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La visione delle parole

di Alberto Mari

 

Al di là del loro senso illimitato “scritture e realtà” sono termini a volte contrastanti che comunque difficilmente si integrano. Se poi parliamo di fruibilità, per la scrittura, specialmente quella poetica, è notte fonda. Continua la lettura di La visione delle parole

Finché non si consumerà

di Arnaldo Éderle

 

Finché non si consumerà l’anima.
Ci credo? Non so, la speranza però
è tenace e non mi abbandona, forse
me la mangio ogni mattina e
la digerisco subito senza problemi
di stomaco, mi sembra facile
deglutirla e introdurla nel sangue,
ma non so se ci rimanga e se circoli
nel mio povero corpo, però c’è
e ci rimane fino al prossimo rigurgito
fino al prossimo rutto
espulsivo. Continua la lettura di Finché non si consumerà

I limiti del possibile

di Alessandro Scuro

Che meraviglia, per il viandante solitario che si addentra in una foresta intatta e rigogliosa, immergersi nella natura incorrotta, sollecitato dal terreno e dalla cadenza di pensieri cangianti, suggestionato dall’infinita varietà di dettagli e dall’armonia con la quale il paesaggio li combina. Curioso, scopre ad ogni passo uno scorcio ameno, una composizione inedita, vedute sconfinate e zone selvagge, fitte di vegetazione incorrotta. In quello spazio vergine ogni possibilità si estende al suo intorno. Dimentico della propria provenienza, senza meta, vive l’esperienza di una libertà inusitata; primi fra gli uomini contempla, scopre ed inventa il vagabondo perso in territori inesplorati, a contatto con ciò che non ha ancora forma definita né nome. Continua la lettura di I limiti del possibile

Poesie

 

di Franci La Media

 

tavola degli elementi

Cos’è l’uguaglianza maledetta
che l’afferri di sguincio solo quando
la confermi in segni raccattati
nel mercato di nuova autorità. Continua la lettura di Poesie

Il braccio destro

annegamento 2

di Rita Simonitto

Quando si svegliò di soprassalto non era del tutto alba. Lo si capiva dalla luce ancora tenue che filtrava dalle stecche della persiana, quell’orologio naturale che, nei molti anni di levate mattutine, aveva imparato a riconoscere. “Saranno le cinque e un quarto”, diceva. Oppure, “saranno le quattro e mezza” a seconda della stagione o dell’ora legale. Così si girava verso la sveglia e, constatando con soddisfazione che il suo orologio interno aveva funzionato a dovere, metteva lo stop alla suoneria ancora prima che si attivasse. Le puntate sull’ora potevano variare mentre, per quanto concerneva i minuti, la sveglia veniva sempre mantenuta sul quarantacinquesimo. Amava la sua precisione e si sentiva orgogliosamente consapevole dell’adeguamento tra il suo sentire e la realtà esterna in quel minuscolo frangente mattutino in cui si apprestava a prepararsi per andare al lavoro.
Ma, quella mattina, ciò che lo aveva fatto svegliare anzitempo era stato un particolare formicolio al braccio destro decisamente accentuato al dito medio e anulare e che non accennava a dissolversi. Non era una esperienza insolita: a volte capitava che una anomala posizione del corpo durante il sonno producesse quell’ assenza di circolazione che rendeva come ‘morta’ e insensibile la parte che veniva interessata. Poi, dopo qualche movimento e stimolazione massaggiando la zona colpita, il tutto riprendeva a funzionare. Invece stava accadendo che quella riabilitazione non sortisse alcun effetto. Continua la lettura di Il braccio destro