Archivi tag: psiche

Segnalazione

Ci sono fenomeni antropici che costringono a interrogarsi sulla psiche umana: comprenderli appare spesso difficile, talvolta risulta profondamente inquietante, ma non di meno necessario se non si vuole cadere nella facile tentazione di sbarazzarcene frettolosamente etichettandoli come “disumani” – il che costituisce una chiara contraddizione in termini dato che è di comportamenti umani che parliamo e che, per dirla con Publio Terenzio Afro, “humani nihil a me alienum puto“, neppure le sue più efferate nefandezze.

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Scena di soffioni

palombaro-poetico

di Donato Salzarulo

Questa riflessione di Donato Salzarulo sui – potremmo dire – dilemmi psichici di uno dei “moltinpoesia” s’appoggia ad una autolettura di “Soffioni boraciferi e altre poesie” (qui). Pur proseguendo il filo dei  commenti sotto quel post e rispondendo ad alcune  mie obiezioni, ha una  sua autonomia e ampiezza che giustificano  la pubblicazione in un post autonomo. [E.A.]

Ogni tanto mi faccio palombaro
di me stesso, do uno sguardo alle correnti
sottomarine, al guizzare di alici,
tonni, scorfani e sardine. M’aggiro
per un po’ tra le barriere delle mie
isole coralline… Continua la lettura di Scena di soffioni

Vero come la finzione

Simonitto film mela
di Rita Simonitto

 (Stranger than Fiction), di Marc Forster, 2006, USA)

Il film

[Partendo da un film, Rita Simonitto compone un piccolo saggio sulla conoscenza e sul divario – acuitosi nella storia umana – tra conoscenza logico-razionale e intuitivo-immaginifica (o, semplificando, tra bisogno di controllare con metodo la realtà esterna e bisogno di ascoltare le passioni che da quella interna o psichica provengono). Le peripezie di Harold Crick, il personaggio del film, sono le stesse dell’uomo novecentesco alle prese con il «disagio della civiltà» (Freud). Ma quanto le due dimensioni (che poi sono anche quelle del mito o del sogno e della storia) possono gradulamente integrarsi o, come troppo ottimisticamente si tende a dire, armonizzarsi? (E.A.]

Harold Crick, ispettore del servizio fiscale americano, ha una vita metodica scandita dal suo orologio digitale. La sua ossessività lo porta a contare tutto: dal numero dei colpi di spazzolino che dà ai denti, ai passi che compie fino alla fermata dell’autobus addentando la quotidiana mela. Ma un giorno, in bagno, durante i suoi maniacali conteggi, inizia a sentire una voce di donna che racconta momento per momento la sua quotidianità e a volte la anticipa con toni salaci e critici: è come una fastidiosa eco, un fantasmatico ‘specchio vocale’ che ‘riflette’ i suoi pensieri più intimi.
L’irruzione di una realtà ignota, una presenza che solo lui percepisce e di cui non capisce l’origine, lo inquieta al punto che non riesce a mantenere la sua abituale concentrazione, cosa che gli è indispensabile per il tipo di lavoro che fa e che assorbe tutte le sue energie. Continua la lettura di Vero come la finzione