldoni: ulteriore taglio alla spesa previdenziale di 1,8 miliardi di euri, ulteriore riduzione del 15% sugli assegni pensionistici, pensione minima stabilita a 348 euri mensili, e via troikando nello sport preferito da Lorsignori: cavare il sangue ai cittadini greci già abbondantemente vampirizzati. A fare gli onori di casa stavolta è Alexis Tsipras (spero si noti la finezza dell’aver espunto dal nome l’appellativo “compagno”). Continua la lettura di I Quaderni di Italo III→
Non puoi andare oltre il sor/riso di una scrittura,
il segno che ti dono è il diniego del tuo gesto.
Non attendere che l’orrore quotidiano sia la tua natura:
il tempo è malato e fuori del suo delirio - io resto. Continua la lettura di 2 prove e 3 carte→
Vivo in Una Casa che sembra disabitata, Nella cella di UN Programma di Scrittura. Niente di che, un bilocale con veranda e vista su Una catena di blog, Amici Molto per bene. Link.
Decine di poesie lampeggiano incompiute, alcune davvero Brutte, also se qui e là ho rammendato, inventato Nuovi accapo, sfrangiato, divelto, riscritto e Nuovamente seminato. Continua la lettura di 00:00→