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Misantropia

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di Franco Nova

Che fastidio tutte quelle luci, pazienza per il consumo di energia, ma la visita dall’oculista avrebbe voluto risparmiarsela. E che rumore, il tutto per sparare scemenze fatte passare per battute di spirito. Sorrideva comunque, anzi abbandonava la bocca al riso, dondolandosi sulle gambe, quando avvertiva che qualcuno aveva detto qualcosa di particolarmente umoristico; dubitava fortemente che lo fosse, ma tutti intorno venivano colti da convulsioni epilettiche, e la buona educazione esige di essere sempre d’accordo con i più. Si accorse subito di una donnina, piccola e forse bruttina, che sembrava nella sua stessa finzione di intenso divertimento per compiacere quegli ottusi. Il viso era particolarmente sveglio, doveva essere intelligente; bruttina e intelligente, genere troppo pericoloso, meglio evitarla. Continua la lettura di Misantropia

QUALE POESIA OGGI? E Majakovskij rispose così…

Majakovskijj 1

La poesia tradotta da Paolo Statuti è tratta dal suo blog “Un’anima e tre ali” (qui)

Ho pensato di porre la domanda ‘quale poesia oggi?’, che Poliscritture affronterà in uno dei prossimi numeri del cartaceo, anche ai poeti morti che in qualche modo vi hanno già risposto (in versi o in prosa). Senza alcun ordine preciso comincio da questo testo di Vladimir Majakovskij. [E. A.] 

A tutta voce
(Во весь голос)

(Prima introduzione al poema)

Egregi
compagni posteri!
Scavando
nello sterco impietrito
del presente,
studiando le tenebre odierne,
voi,
forse,
chiederete anche di me. Continua la lettura di QUALE POESIA OGGI? E Majakovskij rispose così…

Sulle misere “Cinque giornate di Milano”

Lapidazione di cristo per  incidenti a MI

di Ennio Abate

Questa è la mia personale riflessione sui fatti di Milano accaduti il 1° maggio, festa oramai dell’Expo e non più dei lavoratori.  Altri – redattori e collaboratori di Poliscritture – interverranno se e come vorranno. [E. A.]

Siamo sempre alla ripetizione della vecchia storia. I più anziani di noi ricorderanno la teoria delle “due società” di Asor Rosa (circa 1977) che distingueva tra la “sinistra bene” e “gli autonomi cattivi”, ricorderanno le BR, i “compagni che sbagliano”, ecc. Fin quando i pacifisti saranno soltanto e soprattutto pacifisti e i violenti soltanto e soprattutto violenti non se ne uscirà. Non è questione di “ordine pubblico” o di “servizi d’ordine”. È questione di progetto politico che manca. Ci vorrebbe un Lenin capace di pensarne uno riassumibile in una parola d’ordine semplice e chiara, trovando il punto di fusione – fosse pure temporaneo – tra pacifismo attivo e violenza non gratuita o mediatica. Continua la lettura di Sulle misere “Cinque giornate di Milano”

Il braccio destro

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di Rita Simonitto

Quando si svegliò di soprassalto non era del tutto alba. Lo si capiva dalla luce ancora tenue che filtrava dalle stecche della persiana, quell’orologio naturale che, nei molti anni di levate mattutine, aveva imparato a riconoscere. “Saranno le cinque e un quarto”, diceva. Oppure, “saranno le quattro e mezza” a seconda della stagione o dell’ora legale. Così si girava verso la sveglia e, constatando con soddisfazione che il suo orologio interno aveva funzionato a dovere, metteva lo stop alla suoneria ancora prima che si attivasse. Le puntate sull’ora potevano variare mentre, per quanto concerneva i minuti, la sveglia veniva sempre mantenuta sul quarantacinquesimo. Amava la sua precisione e si sentiva orgogliosamente consapevole dell’adeguamento tra il suo sentire e la realtà esterna in quel minuscolo frangente mattutino in cui si apprestava a prepararsi per andare al lavoro.
Ma, quella mattina, ciò che lo aveva fatto svegliare anzitempo era stato un particolare formicolio al braccio destro decisamente accentuato al dito medio e anulare e che non accennava a dissolversi. Non era una esperienza insolita: a volte capitava che una anomala posizione del corpo durante il sonno producesse quell’ assenza di circolazione che rendeva come ‘morta’ e insensibile la parte che veniva interessata. Poi, dopo qualche movimento e stimolazione massaggiando la zona colpita, il tutto riprendeva a funzionare. Invece stava accadendo che quella riabilitazione non sortisse alcun effetto. Continua la lettura di Il braccio destro

Queimada

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di Rita Simonitto

La chiave di lettura di questo racconto sta nel suo titolo “Queimada” (= la bruciata più volte). Accompagnandosi all’esergo, esso introduce ad un discorso che intende essere più socio-politico che sentimentale e nel quale vanno in primo piano gli effetti nefasti della hýbris. La scrittura passa da un andamento lento e analitico ad uno sincopato e violento; precipitando nel finale, viene sottolineato il passaggio ad un quotidiano in cui prevale l’azione e non il pensiero. Il testo fa parte di una raccolta in via di edizione, “Vortici”, in cui l’autrice descrive, in vari racconti/capitoli autonomi, lo svolgersi di processi ‘destinali’, da intendersi però non nei termini dell’ Ananke, cioè della fatalità. Simonitto vuole suggerire che l’essere umano è il più delle volte trascinato da un evento che fa da catalizzatore tra un passato non elaborato ed un presente non comprensibile e in un certo senso ostile. [E.A.] Continua la lettura di Queimada