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Molti (non “tutti”) scrivono, ma perché?

Due domande ad Adriano Barra

 

a cura di Ennio Abate

Riporto da FB spunto e primi commenti per una riflessione sulle cosiddette “scritture di massa” (o poliscritture?). 
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Adriano Barra
Per una – un po’ inquietante, va detto – tendenza alla semplificazione, io, fra i miei rari amici amici elettronici, passo ormai per quello che sostiene che la letteratura è morta. A forza di sentirmelo dire, ho finito per pensare che devo spiegarmi meglio: urge una correzione, ecco. Dunque, quello che penso io non è che la letteratura è morta, ma semmai che è troppo viva, cioè che ce n’è troppa. Tutti scrivono, e, soprattutto, tutti pubblicano, E poi ne parlano, e poi commentano, e poi si lodano, e poi si imbrodano, e poi se ne hanno a male, se qualcuno dice che non gli piace. È un putiferio, un bailamme, un casino infernale. Così, alla fine, viene solo voglia di fare come i giocatori della nazionale tedesca di calcio – vedi foto -, viene voglia di tapparsi la bocca. I giocatori della nazionale tedesca di calcio dicono che l’hanno fatto per protestare contro l’omofobia del paese che ospita i mondiali. Mah. Quando uno sta zitto corre sempre il rischio di essere equivocato. Ma, visto che si è equivocati anche quando si parla, allora meglio risparmiare il fiato. Meglio tacere. Meglio ascoltare, anzi, forse, nemmeno quello. C’è anche da dire che i tedeschi, poi, hanno perso. Ma forse, anche in questo caso, è meglio così: meglio perdere.

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