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Il pensiero creatore, ultima speme

di Franco Nova

Il tramonto rosso acceso
di un occidente protervo,
il grigio teneramente disteso
in un oriente disattento,
suscitano sentimenti d’odio
o puro piegarsi all’abulia.
Voglia d’afferrare l’ignoto
e desiderio di nulla sapere;
sempre in contrasto fra loro,
l’uno non eliminerà l’altro.
La tragedia irrompe da un lato,
dall’altro si spegne nel noioso
ripetersi d’una piatta quiete.
L’Umanità procede comunque
senza nulla capire di dove va,
s’immagina un futuro sublime
e si perde nella ripetizione
d’usuali azioni che crede diverse.
Finirà con sua somma inutilità e
l’Universo non ne avrà sentore.
Né una perdita né un guadagno,
si spegnerà una sola lampadina
fra miliardi che ancora brillano,
uomini presuntuosi e sciocchi
soltanto fili della lampadina.
Mai muteremo l’Universo
per noi solo cielo stellato che
ignora la nostra vanagloria.
Diamoci pure un nido migliore,
ma abbiamo pure il pensiero;
creiamoci un altro mondo,
in cui vivremo sempre
dopo la fine dell’Universo.
Smettiamo di voler cambiare
quello in cui alloggiamo;
la nostra fortuna è pensare
d’essere destinati all’eternità
d’un mondo senza materia,
accolti da deità da noi create.  

Quadro in ricordo del padre

Vincent Van Gogh, Natura morta con Bibbia e candelabro, 1885. Museo Van Gogh di Amsterdam

 

di Rosanna Galbiati

È un quadro strano, forte. Vorrei dire ambizioso. Vi campeggiano solo simboli che hanno una tale pregnanza da racchiudere entrambe le esistenze nella loro individualità e nella loro contrapposizione. È un giudizio lucido, distaccato, sull’esistenza conclusa del padre e insieme uno sguardo preveggente sul futuro del figlio. Continua la lettura di Quadro in ricordo del padre

Siamo tutti in pericolo

di Lorenzo Merlo

Questo articolo di Lorenzo Merlo fa da specchio fedele alle paure e alle incertezze del tempo sospeso e gravido di incubi in cui siamo capitati. Ha echi pasoliniani: la critica al “sistema di educazione che ci divide in soggiogati e soggiogatori”, una nostalgia per le epoche in cui gli uomini non erano “analfabeti in tutte le materie della creazione che si studiano con le mani”, la scelta di “stare con i deboli”. Non cade nella facile visione complottista oggi diffusissima (anche se, qua e là, pare la sfiori). Ci vedo anche un tentativo di distanziarsi criticamente da una realtà indecifrabile e angosciante narrando al passato eventi appena accaduti o che ancora stanno accadendo. Il nucleo emotivo e intellettuale dell’articolo sta nella fila caparbia e lucida dei ‘perché’ e dei ‘vogliamo’ polemici che Merlo accumula. E che chiedono, però, almeno un abbozzo di risposte. [E. A.]

Era lontana la Cina. Arrivavano notizie di qualcosa d’importante. Per fare fronte all’emergenza fermarono la routine della vita nota. Attraverso la tv, prima che spaventoso ed esiziale pareva irreale. Strade vuote, morti, ospedali traboccanti, tutto immobilizzato. L’allarme era mondiale ma tutti stavano a guardare.

Era lontana la Cina.

Finché non si fece sotto e fu vicina come non avremmo mai detto. Ed eccola qui. Era in casa.

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ragazzi d’acqua dolce

di Angelo Australi

Il sasso era rimbalzato ben sette volte a pelo d’acqua, prima di andare sotto. Poco distante un pesce saltò e subito scomparve con in bocca qualche insetto, mentre da un canneto si alzarono in volo una coppia di fringuelli, cinguettando e rincorrendosi fino a che non sparirono nella vegetazione della riva. Spartaco fissò quei saltelli con uno sguardo concitato e pieno di soddisfazione, era stato un lancio perfetto e nessuno dei suoi compagni si sentiva stimolato a tentare di far meglio. Non facile da ripetere nemmeno per lui: un gran colpo di fortuna aver trovato quel ciottolo di uno spessore minimo, affusolato, perfettamente rotondo, e di averlo lanciato istintivamente in un punto ampio del fiume dove l’acqua rifletteva l’ombra di alcune forme astratte di paesaggio nella lucentezza dei colori del cielo fissati in quella superfice statica. Continua la lettura di ragazzi d’acqua dolce

Sul tragico destino del migrante. Una puntualizzazione

DIALOGANDO CON IL TONTO (10)
* Articolo e commenti in evidenza

di Giulio Toffoli

Sul tema delle migrazioni e su come intervenire per governarle e trovare soluzioni  non solo d’emergenza si discute e ci si divide da tempo. Anche qui su Poliscritture ( Cfr. qui e ora qui). Convinto che  ci sia ancora spazio  per il confronto tra posizioni diverse e  persino contrapposte e che da una discussione  portata fino in fondo, chi ad essa partecipa o ne segue l’andamento possa non solo farsi un’idea più chiara del problema ma anche decidere con più consapevolezza che fare (o non fare o lasciar fare), pubblico immediatamente questo nuovo dialogo-replica di Giulio Toffoli. [E. A.]

 

E’ il sabato in cui si conclude la manifestazione delle Mille Miglia, una delle vetrine di questa città. Sono uscito che c’era un debole solicello e ho incontrato il Tonto in piazza duomo; in pochi secondi ha incominciato a piovere e ci siamo trovati zuppi d’acqua. Continua la lettura di Sul tragico destino del migrante. Una puntualizzazione

Vero come la finzione

Simonitto film mela
di Rita Simonitto

 (Stranger than Fiction), di Marc Forster, 2006, USA)

Il film

[Partendo da un film, Rita Simonitto compone un piccolo saggio sulla conoscenza e sul divario – acuitosi nella storia umana – tra conoscenza logico-razionale e intuitivo-immaginifica (o, semplificando, tra bisogno di controllare con metodo la realtà esterna e bisogno di ascoltare le passioni che da quella interna o psichica provengono). Le peripezie di Harold Crick, il personaggio del film, sono le stesse dell’uomo novecentesco alle prese con il «disagio della civiltà» (Freud). Ma quanto le due dimensioni (che poi sono anche quelle del mito o del sogno e della storia) possono gradulamente integrarsi o, come troppo ottimisticamente si tende a dire, armonizzarsi? (E.A.]

Harold Crick, ispettore del servizio fiscale americano, ha una vita metodica scandita dal suo orologio digitale. La sua ossessività lo porta a contare tutto: dal numero dei colpi di spazzolino che dà ai denti, ai passi che compie fino alla fermata dell’autobus addentando la quotidiana mela. Ma un giorno, in bagno, durante i suoi maniacali conteggi, inizia a sentire una voce di donna che racconta momento per momento la sua quotidianità e a volte la anticipa con toni salaci e critici: è come una fastidiosa eco, un fantasmatico ‘specchio vocale’ che ‘riflette’ i suoi pensieri più intimi.
L’irruzione di una realtà ignota, una presenza che solo lui percepisce e di cui non capisce l’origine, lo inquieta al punto che non riesce a mantenere la sua abituale concentrazione, cosa che gli è indispensabile per il tipo di lavoro che fa e che assorbe tutte le sue energie. Continua la lettura di Vero come la finzione